26 settembre 2013

Dodò blucerchiato a gennaio, l'agente smentisce: "E' molto stimato da Garcia"

Tra le fila di una Roma che è riuscita nell'intento di espugnare il Ferraris, ha fatto il suo esordio stagionale José Rodolfo Pires Ribeiro, meglio conosciuto come Dodò, al ritorno in campo dopo essersi lasciato alle spalle vari problemi fisici. Il caso vuole che proprio il terzino giallorosso sia stato accostato ieri alla Sampdoria in vista di gennaio, quando il mercato riaprirà i battenti e il classe '92 potrebbe approdare in blucerchiato con la formula del prestito.

Ho voluto fare luce su tali indiscrezioni e per questo ha raggiunto in esclusiva Junior Pedroso, membro dell'entourage del brasiliano: «Nel corso della sessione estiva di calciomercato la Roma ha ricevuto un paio di richieste per il prestito, ma prestare Dodò non era nei piani della società capitolina - ha spiegato Pedroso -. Al tecnico Rudi Garcia piace molto e parla sempre con lui per farlo stare tranquillo perché avrà le sue chance in giallorosso. Pertanto, penso che questa notizia non corrisponda a verità».

24 settembre 2013

Il doppio ex Berti: "La Samp deve provare a battere la Roma. Da Costa, serve tempo"

Dopo il pareggio all'ultimo respiro contro il Cagliari, è già tempo di tornare in campo per la Sampdoria. A fare visita ai ragazzi di Delio Rossi sarà la Roma, attesa domani sera a Genova da capolista. Per avvicinarci alla sfida del Luigi Ferraris, ho intervistato in esclusiva l'ex portiere Gianluca Berti, che in passato ha difeso prima i pali giallorossi e poi quelli blucerchiati.

Berti, come si affronta la prima in classifica?
«In questo momento è davvero dura, sia in casa propria che in trasferta. Però bisogna giocarsela e affrontare la partita tra le mura casalinghe cercando di vincere».

Quale dovrà essere l'approccio dei blucerchiati al match?
«A mio parere la Sampdoria dovrà cercare di fare la partita e di non concedere spazi nelle ripartenze alla Roma mantenendo la squadra corta. Si gioca pur sempre al Ferraris, la Samp dovrà provare a vincere».

Nell'ultima contro la Roma al Ferraris arrivò una vittoria: ripetersi sarà impossibile?
«Oggi come oggi incontrare la Roma è molto difficile. Forse però è il miglior momento per affrontarla: i giallorossi vengono dall'entusiasmo dopo il derby vinto e magari si sono dati ai festeggiamenti. La Sampdoria può prenderli in castagna».

Insieme all'Inter, però, i giallorossi vantano la miglior difesa del campionato.
«Sicuramente non è facile riuscire a fare breccia nel reparto difensivo giallorosso. La Roma e l'Inter mi sembrano molto quadrate ed organizzate, si vede anche la mano del nuovo allenatore. Giocare contro di loro oggi è molto difficile».

Che impressione le ha fatto Da Costa in queste prime quattro giornate?
«Lui è un portiere che nelle ultime stagioni ha giocato pochissimo e quindi bisogna dargli il tempo di ritrovare la propria forza e di crescere. Per la massima serie è un esordiente o poco più, ci vuole tranquillità».

Crede che qualcuno stia rimpiangendo la cessione di Romero al Monaco?
«L'anno scorso Romero non ha fatto grandi cose, anche se lo ritengo un portiere di valore. Ma, se la Sampdoria ha fatto questa scelta, avrà avuto i suoi buoni motivi. Da fuori mi sembra comunque che abbia commesso più di un errore nella scorsa stagione».

Bonetti: "La panchina del Brescia non mi interessa. Samp, con la Roma sarà dura"

Ho raggiunto in esclusiva Dario Bonetti. Il nome dell'ex tecnico della Dinamo Bucarest, oltre che ex difensore di Roma e Sampdoria tra le altre, è stato accostato nelle ultime ore alla panchina del Brescia, alla ricerca di un nuovo allenatore per il dopo Giampaolo.

Mister, si è parlato anche di lei per la guida del Brescia...
«Sinceramente non è nel mio interesse e poi non credo ci sia qualcosa di vero in queste indiscrezioni. Quella del Brescia è una panchina che non mi interessa al momento».

Dopo quattro anni e mezzo, non le piacerebbe tornare ad allenare in Italia?
«Tutto può succedere, ma in questo momento posso solo rispondere in questo modo. Voglio percorrere altre piste».

Passiamo a Samp-Roma di domani sera: che gara dobbiamo aspettarci?
«Sarà senza dubbio una partita molto interessante, anche se i valori delle due squadre in campo sono decisamente diversi».

E se dovesse fare un pronostico sull'incontro?
«Chi conosce il calcio sa che azzardare un pronostico è difficile perché le sorprese sono sempre in agguato. Ma, se verranno confermati i valori e la condizione del momento, quella di domani sarà senza dubbio una partita molto complicata per la Sampdoria».

20 settembre 2013

Il doppio ex Marcolin: "Samp, non è colpa di Rossi. Vincere con il Cagliari la miglior medicina"

Dopo la seduta di rifinitura tenutasi questa mattina, la Sampdoria è in partenza con destinazione Trieste. Domani alle 18, infatti, scenderà sul terreno del Nereo Rocco per affrontare il Cagliari e cercare, con una prova di forza, di cancellare quanto accaduto domenica sera al Ferraris. Per analizzare il momento dei blucerchiati e la gara che li attende, ho contattato in esclusiva il tecnico del Padova Dario Marcolin, che da calciatore ha vestito sia la maglia della Samp sia quella dei sardi.

Mister, lei ha vissuto ben sei derby della Lanterna. Come ci si rialza da un ko così pesante?
«Bisogna buttarsi con mente e corpo sul lavoro. E’ fondamentale la risposta che dà la squadra a questa sconfitta; non bisogna piangersi addosso, ma avere la forza di reagire. Se riesci ad ottenere un risultato positivo nella partita successiva, la delusione viene messa da parte anche se rimane. E’ importante dare una risposta immediata».

