Gianluca, iniziamo col tracciare un
bilancio della tua esperienza al Portogruaro.
«Non è mai facile approcciarsi con
un campionato professionistico. La differenza con la Primavera si
sente parecchio, soprattutto a livello agonistico e di intensità. Ho
avuto la fortuna di giocare parecchio e questo mi ha aiutato molto a
crescere, nonostante io abbia un po' faticato inizialmente fatica.
Non nascondo che le difficoltà ci sono state, perché giochi in un
campionato difficile con determinate pressioni, però ti aiuta a
crescere e, come si dice in gergo, a farti le ossa».
Ad inizio stagione avevi definito il
tuo trasferimento come un'occasione per fare esperienza: le tue
aspettative sono state rispettate dunque?
«Sicuramente sono migliorato. Ho
avuto la possibilità di giocare tanto e fino ad oggi ho collezionato
26 presenze, riuscendomi a mettere in mostra. Per fortuna ho
disputato molte partite».
La tua squadra, a due giornate dal
termine, si trova però in zona play-out. Ti aspettavi un campionato
in salita?
«Le aspettative di inizio stagione
erano un po' diverse. Siamo partiti bene, poi abbiamo avuto un calo
ma per una squadra molto giovane come la nostra ci può stare. In
questo momento dobbiamo pensare solamente a ottenere la salvezza, poi
quello che succederà quest'estate si vedrà. Ci aspettano due
finali».
A distanza di quasi un anno,
rifaresti la stessa scelta o decideresti di restare alla Samp?
«No, rifarei senza dubbio la stessa
scelta. E' giusto che io sia andato a giocare e a mettermi in mostra.
Grazie al Portogruaro sono stato convocato più volte in Nazionale e
mi sono messo in luce. Sono soddisfatto della mia scelta, ne è valsa
la pena».
Alla Sampdoria eri chiuso dalla
tanta concorrenza, ma Ferrara credeva molto in te...
«Il mister aveva molta fiducia in
me, però, non avendo mai fatto esperienza tra gli adulti, era giusto
che io andassi in prestito per crescere, migliorare e confrontarmi
con un campionato professionistico».
In estate hai partecipato al ritiro
con la prima squadra. C'è stato un giocatore in particolare che ti
ha fatto da chioccia?
«Negli anni passati ho giocato in
Primavera con Obiang e Krsticic, loro mi hanno dato una mano così
come i giocatori di maggior esperienza come Gastaldello. Nel corso
del ritiro estivo ho cercato di apprendere un po' da tutti, ma Pedro
e Nenad mi hanno aiutato molto».
Ad agosto hai esordito con la maglia
blucerchiata al Camp Nou, in occasione del trofeo Gamper. Un sogno
che diventa realtà?
«Conservo un ricordo bellissimo, è
stata una serata indimenticabile. Pagherei tanto per tornare indietro
e rivivere quei momenti. E' una di quelle serate che non puoi mai
scordare, giocare davanti a tutta quella gente e in uno stadio come
il Camp Nou... Ringrazierò sempre mister Ferrara per avermi fatto
giocare quei quindici minuti, è stato veramente bellissimo».
E adesso quali sono le prospettive
di Gianluca Sampietro?
«Il mio primo obiettivo è quello
di salvarmi con il Portogruaro e di evitare i play-out. Poi, una
volta che il campionato sarà terminato, il mio procuratore parlerà
con la società e valuteremo. Compieremo la scelta migliore per la
mia crescita e staremo a vedere che cosa offre il mercato, quali
saranno le richieste. Ne discuteremo insieme alla Sampdoria per il
mio bene».
Cosa ti manca di Genova e della
Sampdoria?
«Sono cresciuto a Bogliasco per
dieci anni e fa un certo effetto non indossare quella maglia,
staccartene fa un certo effetto. Quando sono andato in ritiro con la
squadra sono rimasto sorpreso dal calore dei tifosi, questo mi ha
impressionato più di tutto. Ovviamente allenarmi con quei giocatori
e vedere tutta quella gente che ti sostiene è davvero bellissimo.
Mentre qui a Portogruaro non siamo molto seguiti da un gran numero di
tifosi. Di Genova, invece, non saprei dire cosa mi manca. So solo che
spero di tornarci il prima possibile».
Per chiudere parliamo di Nazionale.
A novembre è arrivata la prima convocazione in Under 20 alla quale
ne sono seguite altre tre: cosa significa indossare la maglia
azzurra?
«E' sempre un onore indossare
quella maglietta e scendere in campo per la tua nazione. E' un
palcoscenico diverso ma comunque bellissimo, ti mette a confronto con
ragazzi forti. Affronti avversari dai nomi blasonati e giochi insieme
a compagni molto bravi, con i quali mi sono trovato sempre benissimo,
così come con mister Di Biagio. Ogni volta che ricevo una
convocazione sono contentissimo perché la Nazionale rappresenta per
me un'emozione bellissima oltre che un modo per farti vedere a
livello internazionale».
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