La GGXX International
Scouting & Management è una delle tante agenzie in Italia che si
occupano di scoprire e poi seguire calciatori professionisti. Le
differenze con le altre agenzie sono però tante e Edoardo Giusti, fondatore di questa società, ha scelto questi microfoni per approfondire la questione. Giusti, agente FIFA, si è anche
soffermato a parlare di due giovani talenti che si avvalgono dei servizi
della sua agenzia: Melkamu Taufer, centrocampista classe '98 dell'Inter, e Matteo Malagoli, estremo difensore classe '96 del Bologna.
La vostra agenzia si chiama GGXX
International Scouting & Management, ma spesso lo scouting e il
management non vanno di pari passo...
“Sono due componenti fondamentali del
calcio e del mercato di oggi. Un buon management deve essere preceduto
da un ottimo scouting. Il primo requisito per essere una buona agenzia e
un buono agente è quello di avere occhio, andare sui campi e fare
scelte sui giovani di prospettiva presi in esame. La nostra vocazione è
confermata dalla struttura che abbiamo e nasce proprio da questo. Il
nostro fare scouting è improntato su quei giovani che io e la mia
agenzia andiamo a scoprire”.
Ci puoi descrivere a grandi linee il vostro modus operandi?
“Il nostro è un progetto importante a
medio-lungo termine che parte dai giovani. Possediamo una struttura con
ramificazioni e collaborazioni su tutto il territorio. Visioniamo
partite a partire dalla categoria Giovanissimi Nazionali fino alla
Primavera per scoprire nuovi interessanti talenti e, successivamente,
farli entrare nella nostra agenzia. Puntiamo molto sulla qualità, pur
essendo attenti a tutti gli aspetti. Inoltre prediligiamo chi è già
stato frutto di una selezione da parte della società di appartenenza. La
nostra idea è quella di prendere giocatori già inseriti in contesti di
livello, cercando di assisterli e di condurli il più in alto possibile.
Noi abbiamo un ruolo di assistenza, di consiglio e di fiducia, ma è il
giocatore ad essere artefice del proprio destino”.
Qual è invece la tua idea sul ruolo dell'agente FIFA?
“Questo è un tema molto interessante.
Quando nel 2006 abbiamo dato vita alla GGXX, volevamo dare una risposta
moderna a tutto il mondo del calcio. Al giorno d'oggi non è più il
singolo agente ad operare ma un'agenzia strutturata come la nostra,
ovvero con due elementi distintivi: forte organizzazione e dimensione
internazionale. Il calcio è sempre più globale e bisogna essere pronti a
offrire certi tipi di opportunità. Noi, per esempio, abbiamo
intermediari che lavorano in aree calcisticamente importanti in tutto il
mondo. Questa è una politica che ho da sempre portato avanti in prima
persona. Abbiamo appreso dal mondo dello sport anglo-sassone. In
Inghilterra così come negli Stati Uniti si punta a massimizzare il
potenziale di un atleta, non solo nel calcio ma anche in altri sport.
Questo è il punto focale, in Italia pochi agiscono in questo modo mentre
noi siamo partiti fin dall'inizio con questa impostazione. La nostra
idea è quella di curare l'atleta a 360 gradi; la stiamo cercando di
portare in Italia non senza difficoltà”.
Che tipo di difficoltà?
“Il nostro è un paese dove non vige
la meritocrazia. Per esemplificare la situazione rubo un termine alla
politica, quello di peggiocrazia. La considerazione viene data non in
base a reali capacità ma sempre più spesso in base a relazioni, amicizie
o al passato che uno ha avuto e nel calcio tutto questo è amplificato
rendendolo un settore privo di meritocrazia. La nostra idea
professionale viene quindi recepita molto più difficilmente, in Italia
l'opinione pubblica e l'ambiente in generale non vedono di buon occhio
tutto ciò. Noi, invece, consideriamo tutti i club alla pari e ragioniamo
in base alla convenienza dei nostri giocatori. Siamo liberi,
indipendenti e gestiamo ogni giocatore senza alcun tipo di
condizionamento”.