Dopo questa sconfitta è finito sotto accusa anche Delio Rossi...
«E’ normale, il responsabile di una squadra è sempre il tecnico ed è la prima persona che viene additata. Ci sono tanti fattori che complicano il nostro lavoro, perché l’allenatore cerca di preparare il match nel migliore dei modi ma poi sono i giocatori ad andare in campo e a decidere le sorti della gara. Il tecnico non è l’unico caprio espiatorio, piuttosto mi sembra che sia stata una serata storta un po’ per tutti. Sono tanti i fattori in gioco, però sono sicuro che una persona intelligente come Rossi abbia preparato la partita per cercare di vincerla».

...e il suo 3-5-2.
«Sembra una sciocchezza, ma è il modulo più utilizzato nel nostro paese: basti pensare alla Nazionale, all’Inter e alla Juventus, ovvero il massimo in Italia. Non credo sia questo il problema, anche perché se ci fosse un modulo vincente tutti lo utilizzerebbero. Evidentemente domenica sera certe situazioni non hanno funzionato come dovevano e sappiamo che il derby si gioca al 90% con testa ed emotività, poi fisicamente e tecnicamente».

Un risultato positivo con il Cagliari potrebbe rappresentare la giusta medicina?
«Sarebbe fondamentale, la medicina migliore. Noi viviamo novanta minuti alla settimana per fare nostro il risultato. La Sampdoria ha l’occasione di cancellare la sconfitta nella stracittadina con una prestazione importante contro il Cagliari. Vincere sarebbe perfetto».

Ma non sarà facile contro una squadra storicamente ostica per la Sampdoria.
«Il Cagliari è un’ottima squadra, formata da elementi che giocano insieme da tanti anni e quasi sempre con lo stesso modulo. Ha in rosa calciatori forti, come Astori in difesa, Conti a centrocampo, Cossu in avanti e così via. Stanno facendo bene e di sicuro non sarà una partita facile perché il Cagliari intende salire in classifica. E’ una sfida dai tanti contenuti».

Da secondo di Mihajlovic a Firenze ha allenato De Silvestri che, dopo essere partito bene, non è riuscito a fare altrettanto nel derby...
«E’ un ottimo giocatore dotato di grande corsa e bravo a proporsi sulla sua fascia; fin dai tempi della Lazio ha dimostrato che la spinta è la sua arte più importante. Ricordo che qualche anno fa i migliori esterni destri in Italia erano Maicon dell’Inter, Maggio del Napoli e lo stesso De Silvestri. Non direi che ha avuto delle difficoltà, ma magari certe prestazioni sono venute meno perché è un elemento di assoluto valore».

Mentre quando era vice allenatore del Brescia, un diciottenne Berardi era agli inizi: può tornare ancora utile alla Samp?
«Stiamo parlando di un grandissimo professionista. E’ - mi passi il termine - quasi un militare: quello che gli dici lo fa e con buona qualità. Può essere impiegato sia a sinistra che a destra, è un ragazzo eccezionale e per gli allenatori è il massimo avere un calciatore che può ricoprire più ruoli. Sicuramente può fare ancora comodo ai blucerchiati».

Infine una battuta su Maresca, suo ex compagno nel Piacenza nella stagione 2002/03, che potrebbe essere reintegrato.
«L’anno scorso ha avuto qualche problema, non tutte le stagioni vanno per il verso giusto. Ora potrebbe esserci un ritorno e lui potrebbe dare un contributo con la sua esperienza. Forse l’amore non è sbocciato subito, ma è un giocatore di indubbio talento. Può portare alla squadra l’esperienza di un calciatore che ha giocato in vari campionati e che è dotato di grande qualità tecnica».

18 settembre 2013

Accardi: "Samp, lavora per dimenticare il derby. Il 3-0 nel 2009 difficile da digerire"

Che il derby ci serva da lezione”, Gastaldello dixit. Il ko subito domenica sera dalla Sampdoria è di quelli memorabili, di quelli che giocatori e tifosi difficilmente dimenticheranno. D'altronde è capitato solo una volta alla Samp di uscire sconfitta 3-0 dal Ferraris contro il Genoa. Era il 28 novembre 2009 e la squadra dell'allora tecnico Delneri interruppe il periodo positivo di inizio stagione vedendosi rifilare tre gol nella stracittadina. Ho raggiunto in esclusiva uno degli elementi che componeva quella rosa e che prese parte a quello sfortunato incontro, l'ex difensore blucerchiato Pietro Accardi, oggi in forza all'Empoli.

Come ricordi quel derby in cui entrasti durante la ripresa?
«Ho assolutamente un brutto ricordo. Sappiamo tutti l'importanza che riveste la stracittadina e quanto i tifosi tenga ad una gara così delicata e importante per la forte rivalità che c'è a Genova. Perdere 3-0 è veramente duro da accettare anche psicologicamente. Ricordo all'indomani sembrava una giornata di lutto, però fa parte del calcio. Ma, se devo essere sincero, è stata davvero una brutta esperienza».

Eppure era iniziato bene il campionato e nelle prime 13 giornate avevate conquistato 24 punti.
«Eravamo partiti benissimo, ma come tutti sanno in queste partite non c'è una squadra favorita. Spesso vince chi riesce a mantenere l'attenzione, perché si tratta di sfide con tanto stress mentale e psicologico. La tensione è sempre molto alta, chi riesce a mantenere l'attenzione riesce a portare a casa un risultato positivo».

Prendendo spunto dalle parole di Gastaldello, quella brutta batosta vi servì da lezione?
«A noi servì perché fece scattare in noi un qualcosa che ci permise di prenderci la soddisfazione di vincere nel derby di ritorno. Inoltre raggiungemmo una posizione in classifica davvero positiva e impensabile ad inizio stagione».

Come ci si riprende dopo una sconfitta del genere in una sfida del genere?
«Lavorando a testa alta e lavorando soprattutto sugli errori che sono stati commessi, questo fa parte del nostro lavoro. Da ogni sconfitta bisogna cercare di prendere il lato positivo se c'è e se non c'è bisogna comunque andare avanti a testa alta. Sappiamo benissimo che il calcio ti propone subito la possibilità di di riprenderti la domenica successiva, basta una serie di risultati positivi per capovolgere la situazione».

