8 maggio 2013

Ag. FIFA Biasin: "Vi presento il progetto della AMSports. William sfortunato a Modena, un giovanissimo brasiliano in prova al Milan"

In Italia si stanno diffondendo sempre di più le società di servizi per calciatori e di procuratori. Tra queste, una in forte espansione e sviluppo è la AMSports degli agenti FIFA Alessandro Magni e Giulio Biasin. Quest'ultimo è stato intervistato in esclusiva per affrontare diversi temi caldi e di stretta attualità.

Quando e come è nata la AMSports?
«Io e il mio socio Magni ci siamo conosciuti al corso per agenti FIFA, da allora non ci siamo più separati. Abbiamo fatto un mix delle nostre mentalità e delle nostre esperienze: lui veniva da dodici anni da giornalista, io da quindici anni da venditore. Ci avvaliamo inoltre della preziosa collaborazione di Francesco Sortino, ex calciatore, che tiene in piedi la nostra struttura soprattutto quando noi ci troviamo all’estero. Lui gestisce per noi tutto il mercato italiano, sa gestire le varie situazioni e ragiona proprio come noi. Il nostro denominatore comune è non lavorare solo in Italia, sia per il mercato in entrata che in uscita. L'idea di base è quella di andare a cercare giovani talenti nei paesi sudamericani, Argentina e Brasile su tutti, per poi cercare di portarli in Europa con slancio verso l'Asia. In Italia i giovani, quando finisce il periodo nel quale portano dei contributi economici al proprio club, si ritrovano con l'acqua alla gola perché vengono rimpiazzati da giocatori più giovani. Noi abbiamo iniziato a lavorare con questa fascia di giocatori su mercati europei inferiori a quelli principali e su quelli asiatici; la maggior parte di questi giocatori riesce ad accasarsi in una massima serie, seppur di un campionato minore. Questo modus operandi ci ha portato a stringere delle partnership con addetti ai lavori che vivono in paesi come Indonesia, Romania, Grecia, Bulgaria, ma anche paesi calcisticamente più avanzati come la Spagna. Noi seguiamo questo flusso che va dal Sud America all'Asia, passando per l'Europa e questo ci ha portato, negli ultimi due anni, a dover viaggiare anche una volta al mese. Ma abbiamo introdotto un’altra novità».

Quale?
«Siamo usciti dalla logica delle date del calciomercato italiano. Per noi il 31 di agosto o il 31 di gennaio non rappresentano l'ultimo giorno di mercato, sono una data come tante altre perché, indipendentemente dai giorni di chiusura in Italia, noi guardiamo all’estero. Ogni stato ha la sua finestra di calciomercato in un periodo diverso e noi le sfruttiamo nel rispetto delle regole imposte dalla FIFA. Questo ci sta facendo avere tanto successo, ma siamo stati costretti a farlo anche dalle regole vigenti nel nostro paese. Il problema è che diventa più macchinoso portare un ragazzo di una scuola calcio italiana ad una società importante che portare un brasiliano in Italia. Questo accade soprattutto perché si intromettono terzi, spesso parenti o conoscenti del ragazzo, e questo crea danno al giocatore stesso».

Qual è, a tuo parere, il segreto del procuratore del futuro?
«Essere globale al 100%, non si può pensare di poter lavorare nell'ambito della tua sfera fisica e mentale. Il mercato è globale e quello del calcio lo è ancora di più; si stanno avvicinando al mondo del calcio arabi, indiani, cinesi e non bisogna sottovalutare questo aspetto. Se sei italiano non puoi pretendere di poter lavorare solo in Italia. Questo modo di lavorare ti dà inoltre una soddisfazione maggiore pur essendo molto impegnativo, anche perché bisogna confrontarsi e scontrarsi con realtà straniere e molto diverse dalla nostra. Questo tipo di approccio si sta allargando a macchia d'olio e noi, viaggiando tanto, riusciamo a trovare sempre più situazioni interessanti».

Se dovessi citare, tra i vostri assistiti, due giocatori sui quali puntate fortemente?
«In primis direi William, attaccante classe '92 di proprietà del Genoa e attualmente in prestito al Modena; quest’anno ha avuto sfortuna, è infortunato ma sta recuperando. Ha ancora due anni di contratto con i rossoblu, avendo firmato un quadriennale nell'estate del 2011, e la società punta tanto su di lui. E’ uno dei primi giocatori che abbiamo portato in Italia, dal Corinthians, ed è munito di doppio passaporto portoghese e brasiliano. Se poi dovessi fare un secondo nome, direi Nicolas Mazzola. Si tratta di un centravanti argentino classe '90, veniva da un lungo infortunio e per avvicinarlo all'Europa lo abbiamo portato al Locarno, nella seconda divisione svizzera. E’ sotto contratto fino al 2014, ma se una società italiana si farà avanti per lui il Locarno non gli metterà i bastoni fra le ruote. Ma c’è un altro giovanissimo sudamericano di cui vorrei parlare…».

Prego.
«Si chiama Hygor Barbosa, l’ho scoperto in Brasile. E’ un difensore centrale di piede mancino classe ’99 e alto 1,92. L’abbiamo già portato in Italia per sostenere un periodo di prova con Milan, Padova e Vicenza. In questo momento stiamo perfezionando i suoi documenti, che rappresenta uno dei principali problemi con i giovani extracomunitari. Noi ci adoperiamo per non far avere problemi di tesseramento alle società, ci occupiamo noi di tutto. Ci stiamo specializzando anche in questo e abbiamo una persona addetta a questo compito specifico».

Ci avviciniamo all'estate, che tipo di mercato dobbiamo aspettarci dalle italiane?
«Sarà tutto un gioco a somma zero. Mi spiego facendo un esempio. Se il Milan venderà El Shaarawy a 35 milioni di euro, comprerà un giocatore a 15 milioni e un altro a 20 milioni. Oppure ci saranno club costretti a vendere per coprire i propri debiti. In Italia ci sono tanti giocatori che non si meritano gli stipendi altissimi che percepiscono; ci vorrebbe un minimo di senso logico. E' da un paio di anni che gli imprenditori italiani hanno smesso di investire sul calcio e allora si cerca di tamponare tutto nel giro di pochi anni, ma non è per niente semplice».

Nessun commento: