Al giorno d'oggi è impensabile che i manager di un qualsiasi club di
prima fascia si occupino solo, o soprattutto, di calciomercato, panchina
e calcio giocato. Settori che stanno assumendo sempre più importanza
sono quelli del merchandising e del marketing ad esempio. Per analizzare
tutti questi aspetti del calcio moderno, ho contattato in esclusiva Fabio Montecalvo,
presidente della FM Communications, azienda che si occupa di
comunicazione, di marketing internazionale e di consulenza verso società
calcistiche, come ad esempio Real Madrid ed Arsenal.
Partiamo da Madrid: quali sono i prossimi progetti in cantiere con il Real?
“FM Communications consoliderà le consulenze di marketing
sportivo in essere con il Real Madrid, perfezionando innanzitutto
l'operatività sul branding 'pRiViLeGeREALcLuB', dedicato agli stranieri
che visitano Madrid, quindi il Bernabeu, quindi il mondo Real. Inoltre,
con alcuni partner stiamo studiando e proponendo un sistema esclusivo
per la realizzazione di un'applicazione, scaricabile su Smartphone, IPad
e altri strumenti tecnologici, dedicata a tutti gli eventi che
legheranno i tifosi al mondo Real Madrid. E tanto altro...”.
Spostiamoci a Londra, in arrivo novità sul fronte Arsenal?
“L'Arsenal è una delle regine tra i club del football in fatto di
marketing. FM Communications, dopo lo start-up del 2012, avrà ancora la
possibilità di dedicare la propria esperienza e la propria passione
sportiva al grande network che gita intorno all'Arsenal. Ho pensato agli
eventi e alla possibilità di un branding 'Arsenal Live', che possa
permette a tutti i consumer londinesi di poter interagire, ogni giorno,
con l'attività professionale del club. Work in progress, come si usa
dire da quelle parti”.
Perché le big italiane, non solo dal punto di vista tecnico-tattico, sono inferiori a quelle inglesi e spagnole?
“La Premier e la Liga sono diventati i campionati di maggior
attrazione mondiale, non solo sotto il profilo tecnico-tattico, ma
sopratutto in termini di marketing e comunicazione. Anzi, devo dire che
un aspetto è legato all'altro. Più si investe sulla scelta
qualitativamente alta dei propri campioni, maggiore è la possibilità di
attrarre l'attenzione di potenziali partner commerciali e istituzionali.
In Italia fanno da maestri Milan e Juventus, ma siamo lontani dai
fatturati di alcuni club dei campionati citati, che toccano in talune
circostanze anche i 600 milioni di euro all'anno. Debbo dire che, in
questo momento, con alcuni partner stiamo avviando dei contatti con i
paesi arabi per proporre una joint venture che potrebbe interessare l'AC
Milan. Staremo a vedere”.
Quanto incide il merchandising in tutto ciò?
“Il merchandising, è una delle componenti costituenti l'efficacia
di un lavoro di squadra che riguarda gli uffici stampa. la
comunicazione, la 'core communication', gli eventi, eccetera.
Sicuramente è lo strumento più pratico che permette un'interazione
'materiale' tra il club del cuore ed il tifoso, ovvero 'toccare con mano
e indossare' i prodotti che al sabato o alla domenica i propri campioni
portano in campo. Questo fa sentire il tifoso quasi un professionista
del pallone, uno di loro”.
Anche gli stadi di proprietà potrebbero aiutare a risolvere il problema?
“Un grande elogio va fatto alla Juventus per la prima operazione
effettuata, da parte di un club italiano, di costruire e gestire uno
stadio di proprietà. E' l'argomento che più mi esalta, personalmente, e
più mi piace. Vorrei dedicarmi proprio in Italia a trasferire i concepts
del mio know how internazionale per rapportarli in un club tricolore.
L'operazione che consacrerà lo stadio di proprietà poi è quella di 'name
setting', ovvero l'abbinamento di 'un big spender', di un 'main
partner' che lega il proprio brand, il proprio nome, all'arena del
calcio. Per fare dei nomi, e per capirci meglio, 'Emirates Stadium'
quando si parla di Arsenal, o 'Allianz Arena' a Monaco di Baviera.
Personalmente, a proposito di stadi, sto interagendo in Brasile con il
glorioso Palmeiras, Palestra Italia, per essere un efficace traite
d'union tra la società, il nuovo stadio in costruzione e un fortissimo
potenziale 'top investor'. Quindi, lo stadio di proprietà
rappresenterebbe una conditio non da poco per un planning finanziario
mirato al raggiungimento degli utili. In Italia però poi si combatte con
le istituzioni, la burocrazia, la tempistica... Ma questa è un'altra
storia”.
Luca Iannone per CalcioNews24.com
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