Questa Samp deve ripartire anche puntando sui propri uomini chiave?
«Devono essere bravi i giocatori più esperti a trascinare la squadra. Questa è una Sampdoria molto giovane e ha bisogno dei leader che non mancano, dato che all'interno ci sono ottimi giocatori con esperienza e personalità. Su tutti sicuramente Gastaldello e Palombo, che da tanti anni militato in Serie A e in blucerchiato. Hanno la Samp nel cuore e sapranno bene come reagire supportando i più inesperti».

Quanto è importante tornare a fare punti per voltare immediatamente pagina?
«E' molto importante, ma è importante anche dopo una sconfitta in un match diverso dal derby. Noi calciatori siamo bravi e non abbiamo difficoltà a metterci velocemente alle spalle una vittoria o una sconfitta, ma più che altro, è importante per dare un segnale ai tifosi che sono quelli che soffrono di più per questo ko».

Milan-Celtic, il doppio ex Santonocito: "Occhio a Brown: non tira mai indietro la gamba"

Tra meno di dieci ore il Milan farà il suo debutto stagionale in Champions League. Nel match valido per la prima giornata del gruppo H, la squadra di Massimiliano Allegri ospiterà il Celtic. Per analizzare l'incontro in programma questa sera a San Siro, ho intervistato in esclusiva l'ex centrocampista della Primavera rossonera Luca Santonocito, tutt'oggi di proprietà della società milanese (ma in prestito al Monza) e con un passato nella compagine di Glasgow.

Luca, quali sono le principali differenze tra il calcio scozzese e quello italiano?
«In Scozia il modo di giocare è molto diverso, è più fisico, con più grinta e ritmo superiore rispetto al nostro che è più tattico e tecnico. Anche in allenamento le partitelle sono incentrate soprattutto sul possesso palla, mentre qui c'è molta più tecnica e tattica».

Dunque la qualità tecnica di giocatori come Balotelli e Robinho potrebbe fare la differenza?
«Penso di sì, soprattutto in trasferta il Celtic diventa una squadra più abbordabile. Al Celtic Park, invece, i padroni possono contare sullo spirito del pubblico che è davvero incredibile. Penso quindi che il Milan possa disputare una buona partita e sfruttare la propria velocità contro giocatori molto fisici».

Che tipo di atteggiamento ti aspetti da parte degli ospiti?
«Credo che imposteranno una partita di rimessa, chiusi in difesa e pronti a ripartire. Solitamente in Champions League giocano sempre così in trasferta oppure tra le mura amiche contro grandi squadre come con il Barcellona lo scorso anno. E' anche vero che da quando sono andato via io molti giocatori sono cambiati, ma il loro atteggiamento dovrebbe essere questo».

Per il Celtic è comunque una gara importante, vista la presenza di Ajax e Barcellona nel girone.
«Certamente, perché sarà molto difficile riuscire a qualificarsi per gli ottavi di finale. Stasera può approfittare di un Milan con molti infortunati e in una situazione di emergenza. Gli scozzesi saranno molto carichi».

A proposito, tra gli altri Allegri dovrà rinunciare al tuo ex compagno De Sciglio.
«Si tratta di una perdita importante, a mio modo di vedere. Nella passata stagione ha dimostrato di poter giocare da titolare fisso e si è guadagnato la Nazionale, è un ottimo giocatore. E poi sulla fascia manca una vera alternativa a De Sciglio, dato che Emanuelson e Constant sono adattati in quel ruolo».

Non sarà della partita anche un altro tuo compagno del passato, James Forrest.
«Lui è un'ala molto forte e veloce, un giocatore brevilineo che fa della rapidità il suo principale punto di forza. La sua assenza può sicuramente giocare a favore del Milan».

Cosa ci dici invece del capitano degli scozzesi Scott Brown?
«E' un nazionale scozzese, un centrocampista tuttofare molto grintoso. Ogni tanto lascia partire una scheggia dai suoi piedi, come si è visto a febbraio nel match contro la Juventus. E' uno che non tira mai indietro la gamba e non risparmia interventi duri sugli avversari».

Concludiamo questa breve panoramica con Giorgos Samaras, il terminale offensivo del Celtic.

«Senz'altro è molto cresciuto ultimamente. Ricordo che nelle prime stagioni, quando anche io ero a Glasgow, non aveva fatto benissimo, mentre adesso è diventato un giocatore importante. I rossoneri devono prestare attenzione a lui perché, oltre ad essere forte fisicamente, è un attaccante molto bravo dal punto di vista tecnico».

17 settembre 2013

Ag. Eder: "Doppio dispiacere, l'infortunio non ci voleva. La Samp ripartirà"

Tutta la Sampdoria è uscita a testa bassa dalla stracittadina, ma chi ha avuto la peggio è stato senza dubbio Eder. L'attaccante ha rimediato una lesione del collaterale esterno del ginocchio sinistro e sarà costretto a stare lontano dal terreno di gioco per almeno dieci giorni. Ne ho parlato con il procuratore del brasiliano, Andrea Bagnoli, contattato in esclusiva.

Bagnoli, intanto come sta Eder?
«Ho sentito il ragazzo ieri e devo dire che era molto triste per due motivi: la sconfitta della Sampdoria e questo infortunio. E' stata scongiurata la possibilità che si trattasse di qualcosa di più grave, però almeno dieci giorni di stop ci vogliono purtroppo».

Nel derby non è riuscito a dire la sua, così come un po' tutta la squadra.
«Credo che non sia stato solo un problema suo ma della squadra in generale. Non c'è stato uno che ha giocato meglio dell'altro, tutta la Sampdoria in blocco è stata inferiore. Poi i derby sono sfide particolari e vengono vissute in una certa maniera; non c'è solo il lavoro di una domenica in campo ma quello di una o due settimane, senza dimenticare la pressione dei tifosi e di tutto l'ambiente. E' venuta fuori una brutta sconfitta, anche se sono convinto che sarebbe stato peggio se 3-4 giocatori avessero giocato bene e 7-8 meno, Credo che già da oggi siano pronti a ripartire».

Come ha preso quest'infortunio?
«Come dicevo prima è doppiamente dispiaciuto doppiamente. Oltre alla sconfitta pesante è arrivata anche la beffa dell'infortunio, però sono cose che purtroppo capitano. Noi però guardiamo avanti con fiducia».

Ci si augura che possa tornare a disposizione di Rossi per la trasferta di Milano.

