Una vita nel Bari. In pochi conosco la società di via Torrebella come Vincenzo Tavarilli.
Da giocatore ha vestito la maglia biancorossa dal 1978 al 1981, poi al
termine della sua carriera da calciatore ha trascorso anni e anni nel
capoluogo pugliese: prima come allenatore delle giovanili, poi come
relatore degli osservatori fino a diventare il vice di Vincenzo Torrente
sulla panchina della prima squadra. Per non parlare dei giovani che ha
lanciato come Nicola Bellomo e Cristian Galano che si stanno mettendo in mostra in questa stagione, ma anche un certo Antonio Cassano. La scorsa estate, però, Tavarilli ha lasciato i galletti per approdare al Bisceglie in qualità di consulente tecnico. Insomma, è una vera e propria enciclopedia sul Bari, che ho intervistato in esclusiva.
Il Bisceglie è al quinto posto del girone H di Serie D, siete soddisfatti?
“Abbiamo costruita una squadra
importante per poter puntare a disputare un campionato di alta
classifica, anche se siamo consapevoli della forza di squadre quali
Ischia, Matera e Monopoli. Attenzione però anche a Taranto, Brindisi e
Foggia, grandi squadre in ripresa che possono rientrare in questo
discorso e si rafforzeranno. Siamo partiti facendo bene soprattutto in
casa, ma dobbiamo migliorarci sotto l'aspetto del risultato. In
trasferta non siamo ancora riusciti a vincere, ottenendo solo pareggi ed
una sconfitta. Abbiamo le potenzialità per vincere fuori casa, ci manca
solo la giusta mentalità”.
Ma la possiamo chiamare ancora mister?
“Quello attuale è un ruolo nuovo per
me. Finora è stato tutto molto positivo, ma dopo trentatré anni mi manca
il campo. Anche quando facevo le relazioni per Antonio Conte quando era
al Bari, partecipavo attivamente sul campo in qualità di collaboratore
tecnico. Mi manca mettermi la tuta e calpestare l'erba, ma questo nuovo
ruolo mi soddisfa. Ho un buon rapporto con la squadra, faccio da tramite
tra la società e lo staff tecnico”.
Parliamo di alcuni giocatori che lei conosce bene: si aspettava l'esplosione di Bellomo?
“Sinceramente me la aspettavo anche
prima. Già dallo scorso anno caldeggiavo la sua candidatura ad una
maglia da titolare, dicevo che bisognava puntare su questo ragazzo. Si è
aspettato un anno in più, ma sono comunque contento per lui. Secondo me
Nicola ha qualità importanti dal punto di vista tecnico ed è dotato di
una buona visione di gioco. Adesso sta migliorando anche sotto l'aspetto
fisico che prima era un suo limite: era gracile e mingherlino, ora si
sta irrobustendo. Ha sempre ricoperto il ruolo di trequartista, ma pian
piano ai tempi della Primavera l'ho portato a fare la mezzala nel
centrocampo a tre e poi l'interno in quello a quattro. Ha grande fiuto
del gol e sa far bene il rifinitore; non bisogna limitarlo facendolo
giocare da mediano, dovrebbe avere licenza di inserirsi con a fianco un
interditore. Nelle giovanili, in qualsiasi categoria, ha sempre fatto
gol. Nicola ha già buttato le basi per fare salto di qualità”.
Cosa ci dice invece di Galano?
“Per quanto riguarda Cristian, lui ha
qualità importanti e grosse potenzialità. Nicola però è un po' più
deciso, a Galano invece manca questa incisività, però può migliorarsi
sempre di più giocando e andando avanti. Ricordiamoci che stiamo
parlando di un ragazzo del '91, ha ventun anni. Quest'anno si ritaglierà
il suo spazio con la maglia del Bari in una vetrina importante come la
Serie B”.
Ma lei ha anche allenato un giovanissimo Antonio Cassano...
“Ha fatto tre anni con me nelle
giovanili, dai dodici ai quindici anni. Era un giocherellone come quel
ragazzo che vediamo anche oggi, sempre allegro e gioioso. Già da piccolo
riusciva a fare la differenza, si vedeva fin dall'inizio che poteva
avere un futuro importante. Viveva in un contesto difficile e con una
situazione familiare non eccezionale in quel momento, poteva perdersi e
prendere altre strade; ma, grazie alla sua grandissima passione per il
calcio, è stato bravo a non farlo. Antonio ha il calcio nel sangue ed è
riuscito a diventare uno dei migliori giocatori d'Europa”.
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