Da Cava dei Tirreni alla Serbia, dalla Campania a Belgrado. C'è anche un po' di Italia nella Serbia di Sinisa Mihajlovic.
E non perché Miha ha dei trascorsi da giocatore e da allenatore in
Serie A, ma perché può contare sul suo assistente e collaboratore
tecnico Emilio De Leo. Una bella soddisfazione, una
vera e propria favola calcistica che lo stesso De Leo ha deciso di
raccontare in esclusiva.
Mister, ci racconti come è avvenuta la chiamata di Mihajlovic.
“E' iniziato tutto diverso tempo fa, quando inviai ad una serie
di allenatori miei lavori, report tattici quando scrivevo per
allenatore.net. Avevo analizzato varie situazioni tattiche, raccolsi
quello che avevo prodotto negli anni passati e inviai tutto ad alcuni
tecnici tra cui Fausto Salsano, assistente di Roberto Mancini al
Manchester City. Mi contattarono alcuni di questi allenatori ed allora
avviai alcune collaborazioni. Successivamente lo stesso Salsano mi
chiamò facendomi i complimenti e chiedendomi di incontrarci. Da lì
nacque un rapporto di stima e di collaborazione; con Salsano sono stato a
Manchester in tre occasioni per prestare la mia opera e in quel periodo
ho iniziato una serie di collaborazioni tecniche con Sinisa Mihajlovic,
allora tecnico del Bologna, che conosceva Mancini e Salsano dai tempi
dell'Inter quando erano insieme nello staff tecnico; in maniera
indiretta mi è arrivata questa sua richiesta, dato che mi sono
specializzato su determinati aspetti. Mihajlovic mi ha chiesto di
collaborare ed è iniziato il nostro rapporto. Dopo di che non ci siamo
più sentiti fino a che qualche mese fa, quando a novembre ho ricevuto la
chiamata di Salsano dicendomi 'Sinisa sta per accettare una proposta
che gli è arrivata e ti vorrebbe con sé, ma te ne parlerà meglio lui. Mi
ha chiesto di contattarti dato che è rimasto molto soddisfatto dai
tempi del Bologna'. Da gennaio scorso fino a quando non abbiamo iniziato
ufficialmente con la Serbia, io e Mihajlovic ci siamo visti una volta
alla settimana a Roma, dove lui abitava. Mi commissionava una serie di
lavori: sia studi di varie partite sia cose legate a questa nuova
esperienza che abbiamo intrapreso insieme. Da un lato mi ha voluto
mettere ulteriormente alla prova, dall'altro è iniziato in maniera
diretta il nostro lavoro. Poi siamo partiti ufficialmente; di ritorno
dalle tre gare amichevoli all'estero, ho firmato con la federazione
serba a Belgrado e ho fatto ritorno in Italia”.
Facciamo un passo indietro. Con le giovanili di Cavese e
Nocerina ha raggiunto traguardi importanti, cosa ricorda di quelle
esperienze?
“A coronamento di una grande annata nella stagione 2006-07 quando
con la Cavese ci laureammo campioni d'Italia, sono stato premiato a San
Severino Marche come uno dei migliori giovani allenatori insieme a
Stramaccioni ed Evani. Allo stesso tempo, mi sono sempre piazzato primo
in graduatoria nel conseguimento del patentino di allenatore UEFA B e e
di quello di allenatore di atletica leggera FIDAL. A proposito delle
esperienze nel settore giovanile di Cavese e Nocerina, mi hanno aiutato
tantissimo soprattutto perché ho sempre avuto approccio professionale al
mio lavoro. A volte non nego di aver compiuto scelte meno impegnative o
meno eclatanti, a patto che però mi consentissero di sperimentare
situazioni tattiche che poi proponevo in concreto. Avere un approccio
professionale, curare i dettagli anche nelle categorie inferiori: tutto
ciò me lo ritrovo adesso. Quelle esperienze mi hanno anche trasmesso la
capacità di farsi rispettare a livelli bassi e con i ragazzi, cosa che
ti tempra: devi saper stare al tuo posto, ascoltare, trovare la chiave
giusta per farti rispettare e per essere un esempio per tutti i
calciatori. Aver fatto questa gavetta mi è servito per maturare e
sentirmi anche sereno al cospetto di grandi calciatori come quelli con
cui mi trovo a che fare nella nazionale serba”.
