24 giugno 2012

De Leo: "Dalle giovanili campane al City, ora alla Serbia con Miha: ecco la mia storia"

Da Cava dei Tirreni alla Serbia, dalla Campania a Belgrado. C'è anche un po' di Italia nella Serbia di Sinisa Mihajlovic. E non perché Miha ha dei trascorsi da giocatore e da allenatore in Serie A, ma perché può contare sul suo assistente e collaboratore tecnico Emilio De Leo. Una bella soddisfazione, una vera e propria favola calcistica che lo stesso De Leo ha deciso di raccontare in esclusiva.

Mister, ci racconti come è avvenuta la chiamata di Mihajlovic.
E' iniziato tutto diverso tempo fa, quando inviai ad una serie di allenatori miei lavori, report tattici quando scrivevo per allenatore.net. Avevo analizzato varie situazioni tattiche, raccolsi quello che avevo prodotto negli anni passati e inviai tutto ad alcuni tecnici tra cui Fausto Salsano, assistente di Roberto Mancini al Manchester City. Mi contattarono alcuni di questi allenatori ed allora avviai alcune collaborazioni. Successivamente lo stesso Salsano mi chiamò facendomi i complimenti e chiedendomi di incontrarci. Da lì nacque un rapporto di stima e di collaborazione; con Salsano sono stato a Manchester in tre occasioni per prestare la mia opera e in quel periodo ho iniziato una serie di collaborazioni tecniche con Sinisa Mihajlovic, allora tecnico del Bologna, che conosceva Mancini e Salsano dai tempi dell'Inter quando erano insieme nello staff tecnico; in maniera indiretta mi è arrivata questa sua richiesta, dato che mi sono specializzato su determinati aspetti. Mihajlovic mi ha chiesto di collaborare ed è iniziato il nostro rapporto. Dopo di che non ci siamo più sentiti fino a che qualche mese fa, quando a novembre ho ricevuto la chiamata di Salsano dicendomi 'Sinisa sta per accettare una proposta che gli è arrivata e ti vorrebbe con sé, ma te ne parlerà meglio lui. Mi ha chiesto di contattarti dato che è rimasto molto soddisfatto dai tempi del Bologna'. Da gennaio scorso fino a quando non abbiamo iniziato ufficialmente con la Serbia, io e Mihajlovic ci siamo visti una volta alla settimana a Roma, dove lui abitava. Mi commissionava una serie di lavori: sia studi di varie partite sia cose legate a questa nuova esperienza che abbiamo intrapreso insieme. Da un lato mi ha voluto mettere ulteriormente alla prova, dall'altro è iniziato in maniera diretta il nostro lavoro. Poi siamo partiti ufficialmente; di ritorno dalle tre gare amichevoli all'estero, ho firmato con la federazione serba a Belgrado e ho fatto ritorno in Italia”.

Facciamo un passo indietro. Con le giovanili di Cavese e Nocerina ha raggiunto traguardi importanti, cosa ricorda di quelle esperienze?
A coronamento di una grande annata nella stagione 2006-07 quando con la Cavese ci laureammo campioni d'Italia, sono stato premiato a San Severino Marche come uno dei migliori giovani allenatori insieme a Stramaccioni ed Evani. Allo stesso tempo, mi sono sempre piazzato primo in graduatoria nel conseguimento del patentino di allenatore UEFA B e e di quello di allenatore di atletica leggera FIDAL. A proposito delle esperienze nel settore giovanile di Cavese e Nocerina, mi hanno aiutato tantissimo soprattutto perché ho sempre avuto approccio professionale al mio lavoro. A volte non nego di aver compiuto scelte meno impegnative o meno eclatanti, a patto che però mi consentissero di sperimentare situazioni tattiche che poi proponevo in concreto. Avere un approccio professionale, curare i dettagli anche nelle categorie inferiori: tutto ciò me lo ritrovo adesso. Quelle esperienze mi hanno anche trasmesso la capacità di farsi rispettare a livelli bassi e con i ragazzi, cosa che ti tempra: devi saper stare al tuo posto, ascoltare, trovare la chiave giusta per farti rispettare e per essere un esempio per tutti i calciatori. Aver fatto questa gavetta mi è servito per maturare e sentirmi anche sereno al cospetto di grandi calciatori come quelli con cui mi trovo a che fare nella nazionale serba”.

