Ogni
giorno ci troviamo a parlare del direttore sportivo di questa o di
quella squadra, ma spesso ci si dimentica dei loro numerosi colleghi
(magari giovani) senza squadra. Uno di questi è Giancarlo Giannandrea,
trentenne di Pescara che ha ottenuto la licenza di direttore sportivo
lo scorso novembre, dopo aver partecipato al corso di Coverciano insieme
a Fabio Cannavaro, Stefano Fiore, Fabio Galante, Filippo Galli,
Valentina Mezzaroma e Massimo Oddo, giusto per fare qualche nome.
Attualmente Giannandrea collabora con un club di Serie A per quanto
riguarda lo scouting giovanile nella sua regione, l'Abruzzo. Lo ho intervistato in esclusiva.
Da Cannavaro a Galli, da Oddo alla Mezzaroma. Come è stato avere come 'compagni di scuola' questi big del calcio?
“Senza dubbio è stata un’avventura emozionante, essere compagni all’università del calcio di Coverciano con due campioni del mondo quali Cannavaro e Oddo è davvero qualcosa di unico. Per poi passare a parlare del responsabile del settore giovanile del Milan Filippo Galli, persona umile, simpatica, oltre che competente e grande esperto in materia. Mentre Valentina Mezzaroma è una gran donna con un carisma incredibile, per lei è il giusto avvio per iniziare un percorso imprenditoriale di livello. E' stata davvero una grande esperienza formativa, un corso speciale, in cui ho conosciuto delle persone dal profilo umano eccezionale, personaggi importanti, persone con un mix di caratteristiche determinanti per affermarsi su grandi palcoscenici. In questo percorso ho avuto la fortuna di poter arricchire il mio bagaglio a livello umano e di competenze. Non vi nascondo che il corso un pochino mi manca, nonostante sia stato molto impegnativo, sia stato lungo ben sei settimane e siano stati trattati argomenti interessanti ma al contempo complessi. In sede di esame, si è trattato di trattare di argomenti svolti durante il corso e di discutere una tesi a scelta. 'Per le società dilettantistiche i vari premi di preparazione sono vitali: i casi abruzzesi di Fabio Grosso e Marco Verratti' era il titolo della mia”.
“Senza dubbio è stata un’avventura emozionante, essere compagni all’università del calcio di Coverciano con due campioni del mondo quali Cannavaro e Oddo è davvero qualcosa di unico. Per poi passare a parlare del responsabile del settore giovanile del Milan Filippo Galli, persona umile, simpatica, oltre che competente e grande esperto in materia. Mentre Valentina Mezzaroma è una gran donna con un carisma incredibile, per lei è il giusto avvio per iniziare un percorso imprenditoriale di livello. E' stata davvero una grande esperienza formativa, un corso speciale, in cui ho conosciuto delle persone dal profilo umano eccezionale, personaggi importanti, persone con un mix di caratteristiche determinanti per affermarsi su grandi palcoscenici. In questo percorso ho avuto la fortuna di poter arricchire il mio bagaglio a livello umano e di competenze. Non vi nascondo che il corso un pochino mi manca, nonostante sia stato molto impegnativo, sia stato lungo ben sei settimane e siano stati trattati argomenti interessanti ma al contempo complessi. In sede di esame, si è trattato di trattare di argomenti svolti durante il corso e di discutere una tesi a scelta. 'Per le società dilettantistiche i vari premi di preparazione sono vitali: i casi abruzzesi di Fabio Grosso e Marco Verratti' era il titolo della mia”.
Una volta superato l'esame, però, si fanno i conti con la realtà: quanto è difficile per un giovane ds?
“Dopo aver conseguito l’abilitazione di direttore sportivo, vorrei poter iniziare da dove ho lasciato il mio lavoro, ovvero dal settore giovanile. Sto facendo fatica ad inserirmi, nonostante tutti i titoli che ho conseguito, dalle due lauree universitarie al corso di team manager fino alla qualifica di direttore sportivo professionistico. L’inserimento in un club professionistico è davvero di difficile portata, anche se ho alle spalle sette anni di esperienza seppur in società dilettantistiche. Ma non per questo demordo, anzi, sono sempre più caparbio a raggiungere il mio obiettivo. Spero solo che qualcuno si accorga di me e mi possa dare ben presto una chance, per poter dare il mio contributo alla crescita del settore giovanile italiano, anche perché il campo mi manca molto”.
