Il suo nome è Roberto Civitarese ed è
ormai noto in tutto il panorama del calcio italiano; ma lui di
professione non è né un calciatore, né un allenatore, né un dirigente,
né un agente: lui è un mental coach. Che cosa significa? Abbiamo posto questa domanda allo stesso Civitarese.
Roberto, puoi spiegarci esattamente in cosa consiste il tuo lavoro?
“Il mio lavoro consiste sostanzialmente in un allenamento mentale che l'atleta professionista deve apprendere nel suo percorso di crescita e miglioramento e lo scopo di questo allenamento è ottenere il meglio da sé stessi e di conseguenza dalle sue prestazioni sportive. Consiste anche nel trovare le motivazioni, raggiungere la giusta concentrazione, prima di una prestazione e poi serve anche dopo, nel registrare alcune situazioni sia positive sia negative che avvengono in una certa gara”.
Come la tua attività viene adattata agli sportivi delle diverse discipline?
“Quando ho iniziato la mia attività avevo inteso di svolgerla come coaching sportivo a 360 gradi e quindi svolgevo l'attività con diversi atleti. Ho iniziato allenando mentalmente un nuotatore, poi due motociclisti di moto cross, una pattinatrice e altri sportivi che praticano golf e tennis. La differenza principale è tra sport individuali e sport di squadra, ma il funzionamento della produzione di un modello è adattabile a qualsiasi tipo di disciplina sportiva. Poi io ho scelto per passione di attuare questo modello alle dinamiche del calcio, per una serie di ragioni. Mi sono accorto che il calcio vive pressioni molto più forti, attese più pressanti, tempi più forti e ho quindi pensato che il mio lavoro potesse essere più utile in questo campo”.
Si parla tanto di mentalizzazione e di mentalizzare: ma cosa significa?
“Sono due termini che ha usato per primo Walter Zenga quando è stato allenatore del Catania prima e del Palermo dopo. Lui intendeva dire che i giocatori devono tener conto anche della questione mentale, devono restare concentrati o, come uso dire io, focalizzati su determinati aspetti che possono permettere di migliorare le prestazioni e ottenere dei risultati positivi. Poi sono diventate parole di uso comune, ma credo che il significato sia riconducibile a questo. La traduzione potrebbe essere: utilizzare al meglio le risorse mentali”.
Il tuo libro 'Gioco di Testa' ha riscosso molto successo, segno che l'argomento interessa sempre di più...
“Il merito del successo è legato sì all'argomento ma anche al fatto che non esiste moltissima offerta sul mercato. Ci sono tanti manuali, tanti libri sullo sviluppo personale e sull'approccio mentale. Questo libro, però, è specifico per il calciatore; qualcuno l'ha definito 'manuale del calciatore'. Credo proprio che il successo derivi anche dal taglio molto specifico legato al gioco del calcio”.
Come mai il mental coaching si sta diffondendo e sviluppando soltanto in questi anni?
“Credo proprio per la difficoltà che ho riscontrato e riscontro tutt'oggi nel far accettare al sistema calcio che si tratta di un nervo scoperto, è un'area dove c'è poco approfondimento e viene lasciata alla gestione dell'allenatore, del dirigente o dello stesso calciatore. E' stato il mondo del calcio a rifiutare questa figura per moltissimo tempo. Oggi, invece, l'accettazione è diversa e qualche spiraglio c'è”.
Per il 2 giugno hai organizzato a Bologna una giornata di formazione per gli allenatori di calcio...
“Mi sono accorto in questi anni e, soprattutto in questa stagione, che sempre più tecnici vengono esonerati; quest'anno c'è stato il record di avvicendamenti in panchina tra Serie A e B. Ho pensato che uno degli aspetti più complessi sia quello della gestione del gruppo e del proprio lavoro rispetto ai risultati, alla squadra, alla società e alla tifoseria. Credo che l'aspetto mentale della gestione corretta del proprio stato d'animo e della comunicazione nei confronti di tutti gli addetti ai lavori, possa fare la differenza. In questo seminario della durata di un giorno io voglio consegnare nelle mani degli allenatori qualche strumento da usare nel lavoro quotidiano, nel rapporto con giocatori, dirigenti, tifosi e giornalisti. Per maggiori informazioni e dettagli visitate il mio sito robertocivitarese.it”.
