Lavorare nel mondo del calcio come giornalista non significa soltanto seguire competizioni come la Serie A o la Champions League. Come accade a chiunque voglia intraprendere questa affascinante carriera, bisogna partire dal basso magari seguendo i campionati dilettantistici o giovanili. Lo si comprende anche dal racconto della preparatissima e super competente Federica Aliberti, la “Lady B” di questa settimana.
Quando è iniziata la tua passione per il calcio?
“Ero piccolissima, sinceramente non ricordo il momento esatto, so però che il mio percorso è stato insolito. Nella mia famiglia c'era solo un amante del calcio: mio nonno paterno, Giovanni, era tifoso del Toro ma non ebbi purtroppo possibilità di conoscerlo. Non solo la mia non è mai stata una famiglia appassionata di calcio, ma mio padre Anselmo, classe '48, lo detestava nel vero senso della parola: non tollerava tutto ciò che poteva ruotare intorno a questo sport e riteneva che seguirlo fosse indice di debolezza e scarso intelletto. Quindi, quando già ai tempi dell'asilo mi scopriva sul divano a guardare una qualche partita, mi rimproverava e mi faceva cambiare immediatamente canale. Per non parlare del pacchetto Telepiù: papà aveva fatto l'abbonamento completo da subito e per me il sabato e domenica erano un continuo fingere di guardare i cartoni per poi, appena non venivo scoperta, cambiare canale e guardarmi una qualsiasi partita di calcio. Posso quindi dire di aver scelto prima il calcio e poi, durante i primi tempi delle elementari, mi ritrovai a scegliere di essere bianconera. L'amore per la Juventus e la passione sfrenata per il calcio mi portarono presto a collezionare le figurine Panini, a cercare poster e a collezionarli, senza però poterli appendere. Pensa che, soltanto lo scorso 12 dicembre, sono riuscita a far vedere a mio padre Roma-Juventus. Incredibile, ha visto tutto il secondo tempo con me comodamente seduto sul divano, bevendo uno dei suoi liquori e fumando il suo solito Toscano”.
La tua prima volta allo stadio?
“Frequentavo la prima media. Mia madre, pur di realizzare il mio ''sogno stadio'', organizzò all'insaputa di mio padre una splendida gita al Delle Alpi, chiedendo ad un caro amico di famiglia di portarmici. Era il 20 dicembre 1998, si disputava Juventus-Salernitana. Ricordo che la notte precedente non dormii e che una volta arrivata lì, il cuore mi batteva a mille. Fu un'emozione indescrivibile che mi accompagnò durante tutta la partita e oltre: sognai tanto quel giorno, forse perché, oltre alla passione, in fondo stavo andando contro il volere di mio padre, che una figlia tifosa proprio non la voleva. La gara finì 3-0. La cosa incredibile è che, proprio in quegli anni, il presidente della Salernitana era Aniello Aliberti, portatore del mio stesso cognome. Fu proprio un segno del destino. Da allora non smisi più di andare allo stadio e mio padre, con rammarico, dovette abituarsi”.
Quando e come hai cominciato a svolgere questa professione?
“Unire passione e lavoro è stata una svolta molto recente, nel 2011. Sono laureanda in giurisprudenza e diventare una giornalista professionista era ed è la mia ambizione lavorativa. Da due anni scrivevo di attualità per alcuni portali web. Inoltre cercavo un rotocalco per cui scrivere regolarmente, ma con questa crisi era davvero difficile. Poi al rientro dalle vacanze estive, ecco un annuncio: il settimanale di calcio Sprint & Sport stava cercando nuovi collaboratori, sia sul campo che in redazione. Ebbene, ho sostenuto il colloquio e, con mia grande gioia, mi hanno presa. Ho fatto che ''fare l'en plain'': campo e redazione. Seguo prevalentemente la primavera della Juventus, oltre agli Allievi Nazionali, Berretti e Giovanissimi Nazionali, gironi A e B”.
Quali sono gli aspetti più belli del tuo lavoro?
“Seguendo i giovani, la cosa più emozionante è vedere questi talentuosi ragazzi giocare per crescere e migliorarsi. Conoscono il fair play e sul campo trasmettono un'energia frizzante, determinata e davvero emozionante. Ho molta voglia di vedere poi come si evolveranno le loro vite sul campo, so già che alcuni di loro faranno una grande carriera. L'altro aspetto bellissimo è poter lavorare a contatto di grandi uomini ed ex giocatori della Vecchia Signora come Gianluca Pessotto, responsabile organizzativo del settore giovanile della Juventus, persona davvero affabile e stimata”.
Chi è il tuo giocatore preferito?
“Se vogliamo parlare del calcio mondiale, io ti parlo del super Pallone d'oro Lionel Andrés Messi Cuccittini, meglio conosciuto come Lionel Messi. E' un attaccante sensazionale, mio coetaneo tra l'altro”.
Quale grande campione sogni di intervistare?
“Intervisterei Falcao, ex centrocampista della Roma, secondo me uno dei più grandi calciatori degli ultimi trent'anni. Non solo è stato un grande atleta regista in campo, ma ha anche avuto una vita privata travagliata tra cui si parla di un matrimonio difficile, un figlio extra coniugale riconosciuto poi e un flirt con la defunta pornostar Moana Pozzi; sarebbe interessante capire, ormai a giochi conclusi, come ha condotto queste due vite parallele così diverse, anche se ormai genio e sregolatezza non sono più componenti così rare nel calcio”.
Secondo te, quali squadre di questa Serie Bwin potranno contendersi la promozione?
“Secondo me se la giocano bene Torino, Sassuolo, Pescara, Varese e Brescia. Ciò che è sicuro è che vorrei il Toro di nuovo in A per poter rivedere un bel derby torinese, con vittoria bianconera ovviamente”.
Chi sono i giovani di questo campionato che ti hanno impressionato maggiormente?
“Io punterei su dei giovani talentuosi come i ventenni Ciro Immobile e Lorenzo Insigne entrambi del Pescara, Alen Stevanovic centrocampista del Torino classe '91 e Gianluca Sansone attaccante classe '87 del Sassuolo”.
Sogno nel cassetto per la tua carriera?
“Rubare il posto a Valeria Ciardiello, presentatrice di Juventus Channel. Scherzi a parte, adoro scrivere di calcio ma so che me la caverei anche davanti ad uno schermo, non ho inibizioni, anzi. Ho un carattere deciso e il mio modo di lavorare è molto puntiglioso e meticoloso: vorrei semplicemente crescere e migliorare nel mio lavoro che, nel mio piccolo, è la mia gioia e la mia grande fonte di soddisfazione. Non lo lascerei per nulla al mondo ora come ora”.
Con cosa vorresti concludere questa chiacchierata?
“Io ho un sogno per il calcio. Vorrei che il calcio si purificasse, da dentro e da fuori. Niente più calcioscommesse, basta violenza negli stadi, basta comportamenti scorretti da parte di calciatori sul campo e fuori. Il calcio dev'essere una cosa bella, un momento conviviale, di educazione, amore e passione”.
Nessun commento:
Posta un commento