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Rocco, in questa stagione hai avuto l'opportunità di esordire tra i professionisti...
"Sì, dopo tanti sacrifici ce l'ho fatta. Tutto è partito due anni fa quando mi è stata data la possibilità di andare in ritiro con la prima squadra, poi l'anno scorso ho solo disputato alcune partite amichevoli e di Coppa Italia. Finalmente quest'anno mi è stata regalata la possibilità di esordire. Ne approfitto per ringraziare la società, l'allenatore della Beretti Bucchioni e mister Torresani che mi hanno dato questa chance".
Parliamo un po' di te: che tipo di giocatore sei?
"Sono un centrale difensivo, mi reputo un giocatore con molta intelligenza soprattutto nei movimenti e nel senso di posizione. Molti mi dicono che li colpisco soprattutto per la mia eleganza e la mia tranquillità quando ho il pallone. Mi piace essere il leader della difesa e avere la situazione sotto controllo".
Qual è al momento la tua situazione contrattuale?
"Il mio cartellino è stato ceduto dal Parma al Crociati Noceto l'anno scorso, sto aspettando che mi venga proposto un contratto da professionista. Il tutto però è ancora in via di definizione, non so ancora bene quale sarà il mio futuro. Una cosa però è certa: nella prossima stagione ho bisogno di fare un campionato importante dove possa migliorare sotto il punto dell'esperienza relazionandomi con un campionato non facile".
A proposito, come è andata la tua esperienza al Parma?
"I sei anni e mezzo trascorsi a Parma sono stati anni fantastici sia per la mia crescita che per le esperienze vissute. A causa di un piccolo infortunio e di alcune incomprensioni con il tecnico a gennaio dell'ultimo anno ho chiesto di essere ceduto in prestito e sono arrivato a Noceto. Avevo bisogno di riprendere a giocare, altrimenti rischiavo di buttare via un intero anno calcistico.".
Nell'inchiesta sul calcio scommesse si è parlato anche di Crociati Noceto-L'Aquila...
"Sì, ho letto la notizia sui giornali. Se devo dire la mia però penso che il club non sia realmente colpevole. Abbiamo sempre giocato sportivamente. Si tratta solamente di voci relative a quella partita: io non ero presente perchè infortunato ma mi fido dei miei compagni".
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Se, come pare, si siederà sulla panchina della Roma, Luis Enrique porterà con sè anche Joaquin Valdes: come giudichi questa scelta?
“Luis Enrique è stato un eccellente giocatore e in questo momento è considerato da molti uno degli allenatori più promettenti e vincenti del panorama calcistico europeo. Evidentemente ha capito, dalla sua esperienza da calciatore prima e da allenatore oggi, che la mente condiziona le prestazioni sportive al di là della preparazione tecnico-tattica e di quella fisico-atletica. Ha colto l’importanza di allenare anche l’aspetto mentale-motivazionale dei singoli giocatori e dell’intera squadra per raggiungere il successo. Mi sembra logico che abbia deciso di affidarsi ad un professionista anzichè tentare, come fanno in molti, il fai da te”.
Da varie parti hanno scritto che Valdes è uno psicologo…
“Non conosco il suo percorso formativo, non so se è uno psicologo o no. La figura del mental coach è ancora poco diffusa nel nostro paese e immagino che ci sia un po’ di confusione. Quando si parla di un professionista che lavora sull’aspetto mentale è normale pensare a uno psicologo. In realtà esistono psicologi sportivi, mental coach e motivatori. Tre figure che agiscono nella sfera emozionale, ma con strategie operative differenti”.
In casa Roma nutrono però dei dubbi sull’utilità di questa figura, che ne pensi?
“Come tutte le cose che non si conoscono è normale avere qualche perplessità. Credo che l’efficacia possa essere dimostrata solo dai risulati che si ottengono nel tempo, a priori è presto per giudicarne l’utilità. Teniamo presente però che se il tecnico lo ha chiesto evidentemente ha le sue buone ragioni”.
In Italia questa figura si sta diffondendo ultimamente, com’è invece la situazione all’estero?
“In italia c’è ancora molto scetticismo, in moltissimi campionati esteri è una figura ormai consolidata esattamente come quella del preparatore atletico”.
Anche sotto questo aspetto, abbiamo quindi bisogno di adeguarci a tuo parere?
“Credo soprattutto che i calciatori più giovani vivano pressioni e aspettative molto forti. A volte queste pressioni, se non sai come affrontarle, pesano enormemente fino a schiacciarti. Occorre aiutare i giocatori ad approcciarsi serenamente alle sfide che incontrano, con la consapevolezza dei propri mezzi. Solo così i club potranno evitare di bruciare le giovani promesse o di trovarsi in rosa giocatori di prospettiva che non decolano mai. Credo che di esempi, anche in casa nostra, ce ne siano parecchi”.