La
sua lettera, pubblicata in anteprima esclusiva proprio su queste
pagine, ha fatto il giro dello Stivale: da Nord a Sud si è parlato
di Moreno Beretta, 23 anni compiuti lo scorso maggio e tutta una vita ancora davanti a sé. Non un
ragazzo come gli altri però, perché Beretta, dopo essere cresciuto
nel settore giovanile di Virtus Entella e Sampdoria e aver
solcato i campi del calcio professionistico per sei stagioni, ha
deciso di smettere di correre dietro ad un pallone che non
rappresentava più quel sogno che magari da bambino avrebbe voluto diventasse realtà. Ma lui da parte sua non vuole né polemizzare né sfogarsi per una
scelta compiuta con grande consapevolezza, come racconta in
un'intervista esclusiva a Il Solito Calcio: “Ho
maturato questa decisione sul finire della stagione scorsa. A inizio
anno mi ero ripromesso di smettere se avessi visto certi
comportamenti, atteggiamenti e modi d'essere del mondo del calcio.
Purtroppo si è confermato quello che pensavo e io ho mantenuto molto
serenamente la mia linea di pensiero, così ho scelto di smettere. E'
stata una decisione molto ponderata”.
Non
è mancato chi però, direttamente o indirettamente, ha mandato dei
messaggi al classe '93 chiedendogli di ripensarci e tornare sui suoi
passi: “A questi appelli rispondo che sono fermamente convinto
che nella vita bisogna prima di tutto stare bene con se stessi e
avere dei valori umani a livello personale. Non mi toccano queste
parole di chi mi dice di ripensarci, è stata una decisione
totalmente di cuore che mi fa stare bene: non potevo accettare di
vivere in un mondo del genere. Non credo di dover rientrare in un
mondo così. Rimanere nel calcio in un'altra veste? Penso proprio di
no, la mia è stata una scelta molto sentita. Io non stavo più bene
in quel mondo lì, è una cosa personale più che altro e riguarda
tutto quello che c'è nel mondo del calcio”, afferma con
decisione.
Provando
un po' a ripercorrere quella che è stata la sua (purtroppo) breve
carriera da calciatore, l'ex attaccante non nasconde di non avere
ricordi felici di una squadra in particolare di cui ha vestito la
maglia: “Ricordo con piacere alcune persone che ho incontrato
nel mio cammino. Voglio citare Mauro Doimi, Amedeo Baldari e Umberto
Borino dello staff medico della Sampdoria, persone che mi hanno
seguito nel periodo del mio infortunio e mi hanno aiutato più di
tutti nella mia esperienza calcistica a livello fisico ma anche
umano. Quindi ci sono delle persone che rappresentano una parte
positiva della mia esperienza nel mondo del calcio ma, se dovessi
parlare bene a livello di ambiente, non ci riuscirei. Se esiste il
calcio pulito in Italia? No, non esiste. O almeno nella mia
esperienza non l'ho mai incontrato e non è mai esistito”. La
domanda sorge spontanea: esisterà oppure no?
E'
inutile nascondere però che la società che ha rappresentato il
punto più alto del suo percorso è stata proprio la Sampdoria, con
cui Beretta non è riuscito a stabilire un feeling particolare e non
ne fa mistero: “Ci sono state due Sampdoria, due ere: una quando
sono arrivato e una quando sono andato via, nel mezzo sono cambiate
alcune cose e anche certi interpreti. Dell'ultima Sampdoria, della
società odierna, quella che ho vissuto, io non posso parlare bene:
non sono stati mai presenti, non hanno mai avuto interesse nel
tracciare un percorso comune con me e con altri ragazzi. Questo è il
difetto maggiore che hanno mostrato, nonostante una Primavera formata
da giovani di qualità come lo stesso Icardi, Zaza, Rizzo e tanti
altri. Non sono stati in grado di sfruttare tutte le potenzialità di
noi giovani e un motivo c'è, mettiamola così”. Proprio ai
tempi della Primavera della Samp, il ventitreenne faceva coppia con
un certo Mauro Icardi, non esattamente uno qualsiasi: “Mauro si
merita assolutamente di stare lì dov'è ora a mio parere. Ancora
oggi lo guardo giocare molto volentieri, mi fa veramente piacere che
sia lì e che sia riuscito a realizzare il suo sogno, se lo merita.
Lui non rientra assolutamente nella categoria di persone a cui facevo
riferimento nella mia lettera. Anzi, ripeto, mi fa piacere che lui
sia lì, mi ha fatto piacere averlo conosciuto e aver giocato con
lui. Non ho dispiacere per il fatto di non esserci io ma lui sì”.
E dalla sua voce traspare la sincerità dietro a queste parole.
Tanti
anni nella Sampdoria ma anche tanti anni in Lega Pro, trascorsi fra
Portogruaro, Virtus Entella, Paganese, San Marino, Pisa e Mantova:
“Il più grande problema è la
disorganizzazione totale che regna in questa categoria -
sostiene, riprendendo i temi toccati nella lettera -. Una
disorganizzazione dovuta al fatto che chi comanda non è all'altezza
di comandare, non è pronto e non ha gli strumenti per farlo e,
logicamente, finisce per sbagliare. Se viene permesso questo, è
normale che le cose vadano male. Forse ci vorrebbe più controllo in
partenza su chi comanderà e avrà potere in un club”.
Sono
passati due mesi da quando ha firmato la rescissione di contratto con
il Mantova: cosa ha fatto nel frattempo prima di scrivere e rendere
pubblico il testo che ha suscitato tanto interesse negli ultimi
giorni? “Niente di
particolare. Ho deciso di smettere e quindi ho rescisso il contratto
di un anno che mi era rimasto con il Mantova. Questo per dire che, se
avessi voluto, avrei avuto la possibilità di riprovarci. Adesso mi
sto guardando intorno per capire in che ambito iniziare a lavorare,
non avevo già una cosa pronta da fare”.
Infine Beretta, dalla sua Deiva Marina che da anni non aveva potuto
godersi per tutto questo tempo di fila, manda un messaggio a tutti i
giovani che hanno intrapreso la strada, tutta in salita, che
attraversa il mondo del calcio: “Come
ho detto a tanti ragazzi che mi hanno scritto, perché per fortuna
sono rimasto in buoni rapporti con tanti, mi limito a questo: nella
vita bisogna stare bene e fare scelte che fanno bene con se stessi.
Quindi se fa stare bene rimanere nel mondo del calcio, è giusto
essere il primo guerriero che combatte contro ogni cosa. Se e quando,
invece, non fa stare bene, allora bisogna avere rispetto per se
stessi e dire basta”.
Moreno Beretta ha detto basta, noi gli diciamo: in bocca al lupo
Moreno!
Luca Iannone