Dopo le
esperienze alla guida dell'Al-Ain e Al-Nasr,
Walter Zenga è tornato ad allenare negli Emirati
Arabi. Dal 26 ottobre è infatti il nuovo tecnico dell'Al-Jazira e
in questa nuova avventura ha voluto nuovamente al suo fianco Stefano
Cusin, suo vice all'Al Nassr Riyadh prima e all'Al Nasr Dubai
poi. Ho intervistato in
esclusiva Cusin, che ha deciso di lasciare il suo posto da allenatore
all'Al Fujairah per seguire Coach Z ad Abu Dhabi.
A luglio ci raccontava della sua
nuova avventura all'Al Fujairah e ora la ritroviamo all'Al-Jazira.
Cosa è successo nel frattempo?
«All'Al Fujairah avevamo iniziato
bene e fatto un buon lavoro, ottenendo degli ottimi risultati e
dimostrandoci vincenti sul campo. Però io e la società non avevamo
le stesse idee riguardo i giocatori stranieri presi in estate e
c'erano valutazioni diverse. Non c'era condivisione di idee e ho
capito che quello del club non era un programma vincente».
Quando è arrivata la chiamata di
Zenga ha subito detto di sì?
«Mentre allenavo l'Al Fujairah,
Walter era venuto a vedere diverse partite e ci siamo incontrati più
volte. Quando mi ha parlato della trattativa con l'Al-Jazira e mi ha
chiesto di seguirlo non ci ho pensato troppo, perché a me piace
vincere. Non sono stato a pensarci su più di tanto e gli ho dato
immediatamente la mia disponibilità. Poi, una volta che la cosa si è
concretizzata, ho raggiunto l'accordo con l'Al Fujairah per la
rescissione del contratto».
Se ti ha voluto ancora una volta con
sé, significa che conta molto su di lei e sulla sua esperienza...
«Considero Walter prima di tutto un
amico e secondariamente un grande allenatore. Abbiamo lavorato sia in
Arabia Saudita che negli Emirati Arabi facendo bene, forse perché
siamo molto complementari. Mi ha rivoluto con sé perché abbiamo
fatto buone cose insieme e i risultati ci hanno sempre dato ragione;
c'è grande feeling tra noi e ormai ci conosciamo bene, questo è
senza dubbio un vantaggio».
In un'intervista Zenga ha detto che
ha bisogno di collaboratori “con capacità di parlare le lingue”.
«Ha assolutamente ragione. Noi
abbiamo in rosa un giocatore come Barrada (nella scorsa stagione
al Getafe, ndr) che è cresciuto in Francia e parla solo francese.
Sul piano della squadra era rimasto un po' isolato sul piano, ma io
parlo francese e questo è molto importante per comunicare con i
giocatori. Conoscere le lingue è fondamentale in campo».
Che eredità avete raccolto?
«L'Al-Jazira è un grandissimo
club, il più grande dove io abbia mai lavorato. E' una società
molto ben organizzata, ha uno stadio megagalattico e non
dimentichiamoci che il presidente Mansour è anche proprietario del
Manchester City. Nel 2013 la gestione dei precedenti allenatori aveva
evidenziato dei problemi tecnici, noi siamo arrivati trovando una
squadra con tantissimi infortunati, che stanno recuperando, e una
condizione atletica non ottimale. C'è bisogno di ricreare entusiasmo
e di dare il via ad un nuovo progetto, ma la situazione è complessa.
Non è facile perché c'è bisogno di un programma di fondo e ci sono
alcune cose da cambiare; allo stesso momento c'è il problema fisico
da risolvere nel breve periodo e bisogna fare risultato perché la
società si aspetta di vincere. Da quando siamo arrivati non abbiamo
potuto fare affidamento su un giocatore come Valdez che era
infortunato e da poco è tornato ad allenarsi. Non è facile fare
bene in un campionato dove ci sono buone squadre se non si può
contare su tanti titolari».
Come stanno andando le cose da
quando siete arrivati e qual è il vostro obiettivo?
«Le cose stanno andando piuttosto
bene, anche se siamo subentrati il 28 ottobre e due giorni dopo la
squadra doveva scendere in campo, un altro aspetto che va a
complicare le cose. Comunque nella prima partita di campionato
abbiamo pareggiato 2-2 contro Dubai. Successivamente sono stati
convocati quattro giocatori nella nazionale A degli Emirati e cinque
nella nazionale olimpica, quindi non potevamo avere a disposizione
altri giocatori oltre agli infortunati. Nella partita di coppa
abbiamo vinto 3-1 contro l'Al-Ain lanciando ragazzi della formazione
under 19, ma noi avevamo mezza squadra fuori e loro avevamo in campo
giocatori come Asamoah Gyan. In ogni caso l'avvio è stato positivo
ma siamo soltanto all'inizio, perché non è in tre settimane che vai
a risolvere i grandi problemi. La ha bisogno di recuperare diversi
giocatori, di lavorare bene e soprattutto di avere ordine dal punto
di vista fisico. Stiamo lavorando con grande entusiasmo per dare
un'identità a questa squadra e farla ritornare grande. Sabato ci
attende il derby con l'Al Wahda».
Chiudiamo con un commento sulla
rosa, che può vantare alcuni elementi di spicco.
«Abbiamo
l'ex Milan Ricardo Oliveira, il nazionale paraguaiano Nelson Valdez
(ex Werder Brema, Borussia Dortmund, Rubin Kazan e Valencia, ndr)
e il centrocampista coreano Shin Hyung-Min
che nel 2009 ha vinto la Champions League asiatica il Pohang
Steelers, ma anche giovani interessanti e forti come Barrada.
Quest'ultimo è un ragazzo marocchino di 24 anni che nella Liga ha
fatto strabene col Getafe e viene da una stagione importante».
Quindi ci sono tutte le basi per
poter fare bene?
«Stiamo parlando di un top club che
può essere paragonato a Juventus e Milan per struttura della
società, stadio e seguito dei tifosi. E' la prima squadra del Golfo
per importanza e, infatti, tre anni fa ha vinto tutto. Purtroppo nel
frattempo sono andati via alcuni giocatori importanti e bisogna
ricreare i presupposti per un nuovo ciclo vincente. Abbiamo un
contratto fino a giugno 2015, la nostra missione è tornare
competitivi abbastanza velocemente e vincere nel medio periodo,
perché vincere vuol dire programmare».
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