Poi ha lavorato anche con Fiorentina, Banik Ostrava e Manchester City...
“Tra quelli che mi contattarono c'era anche l'agente FIFA Antonio
Salerno che aveva ricevuto incarico dall'amministratore delegato della
Fiorentina Sandro Mencucci di organizzare un camp in Canada a Vancouver.
Il manager in questione mi contattò, perché doveva selezionare un
allenatore del sud e uno del nord Italia. Per circa quindici giorni
allenammo dei ragazzi canadesi per conto della Fiorentina al cospetto di
Mencucci. Contemporaneamente mi chiamò Karol Marko, allora tecnico
della formazione ceca del Banik Ostrava. Quando nel week end successivo
avrebbe dovuto affrontare in campionato lo Sparta Praga, mi chiese una
serie di consulenze sul 4-2-3-1, modulo che lui utilizzava e sul quale
ho lavorato molto in questi anni. Marko mi invitò in Repubblica Ceca,
dove sono rimasto per due settimane a collaborare con lui. Poi, quando
sono tornato a casa, ogni settimana mi faceva arrivare dei dvd delle
squadre avversare e io le studiavo. Il campionato 2010/11 si concluse
nel migliore dei modi, con la salvezza del Banik Ostrava. Fin da quando
sono arrivato a Manchester, invece, insieme a Salsano e Battara
preparavo relazioni sugli avversari. E' stata sicuramente un'esperienza
professionale molto importante, che mi ha aiutato a continuare questo
genere di lavoro”.
Come descriverebbe il suo rapporto con Mihajlovic?
“Ho fatto esperienze a tantissimi livelli differenti in questi
anni, ottenendo anche diversi risultati importanti. Sono partito da
zero, inventandomi questo lavoro con estrema dignità e mister Mihajlovic
si è dimostrata una persona leale, diretta e che non usa troppi giri di
parole. Non posso che dire cose positive su di lui. E' vero che è
persona di poche parole, ma è un tipo tosto, che crede in determinati
valori. Il ct Mihajlovic sta facendo un gran lavoro a livello
tecnico-tattico, gestionale e motivazionale, nutre grande attenzione nei
confronti del mio lavoro sul piano tecnico e tattico. Devo dire che si è
venuta a creare un'ottima sinergia”.
Quali sono i cambiamenti che volete apportare a questa nazionale?
“Dopo la mancata qualificazione agli Europei attualmente in
corso, c'è stato un cambio generazionale importante. Giocatori come
Vidic, Pantelic e Zigic, colonne della Serbia, hanno deciso di lasciare
la nazionale. Per le partite che abbiamo giocato fino a questo momento,
sono stati convocati calciatori giovanissimi. C'è anche qualcuno della
vecchia guardia che dovrebbe riprendere con Mihajlovic ct, però il
nostro vero obiettivo è quello di dare quella cultura tattica che negli
scorsi anni è mancata a questa nazionale; da sempre ci sono stati
giocatori di grande talento, ma spesso molto anarchici. Noi stiamo
cercando di dare una cultura tattica e anche uno stile italiano
nell'organizzazione e nell'essere metodici”.
Quali sono gli obiettivi che si pone la Serbia ora?
“Stiamo lavorando molto con i giovani, si tratta di obiettivi a
medio-lungo termine. Noi abbiamo firmato un contratto che scadrà al
termine delle qualificazioni ai Mondiali brasiliani con un'opzione nel
caso qualificazione. Se ci qualificheremo rimarremo fino a luglio 2014,
altrimenti fino a novembre 2013; tutto ciò su richiesta dello stesso ct
Mihajlovic. Le tre partite amichevoli ci sono servite per visionare un
po' tutti i giocatori, dei quali la grande maggioranza sono stati
convocati per la prima volta. A metà agosto ci sarà invece un'altra
amichevole con l'Irlanda e si cercherà di restringere l'organico in
vista delle qualificazioni”.
Proprio in vista delle qualificazioni sei stato in giro per l'Europa...
“Sì, la scorsa settimana sono stato a Danzica in occasione di
Croazia-Spagna per studiare la Croazia, nostra avversaria nel girone di
qualificazione ai Mondiali. Successivamente mi sono recato in Scozia per
un'ispezione logistica e tecnica dei campi di allenamento, visto che
nella nostra prima partita a settembre affronteremo proprio la Scozia”.
Luca Iannone per CalcioNews24.com
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