Ho intervistato in esclusiva Lorenzo Catalano,
per circa dieci anni allenatore nel settore giovanile del Bari. Il
figlio dell’indimenticato campione biancorosso Biagio Catalano, dopo
l’addio ai galletti e varie esperienze nelle serie minori, ha deciso di
abbracciare il progetto della World Football Management, in qualità di
assistente tecnico del presidente Fabio Montecalvo.
Mister Catalano, ripercorriamo innanzitutto le varie fasi della sua carriera.
“La
soddisfazione che più mi inorgoglisce è aver avuto a che fare con
calciatori che calcano palcoscenici come la Serie B o che hanno giocato
in Serie A. Il settore giovanile dovrebbe avere come unico obiettivo la
formazione dei giovani calciatori per farli continuare e farli diventare
dei professionisti, se poi arrivano anche i risultati è più di una
soddisfazione. Aver avuto poi la possibilità, nella stagione '98-'99, di
lavorare nello staff tecnico di mister Fascetti al Bari, rappresenta il
fiore all'occhiello della mia carriera. Ma nel 2006 la mia strada e
quella del Bari si divisero. Mi arrivò la chiamata di Roberto Rizzo (secondo di De Canio a Lecce e Genova, ndr),
che conoscevo per averci giocato contro e per aver seguito insieme il
corso di allenatore a Coverciano. Mi chiese di intraprendere con lui
l'avventura al Martina Franca, all'epoca in Serie C1, e io decisi di
seguirlo. La stagione successiva approdai alla Virtus Casarano, sempre
come vice allenatore di Rizzo, dopo di che si interruppe il rapporto, ma
solo dal punto di vista lavorativo. Tutt'oggi ci sentiamo spesso e
siamo grandi amici; ci tengo a dire che Rizzo, oltre a essere una
bravissima persona, è anche un grande intenditore di calcio. Dopo
l'esperienza al Casarano, ho continuato ad allenare nelle serie
dilettanti fino all'anno scorso, quando, con la New Football Academy
Bari, ci siamo qualificati alle Final Six Allievi Dilettanti in
programma a Chianciano Terme. Alla fine ci abbiamo ottenuto il terzo
posto, ma la vera soddisfazione è data dal fatto che cinque ragazzi di
quella squadra sono passati alle giovanili del Bari, tra Allievi
Nazionali e Primavera, mentre il Lecce ha messo gli occhi su altri che
stanno giocando in Eccellenza. Questo sta a significare che,
evidentemente, li abbiamo formati e, ripeto, questo dovrebbe essere
l'obiettivo di ogni settore giovanile”.
Ma non dimentichiamo che nel 2006 è arrivato alla finale scudetto dei Giovanissimi Nazionali con il Bari…
“Quell’anno
arrivammo in finale contro l’Inter dei vari Caldirola, Obi, Destro e
Santon, perdemmo ai rigori. Ricordo che noi passammo in vantaggio, poi
fece gol Destro. Nel primo tempo supplementare andammo sul 2-1 ma, a
dieci minuti dalla, arrivò il pareggio dei nerazzurri. Alla fine la
lotteria dei rigori fu fatale per noi, perché facemmo due gol in meno
dei nerazzurri. Resta però, anche a distanza di anni, la soddisfazione
di essere riusciti a bloccare quella squadra che negli anni successivi
ha poi vinto lo scudetto Allievi e Primavera, un gruppo di tutto
rispetto e formato da calciatori che oggi giocano in grandi squadre”.
Se dovesse citare un paio di nomi altisonanti di giocatori con quali ha lavorato?
“Mi
vengono in mente De Ascentis o Zambrotta. Quest’ultimo nella stagione
1998-99, quando facevo parte dello staff di Fascetti al Bari, e lui
arrivò dal Como. Senza dimenticare che, lo stesso anno, ci fu l'exploit
di Cassano. Proveniva dalla Primavera, così avemmo il privilegio di
poter lavorare con lui e di capire le sue grandissime qualità tecniche”.
A proposito di giovani, si parla da tempo si riforma dei settori giovanili per rilanciare i talentini italiani.
“Credo
che il calcio italiano, a livello di settore giovanile, sia sceso nel
ranking europeo in posizioni che non gli erano mai appartenute. Fino a
qualche anno fa, ricordo i traguardi che l’Italia ha raggiunto con tutte
le nazionali giovanili fino all'Under 21. Credo che abbiamo confuso i
giocatori a livello tattico, formandoli esclusivamente come singoli e
non come come squadra; avendoli formati in linea generale e non nello
specifico, abbiamo creato un po' di confusione in loro. In Serie A
stanno arrivando sempre più stranieri, che però non incidono più di
tanto; tranne qualche top player, non vedo tantissimi stranieri che
riescono a fare la differenza. Ma c’è un altro problema che non ha dato
l’opportunità ai nostri giovani di emergere. A livello di Primavera, ci
sono società che intervengono a tutti gli effetti sul mercato e
costruiscono le squadre per vincere, si preferisce puntare sugli
stranieri a discapito di ragazzi che sono cresciuti nel settore
giovanile della squadra. Un altro errore che commettiamo, è volere
calciatori già pronti e formati a 16 anni, mentre bisognerebbe avere
pazienza e lasciare che questi ragazzi si formino maturando esperienza
negli anni. Credo comunque che l’intero sistema abbia delle pecche e
debba essere rivisto il più presto possibile, ma la colpa non è dei
giovani”.
E adesso sta collaborando con la WFM: come valuta questa nuova esperienza?
“La
collaborazione è nata in questo mio periodo di break. Ho iniziato la
stagione sulla panchina di una squadra in Eccellenza pugliese, ma,
nonostante la squadra fosse al terzo posto in classifica, sono stato
esonerato. Così abbiamo intavolato questo rapporto con Fabio Montecalvo,
che mi ha dato la possibilità di iniziare a vedere tutto il lavoro
svolto dietro le quinte. Essere entrato in questa nuova dimensione non
fa altro che arricchire il mio bagaglio culturale calcistico, è
un’esperienza assolutamente positiva”.
Quale sarà, però, il futuro di Lorenzo Catalano?
“Sono
un uomo di campo e quando mi ritrovo fuori è come stare in apnea. In
questo momento, il mio principale obiettivo è quello di tornare ad
allenare ma, soprattutto, quello di trovare persone che possano
valorizzarmi e che io possa valorizzare a mia volta. Non fa differenza
se a livello di settore giovanile o di prima squadra, perché so come
trattare sia i giovani sia i grandi. Mi auguro solo di ricevere questa
opportunità”.
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