Luca Iannone per OggiNotizie.it
Roberto, puoi spiegarci esattamente in cosa consiste il tuo lavoro?
“Il mio lavoro consiste sostanzialmente in un allenamento mentale che l'atleta professionista deve apprendere nel suo percorso di crescita e miglioramento e lo scopo di questo allenamento è ottenere il meglio da sé stessi e di conseguenza dalle sue prestazioni sportive. Consiste anche nel trovare le motivazioni, raggiungere la giusta concentrazione, prima di una prestazione e poi serve anche dopo, nel registrare alcune situazioni sia positive sia negative che avvengono in una certa gara”.
Come la tua attività viene adattata agli sportivi delle diverse discipline?
“Quando ho iniziato la mia attività avevo inteso di svolgerla come coaching sportivo a 360 gradi e quindi svolgevo l'attività con diversi atleti. Ho iniziato allenando mentalmente un nuotatore, poi due motociclisti di moto cross, una pattinatrice e altri sportivi che praticano golf e tennis. La differenza principale è tra sport individuali e sport di squadra, ma il funzionamento della produzione di un modello è adattabile a qualsiasi tipo di disciplina sportiva. Poi io ho scelto per passione di attuare questo modello alle dinamiche del calcio, per una serie di ragioni. Mi sono accorto che il calcio vive pressioni molto più forti, attese più pressanti, tempi più forti e ho quindi pensato che il mio lavoro potesse essere più utile in questo campo”.
Si parla tanto di mentalizzazione e di mentalizzare: ma cosa significa?
“Sono due termini che ha usato per primo Walter Zenga quando è stato allenatore del Catania prima e del Palermo dopo. Lui intendeva dire che i giocatori devono tener conto anche della questione mentale, devono restare concentrati o, come uso dire io, focalizzati su determinati aspetti che possono permettere di migliorare le prestazioni e ottenere dei risultati positivi. Poi sono diventate parole di uso comune, ma credo che il significato sia riconducibile a questo. La traduzione potrebbe essere: utilizzare al meglio le risorse mentali”.
Il tuo libro 'Gioco di Testa' ha riscosso molto successo, segno che l'argomento interessa sempre di più...
“Il merito del successo è legato sì all'argomento ma anche al fatto che non esiste moltissima offerta sul mercato. Ci sono tanti manuali, tanti libri sullo sviluppo personale e sull'approccio mentale. Questo libro, però, è specifico per il calciatore; qualcuno l'ha definito 'manuale del calciatore'. Credo proprio che il successo derivi anche dal taglio molto specifico legato al gioco del calcio”.
Come mai il mental coaching si sta diffondendo e sviluppando soltanto in questi anni?
“Credo proprio per la difficoltà che ho riscontrato e riscontro tutt'oggi nel far accettare al sistema calcio che si tratta di un nervo scoperto, è un'area dove c'è poco approfondimento e viene lasciata alla gestione dell'allenatore, del dirigente o dello stesso calciatore. E' stato il mondo del calcio a rifiutare questa figura per moltissimo tempo. Oggi, invece, l'accettazione è diversa e qualche spiraglio c'è”.
Per il 2 giugno hai organizzato a Bologna una giornata di formazione per gli allenatori di calcio...
“Mi sono accorto in questi anni e, soprattutto in questa stagione, che sempre più tecnici vengono esonerati; quest'anno c'è stato il record di avvicendamenti in panchina tra Serie A e B. Ho pensato che uno degli aspetti più complessi sia quello della gestione del gruppo e del proprio lavoro rispetto ai risultati, alla squadra, alla società e alla tifoseria. Credo che l'aspetto mentale della gestione corretta del proprio stato d'animo e della comunicazione nei confronti di tutti gli addetti ai lavori, possa fare la differenza. In questo seminario della durata di un giorno io voglio consegnare nelle mani degli allenatori qualche strumento da usare nel lavoro quotidiano, nel rapporto con giocatori, dirigenti, tifosi e giornalisti. Per maggiori informazioni e dettagli visitate il mio sito robertocivitarese.it”.
Luca Iannone per OggiNotizie.it
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