«Sì, dovrebbe tornare tra due settimane. Al di là della partita di domenica, stava attraversando un buon momento e questo infortunio non ci voleva. Come sempre, quando si rientra dopo un infortunio, ci vorrà tempo per riacquisire lo stato e la forma attuali».

12 settembre 2013

Ag. Beltrame: "Il Bari lo ha voluto fortemente, bravo Angelozzi"

E' un momento d'oro per Stefano Beltrame. L'attaccante classe '93, dopo aver marchiato l'esordio con la casacca del Bari con un assist e una prova più che positiva, si è messo in luce anche con la Nazionale Under 20 mettendo a segno due gol nella gara di ieri contro la Polonia. Ho contattato in esclusiva Costantino Lico, procuratore del giovane di proprietà della Juventus, per parlare del suo grande avvio stagione: «Devo dire che il ragazzo è entusiasta della prestazione offerta ieri. Quella d'esordio contro la Svizzera è stata ugualmente un'ottima partita, ma questa è stata eccellente. Dopo l'esordio con il Bari in serie cadetta Stefano era molto carico, arrivava da una forma strepitosa e con tanta voglia di giocare. Non vede l'ora di scendere nuovamente in campo con la maglia del Bari contro il Modena al San Nicola e noi non aspettiamo altro, abbiamo fiducia nel gran lavoro svolto fino ad oggi».

Un segnale importante anche per il Bari.
«Decisamente. Come abbiamo visto, da quando è entrato in campo contro il Siena il volto dell'incontro è cambiato e Stefano è stato il migliore in campo dei suoi. Ci aspettiamo che questa sia una stagione fruttuosa e se lo aspetta anche il Bari che gli ha dimostrato tutta la sua fiducia».

Siete soddisfatti del debutto a Siena, risultato a parte?
«Assolutamente sì, è mancato solo gol. E Se fosse finita 3-3 il Bari non avrebbe rubato niente. Stefano non poteva davvero dare più di così: è entrato così a occhi chiusi e la sua prestazione è stata eccellente. Pur non conoscendo i nuovi compagni e non aspettandosi nemmeno di giocare, lui era tranquillo ed è stato un bell'esordio».

Facciamo un passo indietro: cosa vi ha spinto a preferire i galletti al Cagliari?
«C'erano altre squadre su di lui, in primis il Cagliari ma alla fine la cosa non è andata in porto. E' stato molto bravo il ds dei pugliesi Angelozzi sia con noi che con la Juve, il suo zampino è stato decisivo. E' stato bravo a pazientare fino all'ultimo minuto del mercato e a portare a termine la trattativa».

Beltrame può essere importante per il Bari e il Bari può essere importante per Beltrame?
«Esatto. Abbiamo fatto questa scelta perché Bari è una grande piazza, ha una storia importante ed è una squadra che merita la Serie A, lasciando da parte i problemi economici. Potrebbe significare veramente tanto per Stefano che se lo merita, è un bravissimo ragazzo dentro e fuori dal campo. La società pugliese ha dimostrato una voglia assurda di avere Stefano con quella casacca».

L'ex Samp Esposito: "Che gioia il mio gol nel derby, domenica vorrei un 2-0"

Si avvicina il derby numero 107. Sampdoria e Genoa scenderanno in campo pronte a darsi battaglia nell'incontro che potrebbe segnare la svolta per entrambe. Della sfida di domenica sera e della stracittadina genovese, ne ho parlato con l'ex attaccante blucerchiato Carmine Esposito, che il 7 novembre 2000 si dimostrò decisivo contro i rossoblu sconfitti 2-0.

Un assist e una rete, quella partita difficilmente potrà difficilmente dimenticarla.
«Assolutamente sì. Anche perché appena si entra nella mia camera c'è un poster con la mia esultanza dopo quel fa gol e la corsa sotto la nostra gradinata. Da buon sampdoriano, è stata una gioia incredibile».

Che sapore ha avuto andare a segno sotto la Sud?
«Io penso, e ne sono orgoglioso, che quello di Genova sia in assoluto il derby più bello d'Italia. E fare gol davanti a quei tifosi è una gioia indimenticabile, un'emozione che può essere compresa solo da chi l'ha vissuta in prima persona».

Tra l'altro quello fu un gol molto contestato...
«Fu molto contestato da loro, soprattutto dal mio amico Fabrizio Lorieri (allora portiere del Genoa, ndr), perché sostenevano che io fossi in posizione di fuorigioco, Ma, come diceva Boskov, “è fuorigioco quando arbitro fischia”. E l'arbitro non ha fischiato».

Ma era o non era da annullare il suo gol?
«Onestamente ero leggermente in fuorigioco, però la buona sorte ci ha aiutato e per fortuna è andata bene. Qualcuno da lassù non ha fatto vedere quel fuorigioco millimetrico. E' stato il gol più bello della mia carriera; da tifoso doriano è stato il massimo, è il massimo e sarà sempre il massimo per me».

Insomma lei è stato il “man of the match” di quel derby, chi potrebbe esserlo domenica?
«Ho visto la Samp contro il Bologna e devo dire che mi piace molto Gabbiadini. Potrebbe essere un giovane come lui o il più esperto Eder ad essere decisivo. Insieme formano una buona coppia, hanno soltanto bisogno di tempo. La cosa più importante, comunque, è che la Sampdoria faccia gol e riesca a tirarsi fuori da questo momento negativo. Vincere il derby può consacrarti, perderlo fa riemergere milioni di problemi. Penso che i blucerchiati ce la possano fare, anche grazie all'aiuto dei tifosi che li spingeranno per tutti i novanta minuti».

E se dovesse azzardare un pronostico?
«Mi piacerebbe vedere un secco 2-0, con una Samp che riesca a dilagare anche se non di molto. Questo risultato affosserebbe il Genoa e sarebbe la ciliegina sulla torta vista l'aria di contestazione in casa rossoblu».

11 settembre 2013

Moggi: "Juve-Inter del '98? I nerazzurri dovevano stare zitti"

Spazio all'attesissima sfida tra Inter e Juventus, che aprirà la terza giornata di Serie A. Con la Nazionale che ha centrato il proprio obiettivo, ora tutte le attenzioni sono focalizzate sul derby d'Italia numero 222. Ho intervistato in esclusiva chi lo ha vissuto da vicino per tanti anni, ovvero l'ex direttore generale della Juve Luciano Moggi.

