25 settembre 2009

Intervista a Roberto Civitarese

Sostanzialmente, in cosa consiste il tuo lavoro?

Il mio lavoro consiste sostanzialmente in un allenamento mentale che l'atleta professionista deve apprendere nel suo percorso di crescita e miglioramento, e lo scopo di questo allenamento è ottenere il meglio da sè stessi e di conseguenza dalle sue prestazioni sportive. Consiste sostanzialmente nel ritrovare le motivazioni, raggiungere la giusta concentrazione, prima di una prestazione e serve anche dopo, nel registrare alcune situazioni sia positive che negative che avvengono in una gara. Comunque a questa disciplina non è data la giusta rilevanza, anche se sta prendendo campo recentemente.

Quanto può essere importante nel recupero psico-fisico di un giocatore infortunato un training mentale?

E' uno strumento in più. La mente crea delle convinzioni che possono essere limitanti o potenzianti. Se si riesce, conoscendo la propria mente, a virare sulle credenze potenzianti allora il processo di recupero dall'infortunio è sicuramente più breve. Ricordo casi abbastanza eclatanti: l'ultimo che ricordo è quello di Chiellini, che credo abbia recuperato dall'ultimo infortunio in quasi la metà del tempo che era stato previsto dallo staff sanitario.

Il tuo lavoro viene magari usato prima di giocare partite importanti?

L'allenamento mentale funziona esattamente come l'allenamento fisico: quindi ci vuole una certa costanza, ci vuole un programmma e ci vuole anche un certo periodo di tempo. Come per l'attività fisica c'è l'allenamento di rifinitura prima della gara, prima delle partite importanti c'è la possibilità di prefissare i punti che devono però essere stati già esaminati e elaborati nelle giornate precedenti. Il preparatore mentale non fa magie: non basta parlare un quarto d'ora per risolvere o vincere le partite. E' un lavoro che va fatto con impegno e con costanza esattamente come gli allenamenti che vengono fatti al campo.

Si tratta di sessioni di gruppo o singole?

Esistono ovviamente sia sessioni di coaching individuali sia di gruppo.

Zenga disse che per raggiungere l'obiettivo scudetto era necessario mentalizzare la sua squadra. Sei d'accordo?

Sono d'accordo su questo. Zenga l'ha dimostrato l'hanno scorso sulla panchina del Catania, dopo un buon inizio di campionato, lui continuava a ripetere che l'obiettivo era di raggiungere i 40 punti. A furia di ripetere una cosa, questa diventa una credenza e poi, continuando a ripeterlo, così è successo. Dal punto di vista tecnico l’anno scorso il Catania poteva fare qualcosa in più dei 43 punti che ha effettivamente raggiunto a fine campionato. Questo per citare un esempio usato al negativo. Mentalizzare non significa sperare in obiettivi impossibili. Quando si dice di credere alla vittoria dello scudetto, ma il giocatore non è convinto, come è successo con Miccoli che ha dichiarato dopo qualche giorno di non credere a quell’obiettivo, in questo caso l’obiettivo diventa demotivante. A volte i calciatori non hanno le risorse mentali e fisiche sufficienti per esaudire le richieste che gli vengono poste. Se si dice di vincere il campionato a una squadra che non possiede risorse fisiche e mentali per raggiungere questo obiettivo, per loro questa diventa una pressione negativa. Un giocatore con poca autostima può essere influenzato da tanti fattori: una partita persa male, una sostituzione non gradita o un cambio di ruolo per esempio.

Che differenza c'è tra lavorare nel mondo del calcio e negli altri sport?

La differenza sostanziale è tra lo sport di gruppo e quello individuale. Perchè nello sport individuale è molto più facile focalizzarsi su un obiettivo poichè l’obiettivo è solo dell’atleta. In un attività sportiva di gruppo, questo è un po’ più complesso. Nel calcio sono riuscito a fare in modo che la squadra fosse il risultato di undici obiettivi. Ho sempre focalizzato l’atleta sul proprio obiettivo personale da mettere al servizio della squadra. Questa è la differenza più importante, però bisogna partire sempre dall’obiettivo personale del singolo e puntare molto sull'individualità. Sono riuscito a raggiungere certi risultati dove ho lavorato con il colletivo ma facendo singolarmente il lavoro, ciò è fondamentale.

Luca Iannone per Golmania.it

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