Lo chiamavano il piccolo
Cassano.
Stefano D’Agostino, genovese doc cresciuto nel
settore giovanile blucerchiato, è reduce da due stagioni sfortunate
in Lega Pro. In questa stagione con il Catanzaro, che detiene metà
del suo cartellino, non è riuscito a mettere in mostra quelle
qualità che avevano portato la
Sampdoria a credere fortemente
in lui. In attesa che le due società si accordino sul suo futuro, il
fantasista classe '92 ha fatto ritorno nella sua città. Lo ho incontrato per un'intervista esclusiva.
Stefano, appena terminato il
campionato sei subito tornato a Genova. Ti mancava?
«Con Genova ho un legame
fortissimo, sono attaccatissimo alla mia città. Quando sono lontano
non provo nostalgia per la città e per la famiglia proprio perché
c'è un legame talmente forte che non ho bisogno di stare qui. Genova
è sempre dentro di me».
E lo hai dimostrato anche
con la maglia dedicata a chi ha perso la vita nella tragedia della
scorsa settimana...
«Esatto, non si trattava di
una cosa calcistica. Lo avevo fatto anche l'anno scorso per i morti a
causa dell'alluvione. Sono sempre vicino alla mia terra».
Com’è andata la tua
stagione a Catanzaro?
«Ero partito benissimo ed
ero ben visto da tutti sin dal ritiro estivo. Ho giocato nelle prime
giornate, poi, dopo la partita con il Frosinone (ad inizio
novembre, ndr), ci sono stati dei dissidi con mister Cozza e così
sono stato messo fuori rosa. Io aspettavo che arrivasse gennaio per
andare a giocare altrove dato che molte squadre, come il Gubbio, si
interessarono a me. Ma il presidente Cosentino e il dg Ortoli, che
stravedono per me, non mi hanno voluto lasciar partire,
considerandomi un giocatore che può arrivare ad alti livelli alti.
Alla fine sono rimasto e ho continuato ad allenarmi fino a domenica,
quando sono sceso in campo nell'ultima giornata a Gubbio».
Ti aspettavi di avere più
spazio in campo?
«Assolutamente sì, ma mi
fa comunque piacere che il Catanzaro abbia deciso di puntare su di me
in questo modo».
A livello personale è stata
comunque un’esperienza che ti ha arricchito?
«Senza dubbio. A livello
calcistico credo di essere pronto per giocare in determinate
categorie, mentre a a livello caratteriale credo di avere ancora
qualcosa da imparare. Questa stagione decisamente inaspettata è
servita tantissimo alla mia crescita. Per quanto riguarda il lato
caratteriale ho ancora un po' di strada da fare».
Anche l’anno scorso, con
la Triestina, non fu un’annata proprio fortunata...
«C'era una situazione
diversa. Anche a Trieste sono partito bene e nella prima parte di
stagione ho giocato. A gennaio, quando la società è fallita, dovevo
tornare alla Sampdoria ma un cavillo legato al contratto non me lo ha
permesso. Così sono stato costretto a fare ritorno alla Triestina,
dove però non ero più ben voluto e fui messo fuori squadra».
In due stagioni in Lega Pro
hai collezionato soltanto 12 presenze. Cosa non è funzionato?
«Ripeto, a livello
caratteriale e di atteggiamento sto migliorando col tempo e sto
diventando un uomo. Una volta che metterò a posto queste due cose,
sono convinto che potrò fare veramente bene. Sicuramente non ho
dimostrato tutto quello che so fare».
Eppure eri considerato un
elemento di spicco delle giovanili blucerchiate...
«E' vero. Nel settore
giovanile della Sampdoria ho trascorso un periodo fantastico ed ero
tenuto in grandissima considerazione, tanto da essere messo sotto
contratto a 17 anni. Poi c'è stata la mia prima esperienza lontano
da Genova in una piazza importante come quella di Trieste. Ma,
nonostante questi anni negativi, sono sicuro che un giorno vestirò
la maglia della Samp».
Quali sono le principali
differenze che hai trovato passando dalla Primavera alla Lega Pro?
«Molti dicono che la Lega
Pro è un campionato più difficile, io dico solamente che è
diverso. Il campionato Primavera è un insieme di tattica, tecnica ed
individualità, mentre in Lega pro vince la squadra più cattiva e
compatta. E' un campionato molto più fisico, ma se sei bravo la
categoria non conta nulla».
Più di una volta sei stato
paragonato ad Antonio Cassano. Ti rivedi in lui?
«Spero di assomigliargli,
mi hanno accostato a Cassano per certe giocate e per il carattere. Il
mio punto di forza sono proprio le qualità tecniche, ma lui è un
fenomeno e mi basterebbe essere un decimo di quello che è. Quando
eravamo entrambi alla Samp avevo avuto modo di parlargli, lui mi
faceva spesso i complimenti dopo l'allenamento».
Ti sei chiesto perché, in
questi anni, la Samp non ha mai puntato su di te?
«Forse quando sono uscito
dalla Primavera potevo aspettarmelo, ma negli ultimi due anni non ho
ancora dimostrato nulla. Se la scorsa estate mi hanno riscattato
dalla Triesta quindi credo che puntino su di me. Se riuscirò a
mostrare le qualità che loro conoscono, è normale che potrò avere
la chance di ritornare. Sta a me, la responsabilità è tutta mia».
Con la retrocessione in
Serie B, credevi di poter essere uno dei tanti giovani lanciati la
scorsa stagione?
«Se magari fossi tornato a
giocare in Primavera o fossi rimasto sì, ma l'anno scorso
l'intenzione era quella di ritornare immediatamente in Serie A.
Sinceramente non pensavo che potessi avere l'opportunità. Alla fine
gli unici giovani che hanno avuto spazio sono stati Obiang e Krsticic
che se lo sono guadagnato e poi in attacco c'era gente esperta come
Eder, Maccarone e Piovaccari. C'è anche da dire che tutti questi
cambi a livello societario non fanno bene ai giovani. Sensibile, ad
esempio, stravedeva per me».
A proposito di giovani, in
Primavera hai giocato con Obiang e Krsticic...
«Soprattutto con Pedro
siamo molto amici, ci conosciamo da quando avevamo sedici anni.
Avendo giocato con loro, mi aspettavo che potessero arrivare a certi
livelli. Al mio ultimo anno di Primavera formavamo una squadra
fortissima insieme a Zaza, Rizzo, Masi, Tozzo, Blondett, Patacchiola.
E pensare che Mauro (Icardi, ndr) era in panchina».
Parliamo del tuo futuro:
Samp e Catanzaro dovranno sciogliere il nodo comproprietà.
«Sì e in questi giorni ci
sarà un incontro tra il mio entourage e il direttore Osti».
Ma quale sarebbe la tua
volontà?
«Unicamente quella di fare
bene il prossimo anno. L’importante sarà riuscire a fare bene,
indipendentemente dalla maglia che indosserò, ma nei miei piani
futuri c'è la Sampdoria».
Tutti hanno un sogno nel
cassetto. Qual è il tuo?
«Fare gol sotto la Sud con
la maglia blucerchiata. E poi spaccare la bandierina (ride,
ndr)».