Perché Inter-Juve non è mai una partita normale?
«Inter-Juventus è stato denominato il derby d'Italia e fu il grande Gianni Brera a definirlo così. Si è portata avanti questa nomea ma negli ultimi anni è stato tutto tranne che un derby, perché la Juventus ha dimostrato una superiorità costante nei confronti dell'Inter. Era chiamato derby d'Italia per la forza delle due squadre, ma ora non è più un titolo giusto. Basti pensare che i bianconeri hanno chiuso l'ultimo campionato con trentatré punti in più».

Quanto accaduto il 26 aprile del 1998 contribuì a renderla una gara diversa dalle altre.
«Quel famoso intervento di Iuliano su Ronaldo è un problema arbitrale, stava al direttore di gara giudicare se fosse fallo o meno. Non bisogna dimenticare, invece, che precedentemente la società nerazzurra aveva tesserato l'extracomunitario Recoba andando contro le normative dell'epoca. L'Inter poteva essere retrocessa e non avrebbe giocato nessuna partita a Torino, ma una in Serie B sì».

Ma i nerazzurri avevano ragione a lamentarsi?
«Non credo proprio, dovevano stare solo zitti. La vicenda del tesseramento di Recoba era un fatto acquisito e, oltre alla giustizia sportiva, si è espressa in merito anche la giustizia ordinaria, perseguendo penalmente un dirigente dell'Inter».

Quella era un'Inter da scudetto?
«Diciamo che era una buona Inter. Ecco, a quei tempi si poteva parlare di derby d'Italia, a differenza di adesso».

E questa può essere una antagonista dei bianconeri nella corsa al titolo?
«Penso proprio di no. Ci può stare un discorso relativo alla mancanza di impegni nelle coppe europee che può giocare a favore dell'Inter, ma tra le due squadre c'è un divario troppo ampio che non lascia scampo a interpretazioni. La Juventus potrebbe anche non vincere lo scudetto, però sicuramente non lo perderebbe per mano dell'Inter».

Concludiamo parlando del confronto di sabato.
«Sarà una partita difficile per entrambi, soprattutto per la Juve. L'avvento di Mazzarri ha portato una ventata nuova e sarà tutta un'altra Inter agonisticamente parlando; avrà motivazioni particolari per battere la Juventus. Ci sarà da vedere una gara non bella, ma interessante dal punto di vista agonistico. Gli episodi possono essere decisivi, però i bianconeri non sono assolutamente favoriti».

9 settembre 2013

Pavanello: "Bari-Montemurro, non è finita. Juve e Udinese esempi da seguire"

Campagna acquisti a parte, a tenere vigili i tifosi del Bari quest'estate ci ha pensato la lunga trattativa per la cessione della società. Ma i Matarrese non sono riusciti a trovare l'accordo con Paolo Montemurro, imprenditore barese interessato all'acquisizione del club. Almeno per il momento. Sì perché non è ancora calato definitivamente il sipario, come ci ha raccontato Luigi Massimo Pavanello, intervistato in esclusiva. Pavanello, consulente di mercato per un importante fondo di investimento, è un esperto in materia e ha seguito passo per passo la vicenda.

Signor Pavanello, perché non è andata a buon fine la negoziazione tra i Matarrese e Montemurro?
«Quando ho conosciuto Paolo Montemurro l'ho subito tenuto in grande considerazione perché è un imprenditore con idee molto chiare che voleva portare avanti, insieme al suo socio Luigi Rapullino. Nei mesi scorsi il contatto è stato quasi giornaliero e ci si confrontava molto sulla questione; evidentemente le problematiche incontrate lungo il percorso non erano una normalità per loro, mentre per me rafforzavano la consapevolezza che in Italia questo tipo di trattative riserva molte insidie. La situazione non è mai chiara e trasparente come accade, per esempio, in Inghilterra e Germania dove il passaggio di proprietà è un intervento di maggior valore. La trattativa è andata avanti per diverso tempo e poi è venuta meno perché, oltre alla situazione in rosso del bilancio, è emersa una situazione debitoria nei confronti dell'Agenzia delle Entrate. Ciò condiziona molto la fase di acquisizione e non è un cavillo da poco, anzi è un nodo abbastanza importante. In realtà bisognerebbe capire se i Matarrese stiano cercando investitori che si affianchino a loro o se vogliano cedere il club che guidano da una vita».

Dunque la pista non è tramontata del tutto?
«La speranza è che Montemurro possa riuscire, tramite una serie di sinergie, a riaprire un tavolo che sia costruttivo e molto chiaro, ma anche rapido. Perché l'acquisizione dovrebbe concretizzarsi al massimo entro i primi di ottobre, altrimenti sarebbe inutile continuare a riscaldare questa minestra. Ma la possibilità è ancora aperta. Paolo è una persona molto disponibile e aperta al dialogo e, essendo barese e vivendo la città, respira un'aria favorevole a lui. Mi sono permesso di consigliargli di insistere, perché Bari, oltre ad essere una società di grande tradizione, è una delle realtà più grandi del Sud insieme a Napoli e Palermo. Tutto ciò rappresenta una possibilità di sviluppo sia per la città sia per l'AS Bari, che merita una categoria superiore per tifoseria, bacino di utenza, e dimensione della città. Purtroppo, però, non è facile».

A questo proposito, qual è la differenza tra l'Italia ed altri paesi europei?
«La grande differenza è dovuta sostanzialmente al fatto che i nostri club non hanno uno stadio di proprietà, eccezion fatta per la Juventus e per l'Udinese che presto lo avrà. Ma le società italiane, tolte le big, sono prive di un asset. C'è una forbice molto ampia tra i primi top club e quelli che lottano dalla sesta posizione in giù; la Serie A paga il fatto che, oltre ai diritti televisivi che sono la linfa vitale per tutti i club, tutte le altre voci in entrata, come stadio, marketing, merchandising e settore commerciale, non hanno paragone rispetto ad altri paesi. Questo è frutto anche di un processo culturale più sviluppato. Ci sono margini di miglioramento per questi valori, ma ad oggi i club italiani sono molto sbilanciati».

