Ha interrotto la sua carriera da
calciatore a 24 anni a causa di un infortunio per dedicarsi a quella da
allenatore. Successivamente ha conseguito il diploma ISEF, ha ricoperto
l'incarico di Responsabile Regionale del Piemonte delle Scuole Calcio
ma, soprattutto, è impegnato nel periodo estivo a seguire i giocatori
senza contratto. Stiamo parlando del Professor Gianni Di Guida
che, tra l'altro, ha ottenuto la laurea al supercorso di Coverciano,
ovvero è abilitato ad allenare in Serie A. Lo ho intervistato in esclusiva per parlare del lavoro che svolge in
estate con i calciatori svincolati, ma anche per focalizzarci
sull'esportazione verso l'estero dei tecnici nostrani.
Professor Di Guida, che tipo di lavoro svolgete in sede di ritiro estivo con gli svincolati?
“Il raduno dura circa diciotto giorni
e prevede, contemporaneamente alla preparazione tecnico-tattica e
fisica, il corso allenatori UEFA B. Si sviluppano argomenti teorici e
poi si mettono in pratica sul campo. Chi prende parte a questi raduni
affronta una giornata abbastanza lunga. La sveglia suona alle 7 del
mattino e alle 8 sono già tutti in campo. Dalle 8.15 alle 10 si sta sul
campo, poi alle 10.30 si spostano in aula per una lezione che finisce
alle 12.30. Dopo di che c'è un'ora di tempo per pranzare a partire
dall'una. Un'ora di riposo e poi si riparte con altri tre moduli di
lezione dalle 15 alle 17 circa. Alle 18 si torna nuovamente in campo
fino alle 20. Alle 20.30 è prevista la cena e dalle 21.30 alle 22.30 c'è
l'ultimo modulo giornaliero di lezione. La prima settimana è
sicuramente la più piena, soprattutto quando ci sono in programma delle
amichevoli”.
Soprattutto negli ultimi anni, però, gli svincolati fanno fatica a trovare squadra.
“Sicuramente sono anni difficili
perché è in atto un'opera di ringiovanimento da parte della Federazione.
Questo, ultimamente, ha creato molti più disoccupati. Per quanto
riguarda l'Assocalciatori in materia di svincolati, tre anni fa
presentai un progetto e grazie ad esso fu istituito un raduno in più.
Così due anni fa feci nascere il ritiro di Veronello, che dà spazio ad
altri sessanta atleti. Ciò permette di prepararsi, di capire meglio come
funziona il mondo del lavoro e di inserirsi nei contesti
dilettantistici. Qualcuno riesce ad inserirsi subito; infatti il 10%,
appena cominciato il raduno, si sistema immediatamente. Dopo di che
nell'arco della settimana le società cominciano a farsi vive, magari
dopo delle amichevoli. Spesso e volentieri il ragazzo, se viene chiamato
a metà del corso, preferisce completare il raduno e poi aggregarsi alla
sua nuova squadra. Entro ottobre l'80% si è sistemato. Questa è la media degli ultimi anni”.
Perché sempre più allenatori italiani superano le frontiere e vanno all'estero?
“E' senza dubbio uno sbocco in più.
Solitamente la carriera di un tecnico in Italia è abbastanza lunga,
anche se c'è un certo ricambio. Oggi l'allenatore italiano, siccome
conosciuto in Europa e nel Mondo come molto preparato professionalmente,
è in grado di fare ottime cose all'estero. Fuori dal nostro paese c'è
fame di rincorrere la qualità e la competenza, c'è organizzazione,
voglia di crescere e di imparare. E' questo il motivo per il quale ci si
avvale di tecnici che provengono da un calcio importante come il nostro”.
Questo dimostra che la scuola di Coverciano è una delle migliori d'Europa?
“Sono sicuramente orgoglioso di fare
parte di questa scuola, ma non siamo noi a sostenere questa tesi.
Ovviamente, però, sono contento che si dica questo di Coverciano”.
Spesso però ci sono tecnici molto preparati nelle categorie inferiori che fanno fatica ad emergere...
“Sì è vero, ma questo fa parte del
gioco. Il nostro è un paese dove c'è una struttura verticistica, c'è
grande selezione e arrivare in alto è sempre molto difficile. E' dunque
comprensibile che ci siano allenatori che fanno fatica, magari perché in
alto c'è gente che dimostra di essere all'altezza; poi non tutti si
sentono di rischiare e si punta maggiormente sull'esperienza. Mi viene
in mente l'esempio della Pro Vercelli, che ha deciso di ingaggiare un
tecnico esperto come Camolese. E' questo, fondamentalmente, il motivo
per cui molti giovani non riescono ad emergere. Nel nostro campionato, a
certi livelli, prevale l'obiettivo del risultato e se uno non porta
risultati soddisfacenti viene esonerato”.
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