Pochi allenatori conoscono Genova come
lui calcisticamente parlando, qualche domenica siede in tribuna al
Ferraris e ha allenato prima il Genoa e poi la Sampdoria. Di chi stiamo parlando? Ovviamente di Luigi (o Gigi se preferite) Cagni. Lo ho intervistato in esclusiva focalizzandosi sul derby della Lanterna, ma non solo.
Mister, domenica si avvicina. Nonostante i risultati negativi di entrambe, il derby è sempre il derby...
“E' come sempre una sfida a sé;
qualsiasi cosa sia successa in precedenza conta relativamente. È chiaro
che il derby di andata e quello di ritorno sono le due partite dell'anno”.
Più di ogni altra, è l'occasione per rifarsi dopo i tanti ko consecutivi. Lei è d'accordo?
“Siamo ancora all'inizio del
campionato, le parole che sto sentendo non mi piacciono. Sono consapevole
che non è facile per nessuno, ma vorrei che quella di domenica fosse una
partita bella senza tensioni esagerate. Ma, ripeto, so di chiedere una
cosa difficile in una situazione come questa. Meno sei teso, meno
pressioni hai e meglio riesci a esprimerti, così da poter dare un minimo
di spettacolo e ottenere qualcosa di buono dal punto di vista del
risultato. So cosa pensano in questo momento i due allenatori e i
giocatori, so perfettamente che significato ha questa settimana, però
non bisogna guardare la classifica. Quello che è successo
precedentemente non deve aumentare la tensione che già c'è”.
Un pareggio potrebbe accontentare entrambe le squadre?
“Dipende dal modo in cui arriverebbe,
sia che si tratti di un pareggio sia che si tratti di un altro
risultato. Giocando a viso aperto partita potremo assistere ad una
partita in cui vincerà il migliore o in cui un punto potrebbe andare
bene ad entrambi. Non avrebbe alcun senso giocare questa partita con
timore e paura”.
Ma come si prepara una partita del genere?
“E' difficile dirlo con esattezza
perché bisognerebbe essere all’interno dello spogliatoio, conoscere i
giocatori a disposizione e la propria situazione. Per quella che è la
mia esperienza passata, so che non bisogna dare motivi di stress negli
allenamenti e caricare la squadra troppo presto; a questo ci pensa tutto
l'ambiente. Io direi ai miei giocatori di non andare troppo in giro, di
non mangiare al ristorante perché è inevitabile che la gente ti ferma e
ti induce tensione”.
Marzo 2011, esonerato Di Carlo e
panchina a Cavasin. Alla Samp fu anche accostato il suo nome: quanto è
stato vicino alla panchina blucerchiata?
“A quanto pare abbastanza, anche se
io non ho mai avuto alcun contatto con la società in quel periodo. Mi
chiamarono Lucchini e Pozzi dicendomi che era spuntato il mio nome per
il dopo Di Carlo, però a me non arrivò nessuna chiamata da parte della
dirigenza doriana”.
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