Allora cosa si può fare per migliorare questa situazione?
«L'idea è quella che gli impianti diventino la priorità principale delle società. Qui deve intervenire la politica e lo Stato deve fare la sua parte con una legge seria che permetta di fare programmi a lungo termine. Poi, come avviene da altre parti, i club devono avere le loro “case” a partire dai campi e dalla sede ufficiale fino a tutte quelle attività annesse che creano aggregazione e un indirizzo comune».

Quindi bisogna seguire la via indicata da Juve e Udinese.
«Sì, bisogna seguire gli esempi di Juventus e Udinese. La gestione di quest'ultima, non solo dal punto di vista tecnico, deve essere presa come faro. Udine non è una città da grandi numeri come bacino di utenza, ma l'Udinese sta cercando tifosi in altre zone; la Slovenia è vicina a loro e non è detto che non possano fidelizzare tifosi in quell'area. Le squadre inglesi hanno molto più seguito e i numeri lo dimostrano. Ad esempio, prima dell'estate il Fulham è stato venduto a cifre impensabili e non è uno dei primi club di Premier League. Mentre le società italiane sono in vendita a cifre basse, basti pensare al Bologna. Con una città così prestigiosa ed importante viene difficile pensare che non ci siano nel tessuto cittadino degli imprenditori interessati...».

Lei ha citato due club come esempio, ma se invece dovesse citare due persone?
«Recentemente ho avuto modo di conoscere Andrea Abodi. Il presidente della Lega Serie B ha idee estremamente chiare e soprattutto la capacità per dare rinnovamento al campionato di B, dimostrandolo nelle ultime stagioni. Il problema è che, guardando negli ultimi tabellini il numero degli spettatori, c'è da mettersi le mani nei capelli. E vedere gli stadi vuoti è una delle cose più brutte. Poi citerei Maurizio Zamparini, con il quale ho un ottimo rapporto e che ritengo un imprenditore molto capace. Purtroppo sta incontrando delle difficoltà con la questione del nuovo stadio per problemi burocratici, ma Palermo merita di essere una piazza da Serie A».

6 settembre 2013

Montecalvo: "Bene Tevez, Higuain e Kakà, ma il mercato italiano..."

Lunedì sera, esattamente alle 23, la finestra estiva di calciomercato ha chiuso i battenti. Adesso la parola passa, come sempre, al campo di gioco che ci dirà chi ha lavorato bene e chi meno in estate. Ma per commentare la campagna acquisti estiva delle big del nostro campionato, ho intervistato in esclusiva Fabio Montecalvo, presidente di FM Communications e di World Football Management.

Che mercato è stato quello concluso pochi giorni fa?
«E' stato un mercato sicuramente “in uscita” per l'Italia. Grandi nomi, grandi top player, hanno varcato i confini nazionali perché purtroppo l'attuale status del Bel Paese non versa in condizioni propriamente soddisfacenti. Se si escludono gli arrivi dì Tevez, Higuain e Kakà, quest'ultimo acquistato con intelligenti strategie al fotofinish, si percepisce immediatamente la “economica atrocitatem”, il disagio economico con cui conviviamo oramai da qualche anno e che ha colpito anche il pianeta calcio. All'estero, invece, se pur colpiti dallo sciame di involuzione economica, molti paesi ospitano le sedi commerciali di magnati provenienti da ogni dove, perché agevolati da sistemi di tassazione più leggeri e più morbidi rispetto a quello italiano. Di conseguenza acquisti onerosi e cache supermilionari, se pur inflazionando il resto del mondo, hanno ancora possibilità di esistere».

Quella di far calare il sipario alle 23 non sembra essere stata una buona idea...
«Assolutamente sì. Molto spesso ci si trova a doversi giocare alcune carte last-minute importanti per poter piazzare, per esempio, quel calciatore magari svincolato o quel grande professionista che non ha più il mercato di una volta. Io, addirittura, prolungherei la sessione estiva dei trasferimenti di una settimana. Del resto, alcuni paesi europei adottano esattamente questa soluzione».

Quale società, in Serie A, è stata a tuo parere la regina di questa campagna acquisti?
«A mio modesto parere credo che la regina del mercato sia stata la Fiorentina. L'anno scorso in televisione ebbi la possibilità di pronosticare una crescita progressiva del club viola, con un planning a medio-lungo termine di 3-4 anni per giungere alla conquista del tricolore. Un gran bel gruppo, quello costruito dal diesse Pradè che al momento vede però ancora davanti Juventus e Napoli, , due compagini di caratura superiore. I complimenti al club dei Della Vallle vanno comunque fatti anche per quanto concerne il mercato in uscita: la bravura di un buon direttore sportivo, esperto di calciomercato , non consiste nel saper acquistare e nello scegliere le migliori soluzioni di formazione - vedi Rossi e Gomez -, ma anche nel saper piazzare quei giocatori che non rientrano nei propri programmi. Quindi voto 8 alla Fiorentina. A proposito di esigenze di campo, invece, sicuramente la Juve è in gran forma. L'operazione Llorente a costo zero è stata una mossa intelligente per il club bianconero, ma manca un esterno di qualità, come poteva essere Zuniga, dopo la cessione di Giaccherini. In mancanza di cross diventerà più complicato, per il bomber spagnolo, inquadrare la porta».

Quale squadra esce invece indebolita dall'estate?
«Forse non c'è, in assoluto, la regina del flop in assoluto, ma vedo, nonostante il buon avvio, l'Inter in posizione meno brillante rispetto agli altri grandi club. Seppur apprezzo e stimo l'ottimo lavoro di Mazzarri, lo stesso tecnico non ha potuto disporre di un mercato in entrata proporzionale alle esigenze di formazione. Nota lieta la cessione di Cassano, vista l'operazione di “spending review” dei nerazzurri e quindi la fuoriuscita del suo oneroso ingaggio».

Il miglior colpo in assoluto chi lo ha messo a segno?
«Per antonomasia il fascino della Vecchia Signora la fa da padrona, avendo siglato l'acquisto di Tevez, top player europeo che già sta rispondendo alle aspettative a suon di gol, assist e giocate raffinate. A seguire direi Higuain per il Napoli; portar via un giocatore al Real Madrid posso assicurarvi che non è per nulla semplice, sopratutto per un centravanti del suo talento. E non per ultimi, gli acquisti di Mario Gomez per la Viola e di Ricky Kakà, il figliuol prodigo che torna a casa Milan del Presidente Berlusconi».

