8 giugno 2013

Montecalvo: "Juve, la cessione di un big per trionfare in Europa. Allegri il tecnico giusto per il Milan, Montella da scudetto"

Ho intervistato in esclusiva Fabio Montecalvo. Con il presidente di FM Communications e di WFM abbiamo analizzato il presente e sopratttutto il futuro di due squadre a lui molto vicine, la Juventus ed il Milan.

Tricolore alla Juve per il secondo anno consecutivo: come divideresti, in percentuale, i meriti di questa stagione?
«Tricolore bis meritatissimo e, alla fine, anche con notevole distacco dal Napoli, a cui vanno comunque fatti i complimenti per la grandissima stagione disputata. Come ho già avuto modo di sottolineare, in occasione del ritorno alla conquista dello scudetto nel 2012, i meriti della Juventus vanno distribuiti a 360 gradi, non solo al settore tecnico, che sul campo ha confermato una superiorità tecnico-tattica tale meritare gli “assoluti” del campionato italiano, ma allo stesso modo al “corporate” di corso Galileo Ferraris, che ha dimostrato ancora una volta di aver saputo trasferire il proprio know-how dalle scrivanie al terreno di gioco. Un team ben costruito e collaudato, in stile “made in Europe”, come a me piace definire l'ambiente bianconero, in rodaggio verso i futuri obiettivi che guardano all'Europa».

Resta però l'amarezza di non essere riusciti a superare i quarti di Champions. Che rinforzi occorrono per colmare il gap con le big europee?
«Come dicevo, lo stile “made in Euope” che contraddistingue l'entourage del presidente Andrea Agnelli ha tutti i presupposti per poter tornare a trionfare anche in Europa e nel mondo. C'è, da quest'anno, il valore aggiunto dello Juventus Stadium che rende la compagine juventina un club europeo a tutti gli effetti. Il gap tecnico che, in questo momento, la separa da quelle che han dimostrato d'essere le big d'Europa, riguarda solo e soltanto il fattore campo. La società c'è, è solida, con una storia e un palmarès che conferma il “claim” di Vecchia Signora. Va colmato il parco giocatori che necessita, per i motivi che i quarti di Champions hanno evidenziato, un intervento sul mercato, tale da poter rinforzare la rosa bianconera con 4-5 calciatori di primissimo livello, cioè di quei cosiddetti “top players” con esperienza internazionale, così come il linguaggio modaiolo del calcio ci ha “imposto” di definirli».

Credi che sia necessaria la cessione di un big per arrivare al tanto agognato top player?
«Se dovessi rispondere sulla base del principio che vorrebbe, anzi, che vuole l'adeguamento al “fair play” finanziario sia per le big sia per i club di “dimensioni umane”, allora la risposta sarebbe direttamente proporzionale alla domanda. Quindi, direi, di sì. Cederei un big per poi reinvestire in un top player internazionale. Se, invece, devo esporre una considerazione concernente il livello di competitività di una big come la Juve, tale da poter ambire al massimo titolo europeo per club, allora direi che la Juventus è quasi obbligata a investire in un contesto che la vorrebbe protagonista ai massimi livelli di mercato».

Qual è l'attaccante che farebbe davvero al caso di Conte in questo momento?
«Tevez, Jovetic, Suarez, Higuain... Questi sono i nomi degli arieti dell'area di rigore che si accosterebbero meglio alla Juventus. Su alcuni di essi credo che ci siano già interessi per meglio comprendere le fasi essenziali di un eventuale trasferimento in bianconero, ad opera dei sopra citati top players».

Passiamo al Milan. Ritieni che, in fin dei conti, i rossoneri abbiano meritato di approdare ai quarti di Champions?
«Fiorentina e Milan hanno disputato entrambe un grandissimo campionato. Il Milan, in particolare, credo sia da premiare maggiormente nel senso che, partendo dalla posizione di classifica occupata nelle prime dieci giornate, assolutamente negativa e lontana da obiettivi da primato che un club come quello rossonero si pone all'inizio della stagione, è riuscito a recuperare spostandosi dalla parte destra a quella sinistra della classifica e poi perché la squadra di Allegri è stata anche in grado di perseverare nella conquista delle prime posizioni, tanto da arrivare, fino all'ultimo mach, a garantirsi la qualificazione in Champions League. Le polemiche, come sempre in Italia accade, lasciano il tempo che trovano. Allegri ha fatto un grandissimo lavoro con il proprio gruppo e la sua fortuna si chiama anche e sopratutto, Silvio Berlusconi, la cui presenza, al posto giusto e nel momento giusto, ha inculcato in ogni singolo giocatore le giuste motivazioni trasformate poi nelle vittorie sul campo. Grande merito ai viola, che con una nuova squadra assemblata e costruita in pochissimo tempo, hanno chiuso il campionato 70 punti dimostrandosi un club con ambizioni europee».

A proposito, avresti visto bene Montella al posto di Allegri?

«Il caso Allegri è stato al centro delle attenzioni di media e tifosi nelle settimane immediatamente successive alla fine del campionato, ma ho apprezzato molto la scelta del club rossonero di proseguire con il tecnico toscano che meglio di qualunque altro conosce l'esigenza degli uomini di Milanello. Caratteristiche e peculiarità, queste ultime, dimostrate già nel corso della stagione che ha visto mister Allegri e i suoi calciatori protagonisti di una rimonta che li ha portati da una zona confinante con i quartieri bassi della retrocessione sino al quarto posto, ovvero al raggiungimento della zona Champions League. Per quanto concerne l'amico Vincenzo Montella, non si può che dar adito alle sue elevate capacità dimostrate sia come tecnico sia come team-leader di un grande gruppo, quale è stato quello viola quest'anno. Credo che nei prossimi anni andrà a dirigere un gruppo pronto per la conquista del tricolore».

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