Lunedì è arrivata la firma tanto
attesa, dopo una negoziazione che a tratti sembrava potesse non
andare in porto. Ma alla fine, Birkir Bjarnason è
diventato un nuovo giocatore della Sampdoria. Il
centrocampista islandese è stato prelevato dal Pescara con la
formula della comproprietà e, dopo gli impegni con la sua nazionale,
sbarcherà a Bogliasco per sostenere i primi allenamenti sotto la
guida di Delio Rossi. Per conoscere meglio il neo acquisto e saperne
di più sulla trattativa che lo ha portato alla Samp, ho intervistato
in esclusiva il procuratore di Bjarnason Stefano Salvini.
Quando è nato l’interesse della
Sampdoria per Bjarnason?
«I primi contatti risalgono ad
aprile scorso. I dirigenti blucerchiati lo avevano già adocchiato
nelle due partite in cui l’avevano affrontato come avversario,
soprattutto a gennaio nonostante la pesante sconfitta del Pescara».
L’interessamento, però, non si è
concretizzato subito...
«E’ vero. Il nodo da sciogliere
inizialmente era relativo al problema di trovare la formula giusta.
Abbiamo aspettato perché non si sapeva ancora se il Pescara avesse
esercitato o meno il diritto di riscatto, quindi si stava valutando
quale pista percorrere. Ad inizio mercato c’era stato un primo
affondo per prenderlo in cambio di Renan e di un conguaglio
economico, però il Pescara ha detto di no a questa prima proposta».
E poi come sono andate le cose?
«La trattativa è stata messa in
standby per valutare eventuali cessioni e per capire se potevano
essere utili o meno alcuni giocatori ritornati alla Samp. Poi,
evidentemente, hanno ritenuto di avere ancora bisogno di un elemento
a centrocampo che conoscesse la Serie A e sono tornati su di lui
negli ultimi 10-15 giorni. L’ipotesi del prestito non era più
possibile perché il Pescara aveva cambiato tipologia di formula per
la cessione; allora abbiamo iniziato a parlare di comproprietà e per
fortuna è andato tutto a buon fine, anche se al penultimo giorno di
mercato. Il Pescara ha cercato di tenerlo fino all’ultimo, ma la
volontà della Sampdoria era ferma e importante. Ma non è stato così
semplice definire il tutto».
Lei e il suo assistito avete mai
avuto il timore che l’affare potesse non andare in porto?
«Ci sono stati momenti in cui il
timore c’era, anche se con la società blucerchiata avevamo già
definito la situazione e trovato un accordo di massima in breve
tempo, nonostante ci fossero in concomitanza offerte concrete come
quella del Sassuolo. La Samp lo voleva e il giocatore voleva la Samp,
ma bisogna comunque stare sempre alle direttive della squadra che
vende».
Cosa ha spinto il giocatore a
preferire la Samp rispetto alle altre squadre interessate?
«Sicuramente la sua paura
principale, dato che è da solo da un anno in Italia, era quella di
ripetere la stagione dell’anno scorso. Il ripetersi dell’esperienza
di Pescara poteva rappresentare una problematica e questo lo ha
indotto a riflettere. Le offerte di Sassuolo e Livorno non le abbiamo
scartate subito, ma abbiamo chiesto tempo e loro, giustamente, hanno
poi virato verso altre soluzioni; l’interesse del Sassuolo era
forte, con Di Francesco che si è mosso in prima persona insieme al
direttore Bonato. Poi è arrivata la Sampdoria e lui ha preferito i
blucerchiati, anche dovendo giocarsi il posto. La sua volontà è
stata decisiva perché, al di là di quello che posso avergli
consigliato io, la decisione ultima spetta al giocatore».
Quella della comproprietà è una
formula che soddisfa tutte le parti in causa?
«La richiesta che mi aveva fatto
Sebastiani, nel caso in cui avessimo trovato una soluzione ideale,
era quella di definire il trasferimento in compartecipazione o a
titolo definitivo. Negli ultimi giorni si è stato a discutere a
lungo su questo bonus che alla fine è stato inserito, ma credo sia
stato un modo per prendere tempo e per cercare un sostituto di
Bjarnason. Il presidente Sebastiani è stato molto corretto, ci aveva
dato la sua parola e l’ha mantenuta».
Come ha scoperto Bjarnason?
«Insieme ai nostri scout, l’avevamo
scoperto in nazionale due anni fa, lo avevamo seguito allo Standard
Liegi e prima ancora nel Viking. Noi seguiamo tanti campionati per
poi cercare di andare a prendere i giocatori che ci interessano.
L’avevamo considerato come un giocatore per una squadra
medio-piccola di Serie A, l’allora ds del Pescara Delli Carri stava
cercando un profilo di questo tipo e gli era piaciuto».
Crede che possa adattarsi bene al
sistema tattico della Samp?
«A mio parere sì, sia come mezzala
sinistra sia in mediana insieme a Obiang o Krsticic ci starebbe molto
bene. Ha caratteristiche di inserimento, corre senza palla, mentre
nella fase difensiva deve migliorare; secondo me, si può adattare
molto bene. Dà sempre il 100%, corre per tutta la partita, uno così
in mezzo al campo penso sia molto importante».
Da non dimenticare che è uno dei
punti fermi della nazionale islandese ed è stato convocato anche per
i prossimi due impegni.
«Assolutamente sì, insieme al
veronese Hallfredsson. Lui ha giocato sempre negli ultimi due anni ed
è sempre stato titolare in svariati ruoli, anche in posizione più
avanzata e si è adattato bene facendo diversi gol. L’Islanda è
una nazionale con diversi giocatori bravi come Sigurdsson».
Forse, però, trascorrere una
settimana in più agli ordini di Rossi gli avrebbe giovato.
«Sarebbe stato utile conoscere,
farsi conoscere e parlare con il mister, ma purtroppo agli impegni
con la nazionale bisogna rispondere sempre. Lui ci tiene molto e
spera di riuscire a contribuire alla qualificazione ai prossimi
Mondiali. Tornerà a Genova giovedì, pronto e arruolabile. Starà
poi a mister Rossi decidere cosa fare, ma senza dubbio troverà un
nuovo soldato pronto e a disposizione della squadra».
L’esordio nel derby potrebbe
essere la ciliegina sulla torta?
«Se giocasse come d’altronde sa
giocare, facendo vedere l’impegno a mille come ha dimostrato l’anno
scorso, non ci potrebbe essere esordio migliore. Soprattutto a
Genova, dove il derby riveste un’importanza fondamentale
nell’economia della stagione. Spero che, se anche non dovesse
essere tenuto in considerazione per la stracittadina, i tifosi
blucerchiati possano capire il reale valore del giocatore e
dell’investimento fatto dalla società».
Come risponde a chi vede in lui il
sostituto di Poli?
«Possono avere caratteristiche
simili. Forse vedo Bjarnason, dal punto di vista dell’impegno
agonistico, leggermente superiore, ma solo perché, come ho detto
prima, si impegna fino al novantesimo. Con questo non voglio dire che
Poli non lo faccia, però Bjarnason corre e va a recuperar palloni
dal primo all’ultimo minuto. Credo che questo sia molto importante.
Al primo anno in Serie A ha segnato due gol che non rappresentano uno
score eccezionale, ma sulla carta si tratta di un ottimo innesto che
va a colmare la lacuna causata dall’uscita di Poli».
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