4 settembre 2013

Retroscena: la Samp aveva pensato a Parolo, ma la richiesta del Parma…

La finestra estiva di calciomercato è ormai chiusa e la Sampdoria, approfittando degli ultimi giorni utili per depositare i nuovi contratti, è riuscita a rinforzare sia il reparto centrale che il reparto avanzato. Per quanto riguarda il centrocampo è arrivato, come noto, Birkir Bjarnason dal Pescara, ma insieme all’islandese la società di Corte Lambruschini aveva preso in considerazione un altro giocatore.

Infatti, come raccolto in esclusiva, era stato sondato il terreno per Marco Parolo, individuando in lui il possibile innesto per la zona nevralgica del campo. Il Parma, proprietario del suo cartellino, non aveva chiuso le porte ai blucerchiati, chiedendo però circa 2 milioni di euro per cederlo in comproprietà. A quel punto la Samp ha preferito fare un passo indietro, preferendo Bjarnason all’ex Cesena.

Ag. Bjarnason: "Tanta corsa e voglia di Samp, vi presento il nuovo soldato agli ordini di Rossi"

Lunedì è arrivata la firma tanto attesa, dopo una negoziazione che a tratti sembrava potesse non andare in porto. Ma alla fine, Birkir Bjarnason è diventato un nuovo giocatore della Sampdoria. Il centrocampista islandese è stato prelevato dal Pescara con la formula della comproprietà e, dopo gli impegni con la sua nazionale, sbarcherà a Bogliasco per sostenere i primi allenamenti sotto la guida di Delio Rossi. Per conoscere meglio il neo acquisto e saperne di più sulla trattativa che lo ha portato alla Samp, ho intervistato in esclusiva il procuratore di Bjarnason Stefano Salvini.

Quando è nato l’interesse della Sampdoria per Bjarnason?
«I primi contatti risalgono ad aprile scorso. I dirigenti blucerchiati lo avevano già adocchiato nelle due partite in cui l’avevano affrontato come avversario, soprattutto a gennaio nonostante la pesante sconfitta del Pescara».

L’interessamento, però, non si è concretizzato subito...
«E’ vero. Il nodo da sciogliere inizialmente era relativo al problema di trovare la formula giusta. Abbiamo aspettato perché non si sapeva ancora se il Pescara avesse esercitato o meno il diritto di riscatto, quindi si stava valutando quale pista percorrere. Ad inizio mercato c’era stato un primo affondo per prenderlo in cambio di Renan e di un conguaglio economico, però il Pescara ha detto di no a questa prima proposta».

E poi come sono andate le cose?
«La trattativa è stata messa in standby per valutare eventuali cessioni e per capire se potevano essere utili o meno alcuni giocatori ritornati alla Samp. Poi, evidentemente, hanno ritenuto di avere ancora bisogno di un elemento a centrocampo che conoscesse la Serie A e sono tornati su di lui negli ultimi 10-15 giorni. L’ipotesi del prestito non era più possibile perché il Pescara aveva cambiato tipologia di formula per la cessione; allora abbiamo iniziato a parlare di comproprietà e per fortuna è andato tutto a buon fine, anche se al penultimo giorno di mercato. Il Pescara ha cercato di tenerlo fino all’ultimo, ma la volontà della Sampdoria era ferma e importante. Ma non è stato così semplice definire il tutto».

Lei e il suo assistito avete mai avuto il timore che l’affare potesse non andare in porto?
«Ci sono stati momenti in cui il timore c’era, anche se con la società blucerchiata avevamo già definito la situazione e trovato un accordo di massima in breve tempo, nonostante ci fossero in concomitanza offerte concrete come quella del Sassuolo. La Samp lo voleva e il giocatore voleva la Samp, ma bisogna comunque stare sempre alle direttive della squadra che vende».

Cosa ha spinto il giocatore a preferire la Samp rispetto alle altre squadre interessate?
«Sicuramente la sua paura principale, dato che è da solo da un anno in Italia, era quella di ripetere la stagione dell’anno scorso. Il ripetersi dell’esperienza di Pescara poteva rappresentare una problematica e questo lo ha indotto a riflettere. Le offerte di Sassuolo e Livorno non le abbiamo scartate subito, ma abbiamo chiesto tempo e loro, giustamente, hanno poi virato verso altre soluzioni; l’interesse del Sassuolo era forte, con Di Francesco che si è mosso in prima persona insieme al direttore Bonato. Poi è arrivata la Sampdoria e lui ha preferito i blucerchiati, anche dovendo giocarsi il posto. La sua volontà è stata decisiva perché, al di là di quello che posso avergli consigliato io, la decisione ultima spetta al giocatore».

Quella della comproprietà è una formula che soddisfa tutte le parti in causa?
«La richiesta che mi aveva fatto Sebastiani, nel caso in cui avessimo trovato una soluzione ideale, era quella di definire il trasferimento in compartecipazione o a titolo definitivo. Negli ultimi giorni si è stato a discutere a lungo su questo bonus che alla fine è stato inserito, ma credo sia stato un modo per prendere tempo e per cercare un sostituto di Bjarnason. Il presidente Sebastiani è stato molto corretto, ci aveva dato la sua parola e l’ha mantenuta».

Come ha scoperto Bjarnason?
«Insieme ai nostri scout, l’avevamo scoperto in nazionale due anni fa, lo avevamo seguito allo Standard Liegi e prima ancora nel Viking. Noi seguiamo tanti campionati per poi cercare di andare a prendere i giocatori che ci interessano. L’avevamo considerato come un giocatore per una squadra medio-piccola di Serie A, l’allora ds del Pescara Delli Carri stava cercando un profilo di questo tipo e gli era piaciuto».

Crede che possa adattarsi bene al sistema tattico della Samp?
«A mio parere sì, sia come mezzala sinistra sia in mediana insieme a Obiang o Krsticic ci starebbe molto bene. Ha caratteristiche di inserimento, corre senza palla, mentre nella fase difensiva deve migliorare; secondo me, si può adattare molto bene. Dà sempre il 100%, corre per tutta la partita, uno così in mezzo al campo penso sia molto importante».

