Probabilmente non sono in tanti quelli
che si ricorderanno di Drissa Diarra. Ingaggiato dal Lecce
da giovanissimo, si mise in evidenza nella Primavera di Roberto Rizzo
conquistando quattro trofei e totalizzò complessivamente circa 25
presenze in Serie A e B fra il 2003 e il 2009 (inframezzate da varie
esperienze in prestito). Poi nel 2010 il trasferimento al Bellinzona
e il successivo svincolo un anno più tardi, con il conseguente
approdo all'Honved Budapest. Da allora sono trascorse due
stagioni che hanno visto il centrocampista maliano fra i protagonisti
del sodalizio ungherese, dal quale però andrà via a giugno a causa
della scadenza del suo contratto. Per conoscere meglio Diarra e
capire quali prospettive ha per il futuro, ho contattato in esclusiva il suo procuratore
Pierandrea Casto.
Dottor Casto, tra poco più di un
mese scade il contratto di Diarra e lui si svincolerà.
«Per lui è una grande opportunità
per poter trovare una squadra che si avvicini maggiormente al suo
valore. Drissa ha scelto l'Honved per rilanciarsi e dopo due anni
pensa di poter dare di più in un campionato più prestigioso. Il
fatto che sia extracomunitario non gli consente di tornare dalla
porta principale in Italia, quindi sto cercando una soluzione
all'estero».
Quindi un suo ritorno in Italia è
da escludere a priori?
«Non che lui non possa fare la
differenza, ma è da escludere in quanto le squadre di Serie A
occupano le caselle per gli extracomunitari con giocatori di un certo
livello. Drissa non si è espresso al massimo delle sue potenzialità.
Mi piace paragonarlo a Yaya Touré per come sa interpretare sia la
fase difensiva che quella offensiva. E' forte atleticamente ed è
dotato di un ottimo sinistro; è un calciatore completo, un
centrocampista moderno».
Dove, allora, potremo vedere in
azione Diarra il prossimo anno?
«Abbiamo avuto dei contatti con una
società austriaca, una belga e due svizzere, tutte della massima
serie. Poi ci sono anche ottime prospettive per quanto riguarda la
Ligue 2 francese. Ha mercato, sicuramente troverà squadra in un
campionato importante. Credo che per lui la Francia sia la vetrina
migliore anche con la prospettiva di rientrare nel giro della
nazionale, visto che a diciotto anni era una sicura promessa del
calcio maliano. Una buona offerta dalla serie B francese, se dovesse
arrivare, potrebbe essere una buona soluzione, altrimenti cercheremo
una squadra altrove che gli possa permettere di giocare in un
campionato di prima fascia».
Quanto un giocatore esperto come lui
può essere importante per squadre che lottano per l'Europa?
«Quest'anno ha segnato anche due
gol nelle quattro gare di qualificazione all'Europa League disputate.
La sua esperienza può essere utile soprattutto ad una squadra che
punta a qualificarsi in Europa League o che ci gioca già. Difatti,
una delle squadre che ha chiesto informazioni su di lui è proprio in
lotta per raggiungere questo obiettivo. Oltre ad essere un jolly di
centrocampo, Drissa ha una sua esperienza consolidata».
Il fatto che nelle ultime gare sia
stato impiegato col contagocce, è riconducibile all'ormai prossimo
addio?
«Lui ha deciso di non rinnovare e
l'Honved, che non ha velleità di classifica essendo ormai fuori
dalla lotta per l'Europa League, pensa a fare i propri interessi
testando nuovi elementi in vista della prossima stagione. In genere i
giocatori che non rinnovano vengono messi fuori squadra a novembre
mentre lui ha giocato fino a qualche partite fa. E' uno dei
calciatori più pagati e importanti dell'Honved, ma non rientra più
nel budget del club».
D'altronde per lui il passato parla
chiaro, dato che a scovarlo fu un certo Corvino...
«Sì, peccato che nel Lecce non sia
riuscito ad emergere. Poteva riuscirci nel 2009 quando la squadra era
in Serie B, ma la folta concorrenza nel suo ruolo glielo impedì
(collezionò soltanto una presenza in campionato, ndr). Drissa
arrivò a Lecce quando aveva 16 anni e trovo assurdo questa regola
riguardo gli extracomunitari per coloro che hanno fatto tutta la
trafila nelle giovanili di una squadra italiana. Il nostro campionato
sta calando a livello qualitativo, si riempie di calciatori europei a
basso costo e non si permette di prendere un numero più elevato di
calciatori extracomunitari che invece potrebbero fare la differenza.
E Drissa è uno di questi. Non bisogna credere che mettere questo
tipo di limiti ai giocatori stranieri ostacoli la crescita di quelli
italiani».
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