In passato si è parlato anche di abolire l'albo degli agenti FIFA...
“Due anni fa sembrava che nel giro di
pochi mesi questo nuovo provvedimento rivoluzionario fosse realtà. Al
momento, invece, la cosa è ferma. La mia posizione comunque è sempre
stata chiara fin dall'inizio: sono favorevole perché nel mercato devono
esserci libertà e pari opportunità. E' evidente che chi possiede una
licenza regolare ottenuta attraverso un esame molto restrittivo ha un
quid in più da esibire nel proprio curriculum. Bisogna stare attenti ad
una deregolamentazione eccessiva, ma servono poche regole che però
devono essere rispettate. Oggi invece ci sono tante regole che non
vengono sempre rispettate”.
Da poco il vostro fiore all'occhiello è diventato Mel Taufer. Ci racconti qualcosa su di lui?
“L'acquisizione della sua
rappresentanza è avvenuta grazie a Fabio Arioli, nostro referente per la
Lombardia. Ci tengo a sottolinearlo perché il suo lavoro è stato
preziosissimo ed è la dimostrazione che lavorare come un equipe
funziona. Lo abbiamo notato l'anno scorso, quando militava nei
Giovanissimi Nazionali dell'Inter con un anno di anticipo rispetto ai
compagni. Nel tempo si è creato un rapporto di fiducia e sintonia
reciproca col ragazzo e con la sua famiglia. Noi siamo contentissimi di
poterlo rappresentare, si tratta di un giocatore di grande prospettiva.
E' ancora giovane e ora deve pensare a studiare, alla sua vita, a dare
il massimo e a vivere giorno per giorno. Nell'ambiente del calcio si fa
presto a passare dalle stelle alle stalle, ma un giovane con qualità
importanti deve mantenere profilo basso e piedi per terra. Inoltre lui
ha la fortuna di giocare in una grande società come l'Inter che punta
molto su di lui e siamo contenti di questo. E' il leader e capitano
della sua squadra, è l'ambiente ideale per crescere e fare bene. Vedo
suoi coetanei sottoposti troppo all'attenzione dei media e questo è
assolutamente negativo. Va bene parlare di questi ragazzi, ma è giusto
rimanere coi piedi per terra”.
Taufer è stato definito un 'tuttocampista'...
“E' stato definito così dagli addetti
ai lavori perché è un ragazzo che possiede la capacità di ricoprire più
ruoli. Infatti, può essere impiegato in tutti i ruoli di centrocampo:
da esterno, da mezzala, da playmaker e anche da trequartista. Ha il
piede e la visione di gioco per fare il regista, ma anche il cambio di
passo. Tutte queste doti messe insieme lo rendono un giocatore che può
ben figurare in qualsiasi collocazione tattica a centrocampo e lui è
bravo ad adattarsi con grande naturalezza. Mel Taufer è nato per giocare
calcio”.
Un altro giovane emergente è Matteo Malagoli.
“Si tratta di un ragazzo che ha fatto
benissimo tutta la trafila delle giovanili del Bologna, giocando sempre
come titolare. L'anno scorso negli Allievi Nazionali ha disputato una
stagione importante, con una costanza di rendimento veramente
impressionante. Da quest'anno è in Primavera e, pur essendo un '95, è
praticamente titolare. I risultati sono dalla sua parte, quando ha
giocato si è sempre fatto trovare pronto. Malagoli fa della costanza di
rendimento e della personalità i suoi punti di forza. Deve crescere come
tutti e non bisogna caricarlo troppo, però ha tutto per poter veramente
giocarsela e dire la sua nel calcio che conta. Possiede le giuste
qualità tecniche e morali per continuare a crescere bene. E non
dimentichiamoci che stiamo parlando di un portiere, un ruolo sempre
delicato”.
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