“Dopo aver conseguito l’abilitazione di direttore sportivo, vorrei poter iniziare da dove ho lasciato il mio lavoro, ovvero dal settore giovanile. Sto facendo fatica ad inserirmi, nonostante tutti i titoli che ho conseguito, dalle due lauree universitarie al corso di team manager fino alla qualifica di direttore sportivo professionistico. L’inserimento in un club professionistico è davvero di difficile portata, anche se ho alle spalle sette anni di esperienza seppur in società dilettantistiche. Ma non per questo demordo, anzi, sono sempre più caparbio a raggiungere il mio obiettivo. Spero solo che qualcuno si accorga di me e mi possa dare ben presto una chance, per poter dare il mio contributo alla crescita del settore giovanile italiano, anche perché il campo mi manca molto”.
A proposito di giovani, cosa credi che debba cambiare in Italia per dare maggior spazio ai talentini nostrani?
“In Italia, rispetto agli altri paesi, la cultura è diversa, quindi non credo si debbano copiare i modelli delle altre nazioni, ma bensì cercare di aiutare in concreto i nostri club. A mio parere, bisognerebbe partire proprio da una legge sugli stadi e sui centri sportivi di proprietà delle società. Da lì, ripartire verso la crescita di talenti fatti in casa, senza dover andare a prendere stranieri costosi o più delle volte inadatti per il nostro campionato a causa della saudade e di altri fattori. Poi cercherei di far crescere i tecnici dei settori giovanili, finalizzandoli all’obiettivo della società e non al loro scopo personale, facendo crescere i ragazzi e di conseguenza migliorandosi anche loro stessi. Inoltre, secondo me è essenziale fare una riforma dei campionati a livello giovanile dei Giovanissimi e degli Esordienti”.
“In Italia, rispetto agli altri paesi, la cultura è diversa, quindi non credo si debbano copiare i modelli delle altre nazioni, ma bensì cercare di aiutare in concreto i nostri club. A mio parere, bisognerebbe partire proprio da una legge sugli stadi e sui centri sportivi di proprietà delle società. Da lì, ripartire verso la crescita di talenti fatti in casa, senza dover andare a prendere stranieri costosi o più delle volte inadatti per il nostro campionato a causa della saudade e di altri fattori. Poi cercherei di far crescere i tecnici dei settori giovanili, finalizzandoli all’obiettivo della società e non al loro scopo personale, facendo crescere i ragazzi e di conseguenza migliorandosi anche loro stessi. Inoltre, secondo me è essenziale fare una riforma dei campionati a livello giovanile dei Giovanissimi e degli Esordienti”.
Marco Verratti, da Pescara a Parigi, dall'Abruzzo alla Champions. Quale altro talento abruzzese può essere il nuovo Verratti?
“Verratti lo seguo dal lontano 2008. E' un talento puro, si vedeva fin da quell’anno che era un piccolo fenomeno e il tempo mi ha dato ragione. Effettuando lo scouting in Abruzzo per una società di Serie A, visiono ogni week end diverse partite delle giovanili, dai Pulcini alla Primavera. Nella nostra regione, ci sono diversi ragazzini interessanti e ne vorrei citare qualcuno, ma per privacy preferisco non fare nomi. C'è un 2000 forte e di sicuro avvenire, un attaccante esterno mancino, un 2002 attaccante esterno tecnico e molto veloce, poi due attaccanti, un 2003 e un 2004, tecnicamente e fisicamente dotati nonostante la loro giovanissima età. Questi ragazzi sono seguiti già da diversi club della massima serie. Invece mi sento di spendere alcune parole nei confronti un giocatore che ho scoperto in un evento due anni fa ed oggi milita tra le fila dei Giovanissimi Nazionali del Pescara. Si chiama Francesco Mele, è un centrocampista centrale classe '98. Gioca nel vertice basso in un 4-3-3, si tratta di un giocatore con buona tecnica di base, grande intelligenza ed ottima visione di gioco. E' già in orbita nazionale italiana under 15”.
Per chiudere, sappiamo che sta lavorando ad un suo progetto...
“Sì,
un dossier appositamente creato per lo sviluppo di un settore giovanile
professionistico, partendo proprio dalla base, ovvero dalla scuola
calcio, cercando di formare, in primis l’uomo tifoso e poi il giocatore
del futuro. E' un progetto ambizioso, proprio per tirar fuori i
talenti del domani dalla propria academy. Si tratta di creare per una
società professionistica un vero vivaio come serbatoio per la prima
squadra. Un progetto lungimirante con un tempo che va dai quattro ai sei
anni, giusto il tempo che un talento preso nella scuola calcio, cresca e
poi sbocci in prima squadra. Consiste nel creare un’academy dove
sviluppare tutta una serie di processi e servizi, che vanno dal
programma motorio a quello psicologico di sviluppo umano del giovane,
oltre alla crescita a livello tecnico-tattico del calciatore. Un modello
che ho creato ad hoc dopo le diverse esperienze che ho avuto nei
settori giovanili dilettantistici e dopo aver avuto la fortuna di
collaborare con l’academy del Milan, dalla quale sono stato formato come
direttore tecnico”.
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