Poi ha lavorato anche con Fiorentina, Banik Ostrava e Manchester City...
Tra quelli che mi contattarono c'era anche l'agente FIFA Antonio Salerno che aveva ricevuto incarico dall'amministratore delegato della Fiorentina Sandro Mencucci di organizzare un camp in Canada a Vancouver. Il manager in questione mi contattò, perché doveva selezionare un allenatore del sud e uno del nord Italia. Per circa quindici giorni allenammo dei ragazzi canadesi per conto della Fiorentina al cospetto di Mencucci. Contemporaneamente mi chiamò Karol Marko, allora tecnico della formazione ceca del Banik Ostrava. Quando nel week end successivo avrebbe dovuto affrontare in campionato lo Sparta Praga, mi chiese una serie di consulenze sul 4-2-3-1, modulo che lui utilizzava e sul quale ho lavorato molto in questi anni. Marko mi invitò in Repubblica Ceca, dove sono rimasto per due settimane a collaborare con lui. Poi, quando sono tornato a casa, ogni settimana mi faceva arrivare dei dvd delle squadre avversare e io le studiavo. Il campionato 2010/11 si concluse nel migliore dei modi, con la salvezza del Banik Ostrava. Fin da quando sono arrivato a Manchester, invece, insieme a Salsano e Battara preparavo relazioni sugli avversari. E' stata sicuramente un'esperienza professionale molto importante, che mi ha aiutato a continuare questo genere di lavoro”.

Come descriverebbe il suo rapporto con Mihajlovic?
Ho fatto esperienze a tantissimi livelli differenti in questi anni, ottenendo anche diversi risultati importanti. Sono partito da zero, inventandomi questo lavoro con estrema dignità e mister Mihajlovic si è dimostrata una persona leale, diretta e che non usa troppi giri di parole. Non posso che dire cose positive su di lui. E' vero che è persona di poche parole, ma è un tipo tosto, che crede in determinati valori. Il ct Mihajlovic sta facendo un gran lavoro a livello tecnico-tattico, gestionale e motivazionale, nutre grande attenzione nei confronti del mio lavoro sul piano tecnico e tattico. Devo dire che si è venuta a creare un'ottima sinergia”.

Quali sono i cambiamenti che volete apportare a questa nazionale?
Dopo la mancata qualificazione agli Europei attualmente in corso, c'è stato un cambio generazionale importante. Giocatori come Vidic, Pantelic e Zigic, colonne della Serbia, hanno deciso di lasciare la nazionale. Per le partite che abbiamo giocato fino a questo momento, sono stati convocati calciatori giovanissimi. C'è anche qualcuno della vecchia guardia che dovrebbe riprendere con Mihajlovic ct, però il nostro vero obiettivo è quello di dare quella cultura tattica che negli scorsi anni è mancata a questa nazionale; da sempre ci sono stati giocatori di grande talento, ma spesso molto anarchici. Noi stiamo cercando di dare una cultura tattica e anche uno stile italiano nell'organizzazione e nell'essere metodici”.

Quali sono gli obiettivi che si pone la Serbia ora?
Stiamo lavorando molto con i giovani, si tratta di obiettivi a medio-lungo termine. Noi abbiamo firmato un contratto che scadrà al termine delle qualificazioni ai Mondiali brasiliani con un'opzione nel caso qualificazione. Se ci qualificheremo rimarremo fino a luglio 2014, altrimenti fino a novembre 2013; tutto ciò su richiesta dello stesso ct Mihajlovic. Le tre partite amichevoli ci sono servite per visionare un po' tutti i giocatori, dei quali la grande maggioranza sono stati convocati per la prima volta. A metà agosto ci sarà invece un'altra amichevole con l'Irlanda e si cercherà di restringere l'organico in vista delle qualificazioni”.

Proprio in vista delle qualificazioni sei stato in giro per l'Europa...
Sì, la scorsa settimana sono stato a Danzica in occasione di Croazia-Spagna per studiare la Croazia, nostra avversaria nel girone di qualificazione ai Mondiali. Successivamente mi sono recato in Scozia per un'ispezione logistica e tecnica dei campi di allenamento, visto che nella nostra prima partita a settembre affronteremo proprio la Scozia”.

Luca Iannone per CalcioNews24.com

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