Settembre scorso è
stato un mese nero per l’immagine del calcio italiano. L’eco
delle parole di Filippo Cardelli
e di Moreno Beretta
non si è ancora spenta. Il 18enne difensore della Lazio Primavera e
il 23enne attaccante ex Sampdoria hanno deciso di lasciare il calcio
e di farlo, non senza ragione, denunciando alcuni dei mali di questo
mondo. Sono inquantificabili i ragazzi che in passato hanno compiuto
la stessa identica scelta, pur avendo le possibilità e le capacità
di proseguire la propria, ancora acerba, carriera da calciatore. Uno
di questi è Ignazio Gattuso, ex
trequartista, sette anni nel settore giovanile del Palermo.
Era luglio 2011 quando, dopo aver fatto tutta la trafila nelle
giovanili rosanero, quando il classe ’92 lasciò la sua città per
effettuare un periodo di prova co i belgi del Lierse:
"Quell'estate segnó per me la fine di un percorso. In Belgio
non andò benissimo e, senza avvertire il mio procuratore di allora,
decisi di tornare in Italia, dove pochi mesi prima
avevo rifiutato di firmare il pre-contratto con
il Palermo -
ricorda Gattuso -. Era già fine agosto e le prospettive
che mi si aprivano di fronte
non erano quelle da me auspicate. Arrivarono
diverse offerte provenienti da squadre di Lega
Pro, ma le mie ambizioni
erano altre. Penso che una delle caratteristiche che mi ha sempre
contraddistinto, sia quella
di non scendere a compromessi con nessuno e,
probabilmente, questa mia
qualità, in un mondo sporco come quello del calcio,
pieno di gente falsa, truffaldina
e senza scrupoli, mi è costata cara".
Eppure in
quell’ultima stagione con la Primavera siciliana fece vedere ottime
cose e si mise in mostra, tanto da guadagnarsi la considerazione di
Delio Rossi,
che lo faceva spesso allenare con la prima squadra e lo convocò
addirittura per una trasferta di Europa League (a Losanna). Ma ciò
non bastò affinché le strade non si dividessero. E da parte sua
Gattuso, intervistato in esclusiva per IlSolito Calcio, confessa di non
avere nostalgia di quel periodo: "Sarò
sincero: della società del Palermo ho un bruttissimo
ricordo. Premettendo che l'amore che provo verso la città e verso
quei colori, tutt'ora, è immenso, non posso negare però che
la mia esperienza sia stata fortemente negativa. Durante la mia
trafila nel settore giovanile ho avuto degli allenatori che degli
educatori avevano ben poco. E
io ritengo che dagli 11 ai 15 anni i
tecnici debbano essere soprattutto dei bravi ‘maestri’
di vita. Poi, purtroppo,
ho letto spesso sui
giornali di come la malavita trovi
in Italia terreno fertile nel
settore calcistico. Il calcio
viene infatti
considerato l'unica via di emancipazione da tante
persone che vivono nel
bisogno e nell'ignoranza. Il mondo del calcio mi ha formato però
caratterialmente e ha contribuito alla mia crescita umana. Se dovessi
tornare indietro, però,
ascolterei i miei genitori e non andrei a giocare nel settore
giovanile del Palermo calcio di allora",
ammette.
Nonostante tutto
questo il ventiquattrenne è rimasto comunque legato a diversi suoi
ex compagni di squadra, alcuni ancora oggi calciatori ed altri no:
"Del mondo del calcio sono rimasto in contatto con tanti
ragazzi per bene,
c'erano anche quelli ovviamente.
Con loro mi sento ancora
oggi. Sono dispiaciuto per tutti coloro che,
come me, sono
stati schiacciati da un sistema corrotto e che
oggi non giocano più oppure
si ritrovano a giocare in categorie
che non gli appartengono”. Un
nome su tutti: “Se devo fare un appunto positivo per un
ragazzo con cui ho condiviso tutta la trafila del settore giovanile e
che seguo sempre con interesse, lo faccio
per Francesco Ardizzone. Lui
è uno di quelli caparbi che ha saputo andare oltre le tante
difficoltà e oggi si ritrova a giocare
meritatamente in Serie
B con la Pro Vercelli".
Torniamo al 2011:
Ignazio non perde tempo e decide di iniziare il percorso
universitario, sempre a Palermo. Si laurea in
‘Scienze della comunicazione’ con 110 e lode e si trasferisce a
Roma. Nella capitale si iscrive all'università La Sapienza,
dove, tra le altre cose, ha anche vinto una borsa di studio. Ora sta
per laurearsi in ‘Organizzazione e marketing per
la comunicazione d’impresa’ (la seduta di laurea è fissata
tra 12 giorni e il 110 è già assicurato).
Nel frattempo si è dedicato anche alla politica fondando un nuovo
movimento civico, Lideanuova, e all'organizzazione di eventi come
seminari e convegni a sfondo culturale e politico.
Insomma, si è dato parecchio da fare. E i sette anni passati ad
inseguire un pallone non sono stati inutili: "Sicuramente,
come dicevo prima, il calcio
mi ha dato tanto sotto il profilo umano. Sono dell'idea che chi
cresce in quell'ambiente è davvero preparato ad affrontare tante
ingiustizie. Ecco, io ritengo che in tutti i settori in Italia vi sia
bisogno di una rivoluzione culturale.
Bisognerebbe mettere al primo posto la meritocrazia e
cercare di combattere fenomeni che rallentano la crescita del Paese
come corruzione e clientelismi. Il calcio in particolare, come
apprendo sempre dai giornali dalle varie inchieste tra cui quella
relativa al calcioscommesse, penso sia uno dei settori
più inquinati. D'altronde,
quando girano tanti soldi e ci sono in ballo tanti interessi e i
controlli sono pochi, non
può che essere così", afferma.
Infine, Ignazio Gattuso manda un
messaggio molto chiaro a tutti quei giovani che hanno paura di
abbandonare il calcio perché temono di non trovare fortuna altrove:
"Comprendo benissimo come diventare calciatore sia il sogno
di molti bambini. I calciatori sono dei privilegiati:
hanno fama, successo
e tanti soldi. Però nella vita bisogna sempre camminare a testa
alta. Io,
grazie anche all'apporto dei miei genitori,
ho fatto la scelta di abbandonare quel mondo e in questi cinque anni
ho avuto tante soddisfazioni, tra cui due
lauree col massimo dei voti, la nomina ad assistente universitario
per la materia ‘Teorie e
Tecniche della Comunicazione pubblica’
all'Università di Palermo e la fondazione del movimento ‘Lideanuova’
che mi permette di coltivare l'altra mia grande passione:
la politica. Bisogna avere la capacità di crearsi altre prospettive
di vita e cercare successo altrove, perché da una grande delusione,
a volte, si possono trovare
le forze per raggiungere grandi traguardi, con impegno e soprattutto
onestà". Un messaggio che non si può non condividere.
Luca Iannone
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