Da non dimenticare che è uno dei punti fermi della nazionale islandese ed è stato convocato anche per i prossimi due impegni.
«Assolutamente sì, insieme al veronese Hallfredsson. Lui ha giocato sempre negli ultimi due anni ed è sempre stato titolare in svariati ruoli, anche in posizione più avanzata e si è adattato bene facendo diversi gol. L’Islanda è una nazionale con diversi giocatori bravi come Sigurdsson».

Forse, però, trascorrere una settimana in più agli ordini di Rossi gli avrebbe giovato.
«Sarebbe stato utile conoscere, farsi conoscere e parlare con il mister, ma purtroppo agli impegni con la nazionale bisogna rispondere sempre. Lui ci tiene molto e spera di riuscire a contribuire alla qualificazione ai prossimi Mondiali. Tornerà a Genova giovedì, pronto e arruolabile. Starà poi a mister Rossi decidere cosa fare, ma senza dubbio troverà un nuovo soldato pronto e a disposizione della squadra».

L’esordio nel derby potrebbe essere la ciliegina sulla torta?
«Se giocasse come d’altronde sa giocare, facendo vedere l’impegno a mille come ha dimostrato l’anno scorso, non ci potrebbe essere esordio migliore. Soprattutto a Genova, dove il derby riveste un’importanza fondamentale nell’economia della stagione. Spero che, se anche non dovesse essere tenuto in considerazione per la stracittadina, i tifosi blucerchiati possano capire il reale valore del giocatore e dell’investimento fatto dalla società».

Come risponde a chi vede in lui il sostituto di Poli?
«Possono avere caratteristiche simili. Forse vedo Bjarnason, dal punto di vista dell’impegno agonistico, leggermente superiore, ma solo perché, come ho detto prima, si impegna fino al novantesimo. Con questo non voglio dire che Poli non lo faccia, però Bjarnason corre e va a recuperar palloni dal primo all’ultimo minuto. Credo che questo sia molto importante. Al primo anno in Serie A ha segnato due gol che non rappresentano uno score eccezionale, ma sulla carta si tratta di un ottimo innesto che va a colmare la lacuna causata dall’uscita di Poli».

2 settembre 2013

Genoa, possibile ritorno di Rigoni

Sono ore frenetiche in casa Genoa. Dopo la brutta sconfitta casalinga contro la Fiorentina, come noto, c'è stato un summit di mercato fra il presidente Preziosi e il tecnico Liverani. E' emersa la necessità di rinforzare la squadra, ma il tempo stringe. Per il centrocampo, secondo accreditate indiscrezioni raccolte in esclusiva, si starebbe pensando nuovamente a Marco Rigoni, che da gennaio aveva collezionato 13 presenze e un gol con la maglia rossoblu. Il centrocampista era poi tornato a Novara dopo il mancato riscatto da parte del club ligure, che adesso è tornato sulle sue tracce. Sono attesi sviluppi nelle prossime ore.

1 settembre 2013

Nessun interesse del Palermo per Maresca

In lista di sbarco fin dallo scorso gennaio, Enzo Maresca è ancora alla ricerca di una nuova squadra. Il suo futuro, a poco più di ventiquattr’ore dalla chiusura della finestra estiva di calciomercato, è tutt’altro che definito. L’unica cosa certa, al momento, è che si cercherà una sistemazione fino alla fine. Dal Real Saragazza al Bologna, dal Torino al Levante, il suo nome è stato accostato a diversi club, per ultimo in Palermo. Ma, come raccolto in esclusiva, non ci sarebbe alcun interessamento della società rosanero nei confronti del centrocampista campano, a differenza di quello che si era vociferato. La Sampdoria cerca un acquirente in queste ultime ore di mercato.

Sampdoria, è fatta per Bjarnason: domani visite e firma

La Sampdoria ha finalmente trovato il rinforzo che stava cercando per il suo centrocampo. Manca ancora l’annuncio ufficiale, ma Birkir Bjarnason può essere ormai considerato a tutti gli effetti un nuovo giocatore del club blucerchiato. L’accordo con il Pescara è stato raggiunto sulla base di un milione più 200mila euro di bonus legati alle presenze per la metà del cartellino. Il centrocampista islandese, come raccolto in esclusiva, sarà domani a Genova per effettuare le visite mediche di rito e firmare il contratto che lo legherà alla Samp. A quel punto resterà soltanto da attendere l’ufficialità da parte della società di Corte Lambruschini.

WFM tra Kakà e Damiao: Montecalvo dietro le quinte Milan-Napoli

Prima un contatto con Florentino Perez, con cui sarà nuovamente a colloquio in queste ore, poi con il suo vice José Angel Sanchez. Adriano Galliani ha così avuto modo di appurare che il Real Madrid è realmente disposto a cedere Kakà a costo zero, ma c’è la problematica relativa all’oneroso contratto a complicare la situazione. L’amministratore delegato del Milan ha preso contatto anche con Bosco Leite, il papà-agente del brasiliano, e non è mancata una chiacchierata con il suo rappresentante italiano, Gaetano Paolillo. Ma, stando ad accreditate indiscrezioni raccolte e provenienti da fonti madrilen, dietro le quinte si muoverebbe anche Fabio Montecalvo. Il presidente della World Football Management, in queste ore a Madrid per impegni di consulenza con il Real e per un nuovo incarico presso la tv spagnola Sexta, avrebbe lavorato per favorire il passaggio del brasiliano verso il club di via Turati. Ieri Montecalvo avrebbe preso parte ad un pranzo con Perez, nel ristorante Puerta 57, all'interno dello stadio Santiago Bernabeu. L'obiettivo dei rossoneri è quello di prelevare Kakà a zero e Montecalvo, notoriamente vicino a Silvio Berlusconi , avrebbe detto la sua alla sponda madridista, visti gli altrettanto buoni rapporti con Perez. Una situazione simile lo avrebbe visto protagonista, nel mese di agosto, a Porto Alegre per favorire una mediazione tra Leandro Damiao ed il Napoli di De Laurentiis. L'operazione potrebbe essere portata a termine nelle prossime sessioni di calciomercato. Nodo da sciogliere o limare, la "multa" per portare al San Paolo l’attaccante brasiliano: 50 milioni di euro.