Oggi partirà dall'aeroporto di Fiumicino per volare alla volta della Bulgaria, dove ad aspettarlo c'è la sua nuova squadra: lo Shumen 2010. Sarà dunque nella serie B bulgara il futuro del marocchino con passaporto italiano Daniane Jawad, classe '86.
Dopo essere cresciuto nei settori giovanili di Bologna, Perugia e
Ravenna, l'esterno offensivo di piede sinistro ha giocato per quattro
stagioni in Serie D (tra Mezzolara, Virtus Castelfranco e Oltrepò),
prima di andare a cercar maggior fortuna all'estero. Prima al Kaposvári
Rákóczi (serie A ungherese), poi al Muresul Deva (serie B rumena) e
infine al Turnu Severin (serie A rumena). Una carriera che offre gli
spunti giusti per un'intervista, che ho realizzato in esclusiva con il giocatore.
Iniziamo con un tuffo nel passato, tra Italia e Balcani...
“In Italia avevo fatto tutta la
trafila delle giovanili e ed ero una giovane promessa. Fino a 18 ero
riuscito a fare molto bene a livello giovanile, ma non potevo essere
tesserato da una società perché avevo solo il passaporto marocchino ed
ero quindi considerato extracomunitario. Ogni anno riuscivo a dire la
mia, ma poi c'era il problema del passaporto. Ero costretto a giocare in
Serie D anche se avevo richieste dalla C e anche dalla B, dove si era
interessato a me il Mantova. Così ho deciso di andare in altri paesi e
ho dimostrato di poter fare bene anche all'estero. Al Kaposvári, ad
esempio, la dirigenza mi aveva proposto di rinnovare il contratto ma io
scelsi di trasferirmi in Romania”.
Poi nel 2010 arriva il tanto agognato passaporto e con esso anche gli interessamenti dalle italiane.
“Nell'estate dello stesso anno mi
cercò il Varese, neo promosso in Serie B, ma ci furono dei problemi con
un membro della dirigenza. A settembre scorso, invece, tramite il mio
procuratore avevo ricevuto una proposta dal Cesena, che si era mosso su
segnalazione del tecnico Campedelli. Il suo esonero e l'arrivo di
Bisoli, però, cambiarono le cose; il nuovo allenatore fece altre scelte e
così non se ne è fatto più niente. Mi era arrivata anche l'offerta del
Carpi, ma avevo già un accordo con il Turnu Severin”.
Ora ti trasferisci in Bulgaria, con quali obiettivi e motivazioni?
“Lo Shumen è a nove punti dalla
seconda in classifica e la società vuole cercare di vincere il
campionato per ottenere la promozione nella massima serie. Voglio
provare in questi sei mesi a vincere qualcosa, per poi approdare in una
serie A perché è un campionato sempre seguito in qualsiasi paese. Ho
voglia di vincere e fare bene”.
Lì troverai diversi giocatori italiani, ingaggiati tra la scorsa sessione di mercato e quella attuale.
“Sicuramente quando hai dei compagni
di squadra che parlano la tua stessa lingua e con i quali puoi capirti,
tutto è più semplice. Ma il calcio è un linguaggio universale e in
questo modo incontri persone che vivono per i tuoi stessi sogni e per i
tuoi stessi obiettivi, che amano le stesse cose e lottano per gli stessi
motivi. La lingua è solo un ostacolo all'ambientamento”.
Delle tante, qual è l'esperienza che più ti è rimasta dentro?
“Nel cuore porto sicuramente gli anni
passati nel settore giovanile Bologna. Inoltre il capoluogo emiliano è
la città dove abitano miei genitori ed è stata la mia prima vera
esperienza nel calcio. Ricordo con piacere anche i miei trascorsi in
Ungheria, dato che non avevo mai giocato prima davanti a 10-15 mila
spettatori, in stadi pieni di famiglie e ragazzi”.
Il tuo sogno è quello di tornare in Italia? Magari tra i professionisti questa volta...
“Da sempre sogno e lotto per giocare
nelle categorie professionistiche. Il mio inizio in Italia è stato nelle
formazioni giovanili di squadre professioniste e io cerco sempre di
fare bene per raggiungere questo obiettivo. Anche se mi rendo conto che
in Italia il livello si è abbassato e non è più come una volta, questo è
il mio sogno”.
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