Con le pile ricaricate dopo il suo anno
sabbatico, Stefano Cusin è pronto a ripartire nuovamente dal
Golfo Persico. Nella prossima stagione il secondo di Walter Zenga
all'Al Nassr Riyadh e all'Al Nasr Dubai allenerà infatti negli
Emirati Arabi. Sarà alla guida dell'Al Fujairah, che dal 2007
manca dalla UAE Pro-League (la massima divisione del campionato
locale). Ma Cusin è deciso a riportare la sua nuova squadra ad alti
livelli dopo tanti anni. Lo ho intervistato in esclusiva
Quanto è stato difficile restare
lontano dai campi di gioco per tutti questi mesi?
«Non tanto, se devo essere sincero.
Soprattutto perché ho firmato il contratto a gennaio e, da quel
momento fino ad oggi, ho fatto da direttore tecnico, essendo spesso
impegnato sul luogo. I primi sei mesi, invece, li ho vissuti come un
periodo di studio; ho avuto l'occasione di andare a Madrid ad
osservare da vicino il lavoro di Mourinho e ho seguito l'operato di
Montella alla Fiorentina. E' stato un periodo importante per la mia
preparazione».
Come e quando è nata questa nuova
opportunità?
«Già l'anno scorso, quando
lavoravo con Walter (Zenga, ndr), avevo preso la decisione di
ricominciare a lavorare da solo perché avevo voglia di mettere in
pratica le mie idee. In quel periodo sono stato contattato da un
agente che mi ha messo in contatto con lo sceicco proprietario
dell'Al Fujairah. Siamo
stati vicinissimi a trovare un accordo, poi per una
serie di motivo non lo abbiamo trovato trovato anche se da parte mia
c'era tutto l'interesse a intraprendere questa nuova avventura. Non
se ne è fatto niente la scorsa estate però, quando mi hanno
richiamato a gennaio, ho deciso di firmare».
Quali sono quindi le prospettive per
questa stagione?
«L'obiettivo è uno solo: vincere
il campionato. Mi hanno ingaggiato per questo motivo e io voglio
ripagare la fiducia riposta in me. In questi tre anni come vice di
Zenga sono cresciuto molto e nella mia testa è molto chiaro cosa
bisogna fare per riuscire a vincere. Come tutti i miei colleghi sono
un allenatore molto ambizioso, la difficoltà sta nell'incontrare la
società giusta al momento giusto. Vincere è difficile in qualsiasi
campionato e in qualsiasi paese, ma sulla carta questa è la società
giusta per me e io l'allenatore giusto per loro. Ormai conosco molto
bene loro mentalità e quindi parto avvantaggiato».
Quale linea di mercato avete seguito
e state seguendo per centrare la promozione?
«Sicuramente c'era bisogno di
riorganizzare questa squadra e renderla maggiormente competitiva.
L'idea primaria era quella di dare un ordine, perché a me non piace
lavorare con un gruppo di 27-28 giocatori. Volevo mettere nero su
bianco la situazione di ognuno dei giocatori. Preferisco averne a
disposizione 21 più 4-5 provenienti dal settore giovanile per
inserirli di volta in volta in prima squadra. Ho deciso di aggiungere
all'organico cinque giocatori dell'under 19, che quest'anno ha
raggiunto la finale nazionale di categoria. A me piace lavorare coi
giovani ed è giusto dargli la possibilità di mettere in mostra le
loro qualità».
Intanto svolgerete il ritiro estivo
in Italia.
«Inizieremo gli allenamenti 15
luglio con un primo periodo di preparazione a Fujairah. Il 10 inizia
il Ramadan e gli atleti digiunano per quasi tutto il giorno, quindi
ho in programma un solo allenamento di sera dato che non è possibile
svolgere una doppia seduta di allenamento. Dall'11 agosto, invece,
saremo in Italia. In un primo momento resteremo per due settimane a
Norcia, poi ci trasferiremo a Roma prima di rientrare negli Emirati.
Ho scelto di fare così perché il nostro primo impegno sarà il 7
settembre in coppa e farà molto caldo; non possiamo passare dalla
montagna al caldo senza una tappa intermedia».
Ma la rivedremo mai nel nostro
campionato?
«Bisogna essere onesti. Ci sono
molti tecnici che risponderebbero di no e che preferirebbero stare
all'estero. Per quanto mi riguarda, se trovassi un progetto serio, è
ovvio che ritornerei in Italia. Al momento, però, le proposte che ho
ricevuto dall'Italia non prevedono un programma, ma piuttosto una
gestione temporanea. Questo non significa far parte di un progetto e
cercare di far crescere una squadra. Ci sono persone che mi chiamano
e mi cercano, ma non è questo il calcio che io ho in mente. Mi
diverto più all'estero dove è più stimolante lavorare, ma se in
futuro arrivasse un'offerta interessante dall'Italia la valuterei.
Per il momento mi diverto all'estero perché c'è l'idea di poter
sviluppare un progetto e soprattutto c'è entusiasmo. Sarebbe più
difficile accettare di andare ad allenare magari in Lega Pro senza un
progetto e con compromessi in partenza. Questo è il motivo per cui
non vedo un mio rientro immediato in Italia».
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