8 giugno 2013

Mascetti: "Napoli? Nessun contatto, ma sono lusingato. Lasciamo lavorare De Laurentiis e Bigon"

Dopo gli addii di Walter Mazzarri, del suo staff e di Giuseppe Santoro, il Napoli sta pian piano ricomponendo i pezzi di un mosaico che probabilmente sarà definito una volta per tutte la prossima settimana. A proposito del ruolo di team manager, l'ex difensore azzurro Gianluca Grava potrebbe assumere un ruolo nel settore giovanile o come collaboratore di Rafa Benitez. Ecco perché potrebbe rispuntare il nome di Matteo Mascetti, ex tm di Hellas Verona e Brescia. Lo ho contattato in esclusiva.

Sembra che il Napoli possa destinare Grava alle giovanili. Prende corpo quindi la sua candidatura?
«Non so cosa rispondere, non per segretezza o discrezione, ma semplicemente perché non ho ricevuto alcuna chiamata. Se il mio nome è realmente sul taccuino della dirigenza posso soltanto esserne lusingato. Gianluca Grava è un ragazzo perbene ed intelligente, sceglierà il ruolo che ritiene più adatto alla sua figura compatibilmente a quanto gli proporrà la società».

Sappiamo della stima che ha verso Bigon e verso De Laurentis. Non ha pensato di farsi vivo ed appurare le indiscrezioni?
«Assolutamente no, per almeno tre motivi. In primis non ho mai avuto l’onore di conoscere personalmente il presidente. In secondo luogo, il rapporto che mi lega al direttore è di grande stima e rispetto reciproco; lui è il direttore ed io l’eventuale team manager, quindi resto a sua disposizione. Infine, e sarà probabilmente un mio difetto, non è nella mia natura propormi, farmi vedere, sentire o asfissiare chi deve prendere decisioni per forzarne le scelte perché credo sia controproducente. Una volta data la disponibilità è meglio starsene buoni da parte. Già parlare con la stampa è motivo di imbarazzo per uno come me che parla sempre un po’ meno del necessario».

Ma se fosse davvero lei il futuro team manager azzurro, non avrebbe timore d’aver vita dura per i rapporti storicamente difficili tra Verona e Napoli?
«Sinceramente no, altrimenti non sarei andato nemmeno a lavorare a Brescia per lo stesso motivo ed invece ho coltivato grandi amicizie. Nel lavoro i campanili non esistono. A Napoli sarei il primo tifoso del Napoli, così come lo fui a Verona, a Brescia e in qualunque città mi capiterà di andare a lavorare».

Per un team manager, cosa può avere in più una piazza come quella partenopea?

«Il calore della gente. Potrebbe sembrare una risposta scontata, ma a Napoli si vive per il Napoli e le pressioni di tifoseria e stampa sono fuori dal comune, sia quando le cose vanno bene sia quando non vanno come ci si aspetta».

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