Avellino e Trapani, da ieri anche Carpi
e Latina. Queste sono le squadre che si sono conquistate sul campo la
promozione in Serie B, ma c'è un'altra squadra di vertice di Lega
Pro merita un plauso particolare. E' la Virtus Entella,
compagine di Chiavari (in provincia di Genova) che fa della
valorizzazione e della crescita dei giovani il suo marchio di
fabbrica. Il sodalizio allenato da Luca Prina ha dovuto dire addio al
sogno dell'approdo fra i cadetti soltanto ai play-off, uscendo tra
gli applausi dal Via del Mare di Lecce. Ho intervistato in esclusiva il direttore
sportivo della società ligure, Matteo Superbi, con cui
abbiamo tracciato un bilancio della stagione da poco conclusa e
abbiamo gettato uno sguardo verso il futuro.
Direttore, prevale il rammarico o la
soddisfazione dopo una stagione come questa?
«Il primo sentimento è stato
quello del rammarico. Quando si arriva a quel punto la speranza di
fare qualcosa di fenomenale viene; sarebbe stato un mezzo miracolo ma
ci credevamo tutti. La squadra era in salute e lo ha dimostrato anche
nella gara di ritorno che è stata combattuta e non ha visto una
netta supremazia da parte del Lecce. Quindi un po' di rammarico
resta, però devo dire che dal giorno successivo abbiamo analizzato
l'annata perbene e con grande soddisfazione. Lo scorso agosto siamo
stati ripescati ed eravamo nuovi della categoria, ma abbiamo
trascorso tutta la stagione nella zona play-off. Il fatto di essere
rimasti lì fino in fondo è stata una logica conseguenza, non una
situazione casuale. Questo è motivo di grande soddisfazione per noi
che durante questa stagione siamo anche riusciti a valorizzare alcuni
giovani».
Da neo promossa siete riusciti ad
accedere ai play-off: ve lo sareste aspettati?
«Sinceramente no. Sapevamo di aver
costruito una squadra competitiva insieme al mister e speravamo di
essere la sorpresa, l'outsider di questo campionato. Dunque non sono
rimasto del tutto sorpreso, anche se le speranze devono sempre
trovare conferma sul campo. Devo dire la verità ci speravamo perché
pensavamo di avere allestito un organico di buon livello».
Alla fine il mix tra giocatori
esperti e giovani ha funzionato ancora una volta.
«E' vero, quest'anno più che mai.
Abbiamo avuto un ottimo gruppo. Da una parte giocatori esperti di
grande carisma ed affidabilità che sono stati da esempio per i più
giovani. Dall'altra giovani di grande prospettiva che sono potuti
emergere nonostante non fossero conosciuti dal grande pubblico. Non
era facile riuscirci, ma è stato creato qualcosa di importante in
linea con i dettami del presidente».
E pensare che fino a tre anni fa
l'Entella navigava nelle acque della Serie D...
«Riflettendo sotto questo aspetto
logicamente fa ancora più impressione. Il merito di questa scalata è
da attribuire al presidente che ha scelto le persone giuste e
allestito tutta l'organizzazione, trasferendo trasferito la sua
abilità imprenditoriale nel mondo del calcio ottenendo i risultati
che sono sotto gli occhi di tutti».
Oltre alla prima squadra, anche la
Berretti ha fatto molto bene arrivando alle Final Four.
«E' stato un risultato estremamente
importante. L'organico non era ai livelli dello scudetto conquistato
due anni fa, ma bisogna sottolineare il gran lavoro svolto da mister
Scotto e dal suo staff. E' stata un'annata positiva per tutto il
settore giovanile perché sono arrivati risultati importanti anche
nelle leve inferiori. In questi mesi stiamo cercando di migliorare
ancora e siamo sempre al lavoro per provare a creare qualcosa di
ancora più importante».
Possiamo dire che il gran lavoro
svolto a livello di settore giovanile comincia a dare i suoi frutti?
«Sì, comincia a dare grandi
frutti. La vittoria degli scudetti Juniores e Berretti ottenuta anni
fa si sta estendendo alle leve inferiori. E' un lavoro che richiede
tempo, organizzazione e dedizione. Mi fa piacere sottolineare il
grande feeling esistente tra allenatori, responsabili del settore
giovanile responsabile, osservatori e tutti quanti. Credo che questo
stia alla base di tutti i successi. E' un ottimo gruppo di lavoro e
quando è così viene più facile prendere certe decisioni».
Lo dimostra anche il fatto che tanti
vostri giovani sembrano in procinto di spiccare il volo verso
categorie superiori...
«Questo è il nostro obiettivo. Il
fatto di investire così tanto, al di là dell'aspetto sociale,
dimostra la nostra volontà, che è quella di creare in casa i
giocatori e di rappresentare un trampolino per farli approdare nelle
serie maggiori. Logicamente serve del tempo e non è una cosa che si
ottiene dall'oggi al domani; per avviare questo tipo di lavoro c'è
stato bisogno di una radicale ristrutturazione dal basso. Credo che
nessuna squadra di Lega Pro sarà in grado di ottenere quanto abbiamo
ottenuto noi quest'anno e questo è motivo di soddisfazione per tutti
quanti noi».
Che tipo di campagna acquisti
dobbiamo aspettarci quest'estate?
«In questo momento siamo un po'
fermi e stiamo valutando i nuovi regolamenti che entreranno in
vigore. Martedì è in programma un'importante riunione a Firenze e
da lì capiremo quali sono le vie per poter accedere ai contributi
federali. In questi anni abbiamo cercato di concentraci sulla
crescita dei giovani con grandi prospettive e questo continueremo a
farlo di sicuro. Abbiamo in testa una serie di nomi che possano
emergere come hanno fatto quest'anno i vari Argeri, De Col e Zampano.
La nostra idea è quella di far crescere i giovani ed è abbinata al
fatto che ci teniamo a far bene in campionato. Allestiremo una
formazione competitiva che possa giocarsela con tutti per qualcosa di
importante».
Quindi ripartirete da mister Prina e
dai vostri giovani talenti.
«Sarà la terza stagione che
cominciamo dall'inizio con mister Prima in panchina. E' un allenatore
con cui abbiamo un grande feeling e ci stiamo trovando molto bene; il
suo staff è formato da persone in gamba ed è superfluo dire che la
crescita di tutti questi giovani passa dal loro lavoro. Noi siamo
bravi a selezionare i giovani, ma tutto questo non avrebbe un
riscontro sul campo se non ci fosse uno staff capace. E' giusto
continuare col lavoro e sulla strada che abbiamo tracciato in questi
anni».
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