15 maggio 2013

D’Agostino, il piccolo Cassano: "Voglio fare bene per tornare alla Samp, sogno un gol sotto la Sud"

Lo chiamavano il piccolo Cassano. Stefano D’Agostino, genovese doc cresciuto nel settore giovanile blucerchiato, è reduce da due stagioni sfortunate in Lega Pro. In questa stagione con il Catanzaro, che detiene metà del suo cartellino, non è riuscito a mettere in mostra quelle qualità che avevano portato la Sampdoria a credere fortemente in lui. In attesa che le due società si accordino sul suo futuro, il fantasista classe '92 ha fatto ritorno nella sua città. Lo ho incontrato per un'intervista esclusiva.

Stefano, appena terminato il campionato sei subito tornato a Genova. Ti mancava?
«Con Genova ho un legame fortissimo, sono attaccatissimo alla mia città. Quando sono lontano non provo nostalgia per la città e per la famiglia proprio perché c'è un legame talmente forte che non ho bisogno di stare qui. Genova è sempre dentro di me».

E lo hai dimostrato anche con la maglia dedicata a chi ha perso la vita nella tragedia della scorsa settimana...
«Esatto, non si trattava di una cosa calcistica. Lo avevo fatto anche l'anno scorso per i morti a causa dell'alluvione. Sono sempre vicino alla mia terra».

Com’è andata la tua stagione a Catanzaro?
«Ero partito benissimo ed ero ben visto da tutti sin dal ritiro estivo. Ho giocato nelle prime giornate, poi, dopo la partita con il Frosinone (ad inizio novembre, ndr), ci sono stati dei dissidi con mister Cozza e così sono stato messo fuori rosa. Io aspettavo che arrivasse gennaio per andare a giocare altrove dato che molte squadre, come il Gubbio, si interessarono a me. Ma il presidente Cosentino e il dg Ortoli, che stravedono per me, non mi hanno voluto lasciar partire, considerandomi un giocatore che può arrivare ad alti livelli alti. Alla fine sono rimasto e ho continuato ad allenarmi fino a domenica, quando sono sceso in campo nell'ultima giornata a Gubbio».

Ti aspettavi di avere più spazio in campo?
«Assolutamente sì, ma mi fa comunque piacere che il Catanzaro abbia deciso di puntare su di me in questo modo».

A livello personale è stata comunque un’esperienza che ti ha arricchito?
«Senza dubbio. A livello calcistico credo di essere pronto per giocare in determinate categorie, mentre a a livello caratteriale credo di avere ancora qualcosa da imparare. Questa stagione decisamente inaspettata è servita tantissimo alla mia crescita. Per quanto riguarda il lato caratteriale ho ancora un po' di strada da fare».

Anche l’anno scorso, con la Triestina, non fu un’annata proprio fortunata...
«C'era una situazione diversa. Anche a Trieste sono partito bene e nella prima parte di stagione ho giocato. A gennaio, quando la società è fallita, dovevo tornare alla Sampdoria ma un cavillo legato al contratto non me lo ha permesso. Così sono stato costretto a fare ritorno alla Triestina, dove però non ero più ben voluto e fui messo fuori squadra».

In due stagioni in Lega Pro hai collezionato soltanto 12 presenze. Cosa non è funzionato?
«Ripeto, a livello caratteriale e di atteggiamento sto migliorando col tempo e sto diventando un uomo. Una volta che metterò a posto queste due cose, sono convinto che potrò fare veramente bene. Sicuramente non ho dimostrato tutto quello che so fare».

Eppure eri considerato un elemento di spicco delle giovanili blucerchiate...
«E' vero. Nel settore giovanile della Sampdoria ho trascorso un periodo fantastico ed ero tenuto in grandissima considerazione, tanto da essere messo sotto contratto a 17 anni. Poi c'è stata la mia prima esperienza lontano da Genova in una piazza importante come quella di Trieste. Ma, nonostante questi anni negativi, sono sicuro che un giorno vestirò la maglia della Samp».

Quali sono le principali differenze che hai trovato passando dalla Primavera alla Lega Pro?
«Molti dicono che la Lega Pro è un campionato più difficile, io dico solamente che è diverso. Il campionato Primavera è un insieme di tattica, tecnica ed individualità, mentre in Lega pro vince la squadra più cattiva e compatta. E' un campionato molto più fisico, ma se sei bravo la categoria non conta nulla».

Più di una volta sei stato paragonato ad Antonio Cassano. Ti rivedi in lui?
«Spero di assomigliargli, mi hanno accostato a Cassano per certe giocate e per il carattere. Il mio punto di forza sono proprio le qualità tecniche, ma lui è un fenomeno e mi basterebbe essere un decimo di quello che è. Quando eravamo entrambi alla Samp avevo avuto modo di parlargli, lui mi faceva spesso i complimenti dopo l'allenamento».

Ti sei chiesto perché, in questi anni, la Samp non ha mai puntato su di te?
«Forse quando sono uscito dalla Primavera potevo aspettarmelo, ma negli ultimi due anni non ho ancora dimostrato nulla. Se la scorsa estate mi hanno riscattato dalla Triesta quindi credo che puntino su di me. Se riuscirò a mostrare le qualità che loro conoscono, è normale che potrò avere la chance di ritornare. Sta a me, la responsabilità è tutta mia».

Con la retrocessione in Serie B, credevi di poter essere uno dei tanti giovani lanciati la scorsa stagione?
«Se magari fossi tornato a giocare in Primavera o fossi rimasto sì, ma l'anno scorso l'intenzione era quella di ritornare immediatamente in Serie A. Sinceramente non pensavo che potessi avere l'opportunità. Alla fine gli unici giovani che hanno avuto spazio sono stati Obiang e Krsticic che se lo sono guadagnato e poi in attacco c'era gente esperta come Eder, Maccarone e Piovaccari. C'è anche da dire che tutti questi cambi a livello societario non fanno bene ai giovani. Sensibile, ad esempio, stravedeva per me».

A proposito di giovani, in Primavera hai giocato con Obiang e Krsticic...
«Soprattutto con Pedro siamo molto amici, ci conosciamo da quando avevamo sedici anni. Avendo giocato con loro, mi aspettavo che potessero arrivare a certi livelli. Al mio ultimo anno di Primavera formavamo una squadra fortissima insieme a Zaza, Rizzo, Masi, Tozzo, Blondett, Patacchiola. E pensare che Mauro (Icardi, ndr) era in panchina».

Parliamo del tuo futuro: Samp e Catanzaro dovranno sciogliere il nodo comproprietà.
«Sì e in questi giorni ci sarà un incontro tra il mio entourage e il direttore Osti».

Ma quale sarebbe la tua volontà?
«Unicamente quella di fare bene il prossimo anno. L’importante sarà riuscire a fare bene, indipendentemente dalla maglia che indosserò, ma nei miei piani futuri c'è la Sampdoria».

Tutti hanno un sogno nel cassetto. Qual è il tuo?
«Fare gol sotto la Sud con la maglia blucerchiata. E poi spaccare la bandierina (ride